Torna lo spettro dei licenziamenti mascherati da dimissioni: le reazioni in Valle d’Aosta

Da ieri un decreto abolisce la legge 188/2007, che impediva ai datori di lavoro di fare firmare lettere di dimissioni in bianco. Un fenomeno noto anche in Valle. Il commento di Claudio Viale, Cgil, e Antonella Barillà, consigliera di parità.
Antonella Barillà
Politica

Una cortese lettera di dimissioni, completa di tutte le formule di rito, distinti saluti compresi, ma priva di una parte fondamentale: la data. Ecco cos’erano costretti a firmare, fino a pochi mesi fa, molti lavoratori del settore privato, in genere al momento stesso dell’assunzione. Le famose lettere di dimissioni in bianco giacevano in un cassetto fino all’annuncio di una maternità, nella gran parte dei casi, ma anche di un infortunio o di una lunga malattia. A quel punto la trappola scattava, inesorabile. Sulla lettera compariva magicamente una data, e il lavoratore si trovava di punto in bianco a fare fronte a un licenziamento camuffato da dimissioni volontarie.

 

Grazie alla legge 188/2007, che introduceva una serie di controlli incrociati, e, di fatto, impediva ai datori di lavoro di praticare questo tipo di abuso, la situazione in pochi mesi era cambiata radicalmente” ricorda Claudio Viale, della Cgil valdostana.Purtroppo – prosegue il sindacalista – abbiamo appena letto in Gazzetta ufficiale il decreto legge n. 112,  che con un colpo di spugna cancella la legge 188/07. Il risultato è che da adesso non è più possibile controllare questo fenomeno, si può solo tentare di intervenire a posteriori, con gran dispendio di energie e senza alcuna garanzia di successo”.

 

Di anno in anno il fenomeno delle dimissioni in bianco assume proporzioni sempre più ampie in tutta Italia. La legge ora abolita bloccava questo tipo di fenomeno alla radice, utilizzando procedure telematiche e un semplice modulo per le dimissioni numerato in progressione e munito di una scadenza, una procedura un po’ contorta ma dai costi irrilevanti, e soprattutto di grande efficacia.

 

“Rispetto ad altre realtà, in Valle d’Aosta – afferma Viale – il fenomeno è più contenuto, anche se presente. Chi ne è colpito spesso non si rivolge a nessuno. Altri aprono una vertenza sindacale, una procedura lenta e difficile, perché formalmente è difficile, da dimostrare, come tipo di abuso. Anche l’ufficio della Consigliera di parità può rappresentare un valido sostegno, in quanto la stragrande maggioranza dei lavoratori che subiscono questo trattamento sono donne in maternità”.

 

Un giudizio pesante riguardo al decreto legge viene espresso senza riserve anche da Antonella Barillà. “In questi primi anni di vita dell’ufficio – ha evidenziato – abbiamo avuto delle segnalazioni, e anche l’ispettorato del lavoro ha registrato dei casi sospetti. La procedura richiesta dalla legge 188 era un po’ complessa, ma aveva il merito di risolvere il problema alla radice. Ora siamo tornati bruscamente indietro. Assieme ai delegati regionali sono stata convocata d’urgenza dall’ufficio nazionale, a Roma, per discutere della questione”.

 

Intanto, fa sapere Claudio Viale, in attesa di altre contromisure, sta circolando un appello, una raccolta firme “per la difesa della legge 188/2007 e contro i licenziamenti mascherati da dimissioni”, già sottoscritta da numerosi sindacalisti, giornalisti, parlamentari, imprenditori e cittadini in generale.


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