Ribaltone, ancora Aventino per Uv, Pd e Epav. “Consiglio per la fine della prossima settimana”

"Una scelta" scrivono i gruppi dell’Union Valdôtaine, del PD-Sinistra VDA e dell’Edelweiss Popolare Autonomista Valdostano “in linea con il percorso di responsabilità e di salvaguardia dei meccanismi democratici e della più alta Istituzione"
Consiglio regionale
Politica

Il Presidente della Regione e i suoi (Uv, Pd e i due ex stelluti) resteranno ancora oggi sull'Aventino. Gli appelli alla "responsabilità" arrivati dall'altro fronte guidato dal presidente in pectore Pierluigi Marquis non sono serviti. E il copione di mercoledì scorso è pronto a ripetersi questo pomeriggio. Senza numero legale, salvo una diversa interpretazione di regolamenti e leggi, la seduta non debutterà neppure e i sostituti dei consiglieri sospesi – Andrea Padovani, Carlo Norbiato, Paolo Contoz e Orfeo Cout – non potranno fare il loro ingresso in aula.  La decisione è arrivata ieri sera dal confronto fra gli eletti e le segreterie politiche. 

La scelta, scrivono in una nota i gruppi dell’Union Valdôtaine, del PD-Sinistra vda e dell’Edelweiss Popolare Autonomista Valdostano, è “in linea con il percorso di responsabilità e di salvaguardia dei meccanismi democratici e della più alta Istituzione democratica della nostra Regione finora perseguito, nell’intento di un approfondimento reso ancor più necessario dalla situazione di ingovernabilità che si profila all’orizzonte, delineata chiaramente da alcune notizie di stampa della giornata di ieri”. Il riferimento sono le dichiarazioni del grillino Roberto Cognetta a La Stampa –  “voto la mozione e il giorno dopo presento una mozione di sfiducia contro l’Assessore Chatrian” – ma anche di Andrea Padovani.

L’assenza dall’aula non sarà però ancora per molto. “I nostri gruppi sono animati da spirito di responsabilità, pronti a tornare in aula in tempi ragionevolmente brevi, dopo le necessarie valutazioni all’interno dei movimenti e partiti di appartenenza e con tutte le forze oggi presenti in Consiglio regionale.  – prosegue la nota – Riteniamo che l’accelerazione della situazione, da noi contestata, abbia indotto i futuri nuovi consiglieri a compiere in poche ore valutazioni basilari e con ripercussioni sugli scenari politici complessivi, condizione che sicuramente non li ha posti nella serenità d’animo dovuta per raccogliere l’alto mandato di rappresentanti della comunità. Si ribadisce poi che la Regione non è nel caos, ma una Giunta è in carica, opera, si riunisce e delibera, come ha fatto nella mattinata di oggi stesso”.

Infine l’appello al Presidente dell'Assemblea, Andrea Rosset: “Confidiamo nel senso istituzionale del Presidente del Consiglio e nella sua imparzialità nell’assolvimento delle funzioni cui è chiamato, per arrivare a una convocazione della seduta per la fine della prossima settimana, che permetta di compiere i dovuti percorsi nel frattempo, tenendo finalmente conto delle osservazioni di tutti. Ribadiamo, infine, come la nostra scelta di comunicare anticipatamente questa decisione risponda a quella chiarezza e serietà che deve contraddistinguere la condotta di tutti in una situazione tanto delicata, nell’interesse comune di trovare al più presto una soluzione condivisa”.

La crisi del fil di ferro
Evocata nei giorni scorsi da Marquis la crisi del "fil di ferro" del 1966 lasciò il suo segno almeno su uno dei suoi protagonisti. L'ex vicepresidente il comunista Renato Strazza, fu condannato a 7 anni e 3 mesi per "attentato al funzionamento di organi costituzionali" per non aver convocato il consiglio regionale nell'aprile del 1966. Strazza per evitare l'arresto si rifugiò nell'allora Jugoslavia e poi in Romania. Solo nell'agosto del 1969 rientrò in Italia grazie al decreto di grazia firmato dall'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. 

La vicenda giudiziaria che coinvolse il valdostano vide per la prima volta in Italia applicare l'articolo 289 del codice penale che puniva con la "reclusione non inferiore a 10 anni, qualora non si tratti di un grave delitto, chiunque commette un fatto diretto a impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente alle assemblee regionali, l'esercizio delle loro funzioni".  L'articolo è stato però nel 2007 così modificato: "è punito con la reclusione da 1 a 5 anni, qualora non si tratti di un grave delitto, chiunque commette atti violenti diretti a impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente alle assemblee regionali l'esercizio delle loro funzioni". 

 

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