"Proviamo dell’amarezza e nessun compiacimento politico nell’aver ragione su una legge che, dopo aver creato aspettative altissime fra la popolazione, non è ora in grado di soddisfarle". Così in una nota la consigliera di Alpe, Patrizia Morelli sulla legge sul reddito minimo garantito. "Che lo stanziamento previsto di un milione e 400.000 euro avrebbe consentito di dare risposta soltanto a metà delle domande era chiaro sin dall’inizio; facendo un parallelo con una misura analoga presente nella provincia di Trento, avevamo ipotizzato la necessità di 4 milioni. Ma, nonostante le reiterate richieste, dal Governo regionale nessun dato era stato prodotto, nessuna proiezione realistica era stata presentata".
Secondo Morelli tutto ciò è avvenuto "perché, all’epoca, l’obiettivo principale della maggioranza regionale non era di creare una norma ben fatta, che desse risposte concrete al problema della disoccupazione dilagante nella nostra regione, ma ben più prosaicamente di procedere ad un baratto che velocizzasse l’ingresso del Pd in maggioranza". "Il risultato – conclude – è un pasticcio, né carne né pesce, perché non è un provvedimento assistenziale, anche se viene venduto come tale, ma non riesce nemmeno ad essere una misura di politica attiva, visto che non vi sono i fondi sufficienti a renderla operativa per tutti e a creare le condizioni per favorire realmente il reinserimento dei lavoratori disoccupati. In compenso ha illuso tanta gente e questo è grave".