Nuovo ospedale o ampliamento dell’attuale nosocomio? In maggioranza la discussione torna ad aprirsi. Se da una parte c’è chi alla luce delle spese finora sostenute negli ultimi dieci anni – oltre 15 milioni di euro – fra progettazioni, indagini e scavi, non intende retrocedere dalla strada indicata dal referendum del 2007, anche per timore di possibili contenziosi o di azioni della giustizia contabile, dall’altra c’è chi anche alla luce dell’attuale pandemia e degli importanti ritrovamenti archeologici e di altri che potrebbero riemergere, vede tutti i limiti dell’ampliamento del Mauriziano, che con i suoi quasi 80 anni è uno fra gli ospedali più vecchi d’Italia.
Nei giorni scorsi la V Commissione consiliare ha audito i progettisti del Centro studi progettazione edilizia di Firenze e i referenti della Société infrastructures valdôtaines (Siv), la società nata dalla fusione di Nuv e Coup, per conoscere lo stato di realizzazione dell’ampliamento e della ristrutturazione del presidio ospedaliero Umberto Parini.
Il programma dei lavori per vedere completato il nuovo Mauriziano, illustrato in commissione, fissa la conclusione al I semestre 2030. Nel 2022 potrebbe arrivare l’affidamento dei lavori della fase 3, la realizzazione del corpo di ampliamento ospedaliero, che potrebbero concludersi nel 2025. L’anno successivo i pazienti e le attrezzature andrebbero trasferite dal Parini al nuovo corpo, per permettere la ristrutturazione graduale di quest’ultimo.
Oltre a possibili nuovi ritrovamenti archeologici – la scoperta del guerriero celtico nel 2014 influì notevolmente sul cronoprogramma dei lavori – ad allungare i tempi potrebbe essere la necessità di svolgere una nuova gara europea per l’affidamento del servizio di progettazione. Nel 2017 Coup aveva già chiesto un parere all’Anac per verificare la legittimità di affidare all’attuale gruppo progettista di Firenze, mediante procedura negoziata ovvero in variante, la revisione della progettazione conseguente al ritrovamento dei reperti archeologici. La risposta dell’Autorità nazionale anticorruzione fu che tale strada era possibile solo se le modifiche consistevano in adeguamenti strettamente necessari alla sola valorizzazione archeologica, senza però mutare le attuali categorie delle opere, nonché le destinazioni d’uso e funzionali previste.
La revisione progettuale, necessaria per tutelare l’area archeologica, interessa in particolare i locali tecnici, gli spogliatoi del personale, il blocco operatorio, la terapia intensiva e il corpo adibito a parcheggio. Non dovrebbero invece subire modifiche i livelli a partire dal piano zero, destinato a pronto soccorso, terapia sub-intensiva e parte nuova della radiologia. “
Non si può escludere – si legge nella relazione sintetica preparata da Siv – che il volume sottratto dall’area destinata alla valorizzazione archeologica non imponga un intervento più ampio nell’esistente, oppure, ad esempio, che non si debba rinunciare all’idea di sopprimere l’ultimo piano dell’edificio di ampliamento ospedaliero previsto nel progetto definito e stralciato” nell’ottobre 2014.
La commissione, che ha già audito i promotori della petizione “Progetto salute 2030“, ora proseguirà i lavori audendo la Soprintendenza per i beni e le attività culturali e i responsabili degli scavi del sito archeologico rinvenuto nel cantiere dell’ampliamento.
“È essenziale – spiegava nei giorni scorsi la Presidente di Commissione Erika Guichardaz – che il Consiglio regionale possa valutare dettagliatamente la questione al fine di conseguire l’obiettivo che ci si è posti nel Programma di Legislatura” ovvero realizzare una struttura ospedaliera adeguata alle necessità della popolazione da perseguire in tempi stretti.