Mozione di sfiducia, i ribaltonisti evocano il periodo del “fil di ferro”

08 Marzo 2017

Nella situazione di impasse politica in cui è caduto il Consiglio regionale c’è chi come il designato Presidente della Giunta, Pierluigi Marquis, richiama il periodo del fil di ferro.

Era il maggio del 1966 quando per dirimere la battaglia in corso fra il Presidente della Regione, Severino Caveri e i “ribaltonisti” socialisti e democristiani l’allora Premier Aldo Moro nomina un commissario per dare modo al consiglio di ricostituirsi, eleggendo la nuova giunta. La storia potrebbe ripetersi oggi. Se Uv, Pd e Sapa continueranno a non presentarsi in aula non si potranno sostituire, in assenza del numero legale, i quattro consiglieri regionali sospesi per la Severino e quindi nemmeno votare la mozione di sfiducia costruttiva contro Rollandin.

Un giochino che potrebbe andare avanti, in teoria, fino al 19 marzo, quando poi la mozione di sfiducia costruttiva decadrebbe. Un altro timing da tenere presente è quello dei 60 giorni, scattati il 1° marzo scorso, quando sette assessori della Giunta Rollandin si sono dimessi. Se in questo periodo non si arriverà ad una soluzione il Consiglio sarà sciolto e si andrà alle urne. Nel mezzo ci sono però, è bene tenerlo presente, diverse interpretazioni su leggi e regolamenti che potrebbero favorire l'una o l'altra parte.

A margine dell’adunanza lampo di questa mattina Uvp, Alpe, Gruppo Misto e Stella Alpina hanno definito, durante una conferenza stampa, l’attuale situazione come “un attentato all’autonomia” richiamando Rollandin e i suoi “ad un senso maggiore di responsabilità”. L’invito fra le righe è di presentarsi venerdì in Consiglio regionale “per ristabilire il plenum in primis” e successivamente “affrontare l’ordine del giorno”  ovvero la mozione di sfiducia costruttiva.

 “Viviamo una grave crisi della democrazia – scandisce Pierluigi Marquis – perché non si accettano le regole, è in atto un grande affronto verso le istituzioni”.

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