Uvp, autostrade: “Queste tariffe causano 36 milioni di euro di costi sociali l’anno”

21 Settembre 2018

“Un caffè al giorno”: questo, secondo il consigliere regionale Uvp Luigi Bertschy, potrebbe essere lo slogan legato alla proposta che il suo movimento farà, con una mozione, la prossima settimana in Consiglio Valle, riguardo ad un nuovo sistema di abbonamenti per le autostrade della Valle d’Aosta.

Il gruppo consiliare ha però voluto andare più a fondo di una semplice proposta, coinvolgendo così l’ingegnere civile trasportista Filippo Ferrari, che lavora a Cuneo, in uno studio sull’utilizzo, il costo, i pericoli e le caratteristiche dei due tratti stradali che, correndo quasi parallelamente, tagliano tutta la regione: si parla, appunto, della Statale 26 e dell’autostrada A5. “Cerchiamo di fornire dati a supporto di una battaglia vera – spiega Bertschy – una battaglia di comunità da spostare in Parlamento ma anche in Europa , perché qui si va a ledere il diritto alla mobilità”.

Secondo lo studio, il fatto che le nostre autostrade siano “le più care in Italia” le rende sottoutilizzate in modo tale da creare un costo alla collettività di 36 milioni di euro l’anno. Per calcolare questo costo, Ferrari ha incrociato una buona quantità di dati dal ministero dei Trasporti, Aci, Istat, Ania e Aiscat.

Cominciando a considerare le abitudini di orari e numero di passaggi dell’utenza dei tratti autostradali e la lunghezza minima per cui si riterrebbe interessante utilizzare l’autostrada – che in Valle d’Aosta comincia all’incirca dai viaggi di 25 km – Ferrari, tenendosi molto stretto sulle stime, conclude che “c’è un range minimo che oscilla tra l’8 e il 15 per cento di traffico sulla Statale 26 potenzialmente acquisibile dall’autostrada”. Considerando quindi soltanto i picchi di traffico delle ore di punta, le tariffe proibitive inibirebbero quindi l’utilizzo dell’autostrada di minimo “3600-6600 veicoli al giorno”.

Cercando qui di sintetizzare uno studio abbastanza complesso, esposto nella serata, che conta una cinquantina di pagine, Ferrari arriva ad un dato suggestivo, per la sua crudezza. Dopo aver considerato che la possibilità di fare incidenti sulla Statale 26 è di 3 volte e mezzo superiore a quella dell’A5, con un rischio di danni, ferimenti e una mortalità praticamente simile, l’ingegnere arriva a quantificare un costo sociale maggiore, dovuto al sottoutilizzo dell’autostrada, di 36 milioni di euro all’anno.

Poste queste basi e aggiungendoci gli interventi di alcuni imprenditori – come l’edile Gianluca Berger, Fulvio Calvetti della Distilleria Alpe e Giorgio Munari di Monterosa Ski – che raccontano il “danno economico” ricevuto da tariffe che nel giro di pochi anni sono aumentate del 50 per cento, Ferrari formula una proposta che cerchi di convincere i vertici delle aziende Rav e Sav della convenienza di promuovere maggiormente l’utilizzo dei rispettivi tratti stradali, abbattendo i costi per l’utenza.

“Bisogna dare l’opportunità anche a chi fa tratte brevi di accedere alle autostrade come circonvallazione ai centri urbani, ottenendo tra l’altro benefici in termini di ambiente e benessere per la comunità”, spiega. Insistendo con i gestori anche sul fatto che, nonostante gli sconti, gli utenti Telepass che ne beneficiavano limitavano comunque al lumicino i loro passaggi in autostrada, Ferrari e il gruppo Uvp propone abbonamenti di 30 euro al mese sulla tratta tra Pont-Saint-Martin e Aosta / Gran San Bernardo, 20 euro al mese per quella tra Aosta Ovest e Courmayeur e 50 euro, “una semplice somma”, per le due tratte.

“Si può anche proporre per chi va verso Aosta dei parcheggi di corrispondenza a due uscite, comprese nella tariffa, dove accedere gratuitamente – conclude l’ingegnere, nella affollata presentazione al salone Bonomi di Verrès – e legare i mesi di abbonamento a un eventuale sconto sul bollo: d’altronde il bollo auto deriva dall’inquinamento che la mia auto fa: nel momento in cui la porto fuori dalla statale e minimizzo gli inquinamenti giustamente ci deve essere riconosciuta la volontà, anche con uno sconto dell’1-2 per cento per ogni singolo mese”.

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