Piccoli comuni, esiste un futuro? “Evitare un’Europa fatta solo di grandi città”

Enrico Borghi, deputato del PD, è intervenuto ad Aosta ad un convegno organizzato dalla Fondazione “Dolchi”. Necessaria una riorganizzazione visto che i comuni sotto i 5000 abitanti coprono il 54% del territorio nazionale.
Da sinistra Caveri, Rollandin, Borghi e Donzel
Politica

Chiedersi, in periodo storico come questo, quale potrebbe essere il significato ma soprattutto il valore dei comuni sotto i 5000 abitanti, è pensiero importante, cosa rara. A maggior ragione poi se i comuni in questione vivono la particolare condizione territoriale, non sempre agile, di essere anche comuni di montagna.
E in un’epoca di difficoltà economica sin qui affrontata a suon di tagli e leggi di stabilità, concentrarsi su queste piccole realtà apparentemente isolate e distanti è forse ancor più rilevante.

Ed è proprio sull’attenzione nei confronti delle piccole municipalità che ieri sera, 14 giugno, all’Hostellerie du Cheval Blanc si è concentrato l’incontro “Quale futuro per i piccoli comuni montani?”, organizzata dalla Fondazione “Giulio Dolchi” – Scuola di Cultura PD, e inserito all’interno della serie di appuntamenti “Incontri – Il modo migliore per affrontare il mondo è conoscerlo”.
A parlare della situazione dei piccoli comuni, oltre a Luciano Caveri e Raimondo Donzel, anche l’Onorevole Enrico Borghi, deputato PD nonché componente della VIII Commissione Parlamentare, quella dedicata ad Ambiente, territorio e lavori pubblici e co-firmatario della proposta di legge “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore ai 5 mila abitanti e dei territori montani e rurali”.

“La volontà – spiega Borghi – è quella di fornire delle chiavi di lettura a chi non vive in zone montane o rurale, e delle risposte a chi invece le considera un impaccio o addirittura uno spreco. Sto lavorando, a diretto contatto con il premier Letta, per negoziare in Commissione alcune iniziative per il periodo 2014/2020 riguardo l’attenzione alle aree montane e rurali affinché si possa valorizzarne la competitività, l’innovazione, la gestione di aria, acqua e clima, accessibilità e i trasporti. L’importante è capire e far capire che queste zone possono fare ‘rete’ e soprattutto creare occupazione”.

Una proposta di legge, quella dell’On. Borghi, che vuole porre l’accento proprio sul valore aggiunto che i piccoli comuni montani possono offrire, a scapito dei grandi accentramenti urbani, ma che non permette grandi illusioni: “So benissimo – spiega il deputato – che difficilmente questa legge arriverà fino in fondo al suo percorso, ma la necessità è quella di intavolare un dialogo, aprire un dibattito. Non vogliamo fare una ‘norma-manifesto’, ma spingere nella direzione di un vero associazionismo intercomunale che permetta di programmare politiche di sviluppo dei piccoli comuni”.

Un discorso di riorganizzazione che, a ben vedere, è anche avvalorato dai numeri che vedono i comuni sotto i 5000 abitanti coprire ben il 54% del territorio nazionale, quasi 5700 comuni su 8094 italiani.

Numeri importanti sui quali si focalizza l’intervento di Raimondo Donzel, Segretario del Partito Democratico valdostano, partito organizzatore della serata: “I piccoli comuni danno ricchezza a tutto il Paese e sono territori che hanno grandissime potenzialità, anche commerciali, che potrebbero essere utilizzate davvero al meglio”.
Il rischio, secondo Donzel, è quello concreto della scomparsa totale, dell’abbandono: “La scomparsa dei piccoli comuni è un rischio reale, ed è giusto aprire come si è fatto con questa proposta di legge un dibattito sulla questione, cosa che sta avvenendo anche in Svizzera, dove si parla da tempo di accorpamento. Avere dei comuni abitati – conclude Donzel – èuna ricchezza per tutto il Paese”.

“Il federalismo valdostano – spiega nel suo intervento Luciano Caveri – è diventato un ‘indietro tutta’, e l’amministrazione di Rollandin ha portato una serie di comuni all’eutanasia. La proposta dell’UVP di riforma degli Enti Locali va nella direzione indicata da Borghi, ovvero nell’istituzione di una ‘Communauté de communes’ che mantenga i nostri 74 comuni e li veda collaborare. La proposta di legge di Enrico Borghi è uno stimolo anche per la nostra legislazione e per i rapporti scuola-montagna, sanità-montagna, forestazione-montagna”.
Un futuro che non si profila semplice ma che vuole andare nella direzione del recupero, fattivo, delle piccole realtà, a partire dalla Valle d’Aosta stessa: “Il nostro percorso federalistico – conclude Caveri – è ancora lungo e prevede molto lavoro, però, come questa proposta di legge ben definisce, bisogna cercare di evitare che l’Europa sia solo l’Europa delle grandi città”.
 

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