Che la montagna non sia stata al centro dei pensieri del Governo nazionale in questi tempi è cosa ormai nota. Un ulteriore dimostrazione della scarsa attenzione riservata a questo settore arriva dal Decreto Milleproroghe, approvato nei giorni scorsi in Senato e che prevede che entro 120 giorni dalla conclusione dello stato di emergenza – ad oggi fissata al 30 aprile – le società debbano procedere con la revisione di quegli impianti a fune la cui vita tecnica è scaduta.
Una proroga di un anno delle revisioni era già stata prevista l’anno scorso, le regioni avevano però chiesto a Roma un ulteriore anno, anche in considerazione del fatto che quest’anno gli impianti a fune non sono entrati in funzione come nelle stagioni precedenti. Era già successo nel 1990, ma questa volta la motivazione della proroga delle scadenze revisionali e delle scadenze di vita tecnica era legata alle scarsissime precipitazioni, con il periodo di inattività degli impianti superiore al 50% della durata media della stagione invernale. Questa volta però a fermare seggiovie e funivie è stata la Pandemia e le decisioni del Governo di non far partire lo sci.
In Valle d’Aosta sono una quindici gli impianti che devono procedere con la revisione, cinque quelli per i quali la proroga di un anno diventa essenziale. Oltre all’investimento economico, in un anno in cui le entrate sono state poche o nulle, la norma contenuta nel Milleproroghe metterebbe a rischio anche la stagione estiva di quegli impianti.
Di “scarsa attenzione per i problemi gestionali delle società di impianti a fune e di poca conoscenza dei costi e dei tempi necessari alla programmazione delle revisioni” parla l’Assessore regionale agli impianti a fune Luigi Bertschy.
A muoversi nei confronti di Roma era stata la scorsa settimana l’Anef che scrivendo ai ministri Giovannini e Mautone ribadiva la necessità di arrivare ad una proroga per non gravare ulteriormente sulle società, già provate dal mancato avvio della stagione sciistica.