Congresso della Stella Alpina atto secondo. Dopo aver incassato a Pollein sabato scorso dall’Edelweiss una serie di bordate l’Uvp si prende i riflettori del Consiglio regionale per rispondere. Nel mirino dei progressisti finisce il Presidente del Consiglio regionale, Marco Viérin. “Oggetto dei nostri desideri o bersaglio preferito, finché non si chiariscono i rapporti politici” mette subito in chiaro Luigi Berschy di Uvp.
L’appiglio per aprire il fuoco arriva dalle dichiarazioni del deputato Rudi Marguerettaz che a Pollein ha annunciato il voto a favore di Stella Alpina sul referendum confermativo della riforma costituzionale.
“E’ stato inopportuno da parte sua a una settimana dagli incontri informativi sulla riforma costituzionale organizzati dall’Ufficio di presidenza esternare le proprie considerazioni in merito al referendum” attacca Andrea Rosset ricordando il ruolo super partes ricoperto dal Presidente dell’Assemblea.
“Sorgono dei dubbi sull’organizzazione di queste serate perché, a questo punto, possono essere intesi come degli spot propagandistici, spot che sono costati 13mila euro” aggiunge Rosset.
“Credo che voi come Stella Alpina non vi rendiate conto di rappresentare due cariche istituzionali molto importanti” ribadisce il capogruppo Bertschy “Avete liquidato questa riforma fra quattro congressisti. Non si può chiudere un congresso dicendo che votate a favore per accattivarvi il Pd, ragioniamoci tutti insieme, il sì per rimanere attaccati dove siete non va bene. ”
Nella mischia si lancia anche Laurent Viérin sfoderando un #staisereno di renziana memoria: “Le auguriamo di gestire con prudenza per il futuro prossimo questa istituzione”.
Una sponda arriva anche da Roberto Cognetta del M5S: “Se lei si è già schierato come può organizzare delle conferenze per far capire meglio ai cittadini questo tema".
Non si scompone Marco Viérin che liquida la polemica con una proposta: "Lei pone una questione alla politica, tutti apparteniamo ad una forza politica piuttosto che ad un’altra, allora dovremmo come ufficio di presidenza dimetterci dai nostri partiti e stare in stand by fino alla fine della legislatura”.