Trenino Cogne – Pila, la Regione rinuncia al cantiere. Il Consiglio Valle dice addio al progetto

L’Assemblea regionale ha votato una risoluzione per vendere le strutture ancora in buono stato, riconvertire immobili e infrastrutture. Protesta l’opposizione: 10milioni di euro sarebbe possibile non buttare via i 30milioni già investiti”.
Trenino Cogne
Politica

Rinunciare al completamento del trenino Cogne-Pila, vendere le strutture ancora in buono stato, riconvertire immobili e infrastrutture a Plan Praz, Acque Fredde, Epinel e Cogne. E’ questa la decisione sostenuta delle quattro forze di maggioranza che oggi, mercoledì 13 luglio, hanno presentato una risoluzione che trae le conclusioni del lavoro della quarta commissione, presieduta da Diego Empereur, che per quasi due anni e mezzo ha cercato di ricostruire la complicata vicenda della tranvia fra le due località sciistiche.

Dopo 25 anni e 30milioni di euro
Dall’avvio della progettazione, nel 1985 ad oggi, l’opera è costata 30 milioni di euro, ma per renderla fruibile servirebbero ora, a seconda delle ipotesi, dagli 11 ai 200 milioni di euro, visti i problemi che nel corso del tempo si sono accumulati. “La rinuncia all’idea iniziale della tranvia – ha concluso Empereur la sua relazione – potrebbe apparire come una sconfitta, ma di fronte a condizioni così incerte e sfavorevoli per il completamento dell’opera, si impone una profonda riflessione per il miglior utilizzo possibile delle risorse pubbliche”.

Chiudere un capitolo per sempre
La risoluzione votata con i 24 voti favorevoli di Union, Fédération, Stella Alpina e Popolo della Libertà prevede la chiusura definitiva del cantiere la vendita di ciò che può ancora avere un valore e lo smantellamento, nei casi opportuni, delle strutture, il riutilizzo delle infrastrutture. Le ipotesi spaziano dalla realizzazione di una pista ciclabile sul sedime ferroviario tra Epinel e Cogne, il riutilizzo degli edifici per servizi ricettivi, turistici o commerciali. La risoluzione prevede anche che vengano approfonditi con i due comuni, Gressan e Cogne, altre proposte di collegamento tra i due comprensori. “E’ doveroso un rilancio – ha dichiarato Alberto Zucchi, del PdL – bisogna prendere in considerazione altre possibilità per valorizzare le aree di Pila, di Cogne e anche di Cogne”. “Il presidente della Regione che ha visto avviare il progetto – ha detto un altro esponente azzurro, Enrico Tibaldi – è lo stesso che oggi rinuncia all’opera. Ma l’ammissione di questa sconfitta è oggi anche un atto di coraggio politico”.

“Ha senso smantellare tutto?”
Diverso l’orientamento dell’opposizione. Partito Democratico e Alpe hanno presentato una ‘contro risoluzione’ per impegnare la Giunta regionale a presentare una proposta che, partendo dall’esistente, colleghi Acque Fredde con il sito minerario di Cogne per realizzare un parco minerario e per garantire una via di soccorso permanente e sicura. “Questa vicenda è la testimonianza di un disastro economico e politico” ha detto Carmela Fontana, del PD. “Ha senso smantellare tutto? – si chiede invece Albert Chatrian, di Alpe – altrove i parchi minerari funzionano come attrazione turistico-culturale”. “Con meno di un quarto dei soldi che andrebbero investiti per il metrò ad Aosta – ha aggiunto Roberto Louvin di Alpe – e dunque con 10milioni di euro sarebbe possibile non buttare via i 30milioni già investiti”. Il documento sostenuto dall’opposizione è stato respinto.

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