Si concluderà nell’agosto 2026, ma già si può dire che quella del Pnrr è stata “un’esperienza a lieto fine”. Sono 575,5 milioni di euro i fondi stanziati in Valle d’Aosta: 444,3 milioni di euro di fondi Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza)/Pnc (Piano Nazionale Complementare) e 131,2 di cofinanziamenti nazionali, regionali e comunali.
Risultati concreti, in otto aree distinte (istruzione, trasporti, energia rinnovabile, salute, ecc.), raccolti in un video proiettato nel corso dell’evento restitutivo “Pnrr in Valle d’Aosta”, organizzato oggi, mercoledì 8 ottobre, al Centro Congressi del Grand Hôtel Billia di Saint-Vincent. Per la Valle d’Aosta il Pnrr rappresenta un’occasione straordinaria per modernizzare le infrastrutture, migliorare la qualità dei servizi e promuovere lo sviluppo sostenibile. “Una massa di denaro che d’improvviso è calata sull’Italia e sulla Valle d’Aosta. Quasi 600 milioni di euro che abbiamo speso e stiamo spendendo in maniera efficace” dichiara l’Assessore agli Affari europei, Innovazione, Pnrr e Politiche nazionali per la montagna Luciano Caveri, che oltre al “lieto fine” parla di “un’esperienza arricchente”.
“La gestione del Pnrr in questi anni è stata molto sfidante e ricca di opportunità” afferma Gianpaolo Lalicata, Dirigente della struttura Semplificazione, supporto procedimentale e progettuale per l’attuazione del Pnrr in ambito regionale. “Uno sforzo notevole” che vede, sulla base degli ultimi dati a disposizione, 1200 progetti per circa 600 milioni di euro e un gruppo di lavoro di quindici risorse umane per fornire supporto a 120 soggetti attuatori. Tra le attività con più ‘effort’, elencate dal Dirigente, c’è la rendicontazione. Infatti “operare in ambito Pnrr non vuol dire soltanto spendere risorse, ma vuole dire anche rendicontare. Solo laddove questo ciclo si completa, il soggetto attuatore si vedrà riconoscere le risorse assegnate”.
La Valle d’Aosta è un “unicum produttivo”. Stefania Fanizzi, Segretario generale della Regione, intreccia Pnrr e autonomia. Parla di “una Regione che esercitando plurime funzioni, anche statali, riesce a essere vicino agli altri enti e – sempre per questi ultimi – riesce a essere un sostegno”. Una Regione che ha “la capacità di essere il motore di un territorio e di spendere tutte le risorse che lo stesso territorio produce per riversarle sulla collettività e sulle imprese”. Ricorda poi che nell’attuazione del Pnrr “non c’è stata solo la governance – intesa come Presidenza della Regione e Assessorato al Pnrr – , ma un contributo importantissimo di tutti gli assessorati perché molti interventi hanno riguardato missioni fondamentali per lo sviluppo e la crescita del territorio” (sanità, cultura, digitalizzazione, ecc.).
Alla tavola rotonda, moderata dall’Assessore regionale Luciano Caveri, intervengono anche i rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze: Luca Mattia, dirigente dell’Ufficio II dell’Ispettorato generale Pnrr, Michele Vitale, direttore dell’Area Nord-Ovest nell’ambito Pnrr, e Maria Di Iorio, direttore della struttura Torino-Aosta Pnrr.
Oltre alle strutture coinvolte, il Presidente della Regione Valle d’Aosta Renzo Testolin ringrazia “per il lavoro svolto – iniziato nel 2021 – e per la collaborazione sincera e costruttiva l’Assessore Caveri” (che si commuove, ndr). Un grazie che arriva “in una delle ultime occasioni di questa legislatura di poter condividere un momento pubblico insieme”.

Una risposta
Il Pnrr è un mutuo costosissimo che abbiamo contratto con l’Europa, ma incredibilmente rispetto agli altri mutui ci è anche stato imposto in che cosa investire. Dovrebbe essere un piano di ripresa nazionale, in quasi nessuno dei progetti valdostani si vede qualcosa che possa agevolare la ripresa italiana. Peraltro un mutuo di tale consistenza vincola il nostro stato per tantissimi anni e di fatto gli toglie quel poco di sovranità nazionale che è rimasta.
Il Pnrr aveva da subito un grave limite: troppi soldi, troppa pressione per spenderli a prescindere, troppo poco tempo per spenderli bene. Peraltro a differenza di quasi tutti i paesi europei, l’Italia ha chiesto il massimo delle somme del programma. In Valle d’Aosta si è proceduto con troppa approssimazione. Sono state stanziate cifre molto alte sovente per spese inutili o deleterie, come il digitale nelle scuole primarie, mentre sono state trascurate spese necessarie per la nostra società.