La nomina degli amministratori delle società del gruppo CVA deve avvenire tramite procedure a evidenza pubblica, sotto il controllo di Finaosta, e la società non può essere sottratta alla direzione e al coordinamento da parte della Regione, nonostante l’emissione di un prestito obbligazionario quotato in un mercato regolamentato. A sostenerlo è il professor Giovanni Maria Caruso, docente associato di diritto all’Università della Calabria e avvocato cassazionista, al quale il gruppo PCP ha nuovamente chiesto un parere, presentato nel pomeriggio di oggi durante una conferenza stampa.
“L’esclusione delle società partecipate da CVA Spa dal procedimento di nomina degli organi di amministrazione e controllo, previsto dalla legge regionale 20/2016, è sicuramente in contrasto con quanto stabilito dalla legge regionale, che richiama espressamente l’applicabilità della suddetta disciplina non solo rispetto a CVA Spa, ma anche alle società controllate, ovvero società appartenenti al gruppo delle partecipate di CVA,” afferma Caruso nel suo parere. Per risolvere l’attuale “conflitto” tra la legge regionale e le linee guida, approvate con delibera di Giunta regionale il 14 dicembre 2022, il professore suggerisce di seguire le “ordinarie regole che governano il rapporto tra le fonti del diritto”. In altre parole, una legge ha più autorità di un atto amministrativo.
Il parere del professor Caruso è altrettanto chiaro riguardo al potere e dovere della Regione di esercitare una funzione di direzione e coordinamento su CVA. “Il processo di quotazione in borsa che ha caratterizzato CVA non preclude né diminuisce i poteri di controllo”, si legge nel parere. “Anzi, le dinamiche che hanno portato all’emissione e alla quotazione del prestito obbligazionario rappresentano la più vivida manifestazione del concreto esercizio di tale attività direttiva da parte della Regione”. Caruso ricorda, inoltre, i passaggi normativi specifici che hanno autorizzato CVA a intraprendere queste operazioni.
“La questione più problematica è stata affrontata nel precedente parere, in cui si metteva in risalto l’ambiguità di una disciplina che da un lato vincola al controllo pubblico questa società e dall’altro cerca di sottrarsi a vincoli e oneri pubblicistici”, ha ricordato oggi Caruso, intervenendo in collegamento remoto alla conferenza stampa.
Come già accaduto in passato, il gruppo PCP diffonderà il parere tra i 33 consiglieri regionali. “La nostra non è una guerra contro CVA – spiega la capogruppo Erika Guichardaz – abbiamo grande rispetto per questa società, che gestisce un bene primario: le nostre acque. Per noi è importante fare chiarezza e capire se stiamo davvero procedendo nella direzione giusta”.
Da tempo PCP critica alcune operazioni condotte dalla società. “CVA è nata come strumento operativo della Regione per gestire le centrali idroelettriche di proprietà regionale e attuare una politica energetica per la comunità valdostana – spiega Chiara Minelli – ma negli ultimi anni si è sempre più orientata verso la crescita fuori dai confini regionali, rispetto alle necessità energetiche della Valle d’Aosta. La nostra attenzione si è concentrata sulla proliferazione di società, spesso di grandi dimensioni, i cui amministratori vengono scelti senza procedure a evidenza pubblica”.
Un caso attualmente al centro dell’attenzione di PCP è quello di CVA Eos, il cui amministratore delegato, Giuseppe Argirò, anche AD di CVA, è stato scelto senza una procedura ad evidenza pubblica e vedendosi assegnare un compenso di 300 mila euro, che dalle informazioni delle due consigliere dovrebbe essere stato aumentato dall’ultima assemblea del cda.
Le questioni sollevate nei pareri affidati al professor Caruso sono fondamentali, secondo le due consigliere regionali, in vista dell’approvazione della norma di attuazione arrivata in Consiglio regionale.
“L’ipotesi più problematica è se si procederà con gara”, evidenzia il professor Caruso, prevedendo possibili contenziosi in caso di partecipazione di CVA, essendo una società controllata dalla Regione stessa. “Per l’affidamento in house (un’altra soluzione prevista dalla norma di attuazione) sono necessari dei correttivi per attenuare l’eccessiva autonomia gestionale che CVA continua a vantare rispetto al controllo analogo. Si tratta di una situazione problematica in entrambi i casi, su cui è necessario intervenire: o si riduce il legame o lo si rafforza per facilitare il controllo”.
3 risposte
Bravo Mauro, perfetto.
Bene! Visto che nessuno raccoglie la mia provocazione mi rispondo da solo: PCP sta per Progetto Civico Progressista. (Ma poteva anche essere Partito Comunista Portoghese!).
Chi fa informazione dovrebbe avere ben presente che esiste oramai una miriade di acronimi perchè così va la moda. Molti di questi vengono coniati senza tener conto che potrebbero esistere già, creando così spudoratamente dei cloni.
In questa condizione l’utente mediamente ignorante come me è costretto a consultare continuamente google per capire di cosa si parli.
Il minimo sindacale che voi giornalisti dovreste fare è, dopo aver riportato l’acronimo nel titolo, citarlo per esteso almeno una volta nel proseguio dell’articolo.
Ma che cosa è PCP?