È un Roberto Salis calmo, ma deciso, quello che ha raggiunto Aosta nella mattinata di oggi, sabato 25 maggio, per l’incontro della lista Alleanza Verdi Sinistra, in vista delle elezioni europee dei prossimi 8-9 giugno. È di ieri la notizia che il giudice ungherese abbia rivelato in aula l’indirizzo dell’appartamento in cui sua figlia Ilaria è agli arresti domiciliari, affossando così il tentativo di mantenerlo segreto per ovvie questioni di sicurezza.
Questo il sunto della prima udienza che l’attivista italiana, accusata di lesioni su alcuni militanti neonazisti, affronta senza manette ai polsi, catene ai piedi e agenti in tenuta antisommossa attorno, ma solo con un dispositivo elettronico alla caviglia. Ilaria è “fisicamente e psicologicamente provata – afferma il padre -, sta benino, ma anche solo due rampe di scale per raggiungere l’aula della sua ultima udienza la provano fisicamente, è debole. La sera prima dell’udienza non ha dormito e diciamo che non è in condizioni ottimali”.
Quello che parla dello stato fisico e psicologico di Ilaria è prima di tutto un padre, ma che al momento è il padre più famoso d’Italia, pronto a tutto per liberare sua figlia e riportarla in Italia: “Il primo obiettivo è senza dubbio l’immunità e successivamente l’elezione, questa immunità che ci consentirebbe di portare Ilaria di nuovo in Italia e che in realtà in Ungheria scatterebbe già solo con la candidatura al Parlamento Europeo, dettaglio che abbiamo sottoposto al Ministero di Giustizia, che deve inviarne la conferma alla giustizia ungherese, ma che ancora non si è mosso”.
Sì, perché nel paese dell’est Europa essere candidata già basterebbe per essere immune, ma il Guardasigilli italiano ancora non ha comunicato questo stato dell’arte a Budapest e questo fa sì che Ilaria sia ancora in aula e ai domiciliari e che non possa muoversi dall’Ungheria.
Salis era ad Aosta per un appuntamento elettorale della lista di Avs, di cui nel collegio nord-ovest è capolista la figlia Ilaria e in cui sono candidati Chiara Minelli e Andrea John Déjanaz, promotori dell’iniziativa nel capoluogo. Avvicinare i valdostani, tradizionalmente reticenti ai grandi temi di cui il tandem di candidati si fa promotore, come la pace e i diritti, era uno degli obiettivi della presenza di Roberto Salis, di cui lui stesso ha riassunto in poche parole il senso: “Credo che la battaglia di Ilaria sia una battaglia nazionale ed europea, una battaglia antifascista, per i diritti e per la libertà. Le violazioni da parte del governo ungherese sono inaccettabili e la commistione tra quel governo e quello italiano sono un chiaro sintomo del voler importare in Italia una democrazia illiberale sul modello di Orban, quindi è un tema di interesse nazionale ed europeo, perché una deriva come quella propugnata dal governo Meloni va fermata”.
Infine, Roebrto Salis non ha dubbi sulla risposta da dare ai detrattori della candidatura di Ilaria, coloro che ritengono che fare di lei una capolista per le europee sia inutile e anche inconcepibile: “A questi signori non ho molto da dire se non che guardando alla storia italiana, nel 1921 era stato candidato Giuseppe Di Vittorio, che al momento della candidatura era in carcere per i moti sociali del ’20/21 e che in seguito divenne uno dei sindacalisti (CGIL, n.d.r), più importanti del secolo. Oppure che anche Mandela era stato candidato mentre era detenuto”.
Insomma, la battaglia per la liberazione della Salis passa anche da Aosta, mentre il padre Roberto non smette di proclamarne l’innocenza portando avanti la sua candidatura.
8 risposte
“Per lui, sono tutti colpevoli; soltanto la sua bambina dal cazzotto facile è innocente” (Vittorio Feltri)
Si vergogni. Lui e la figlia che non ha saputo educare!E si vergognino i personaggi politici che l’hanno candidata!
Povero papā.
Ricercare l’immunità con una candidatura politica e ammetterlo pubblicamente, ma soprattutto tirare in ballo chi era in carcere durante il ventennio per reati politici, senza alcuna attinenza con il caso in questione, qualifica chi perora questa scelta improvvida e, oserei dire, squallida.
Felice delle diverse sedie vuote. Anche perché soltanto uno accecato dall’ideologia può andare ad ascoltare uno che paragona Ilaria Salis a Nelson Mandela. Quando si dice parlare a vanvera
Bella la foto in posa. Ormai si sente un divo anche lui! Dai che al prossimo giro ci sarà una candidatura anche per lui…
Vedo che si è parlato molto di Valle D’Aosta. Davvero incredibile come la sinistra sappia sempre strumentalizzare casi giudiziari a proprio uso e consumo. Che profondo schifo.
Caro Roberto Salis: se sua figlia è innocente, perché richiedere l’immunità? Si sottoponga a processo e dimostri la sua estraneità al pestaggio che le viene attribuito in concorso!