La sala Maria Ida Viglino e la saletta adiacente di Palazzo Regionale in Piazza Deffeyes erano colme, domenica 23 febbraio, di persone accorse a salutare i nuovi Chevaliers de l’Autonomie e Amis de la Vallée d’Aoste.
L’occasione era la Festa della Valle d’Aosta, con le celebrazioni del 74° anniversario dell’Autonomia ed il 72° dello Statuto Speciale. Allietati dalle note della Chorale Grand Combin diretta dal Maestro Federico Ragionieri, sono stati dapprima insigniti gli Chevaliers de l’Autonomie, persone nate in Valle d’Aosta che si sono distinte con merito nella nostra regione.
La prima a salire sul palco è stata una commossa Emma Bochet, pietra portante del Centre d’Etudes Francoprovençales René Willien di Saint-Nicolas, che ha ricordato “con emozione quando andavo nelle famiglie a cercare i documenti”. Il trailer Bruno Brunod, oltre a dare ai giovani il consiglio di “non volere le cose subito, non arrendersi”, ha raccontato che ora “corro più piano, mi porto dietro la fontina, mi fermo e me la godo”. È poi la volta del medico Giovanni Chiantaretto, che ha avuto l’intuizione di aprire a Pila il primo ambulatorio di pronto soccorso per traumatizzati dello sci: “chiusa l’ovovia ho dovuto chiudere l’ambulatorio, ma poi la Regione ha costruito il centro traumatologico, dandomene la guida”. Il professor Pietro Passerin d’Entrèves, primo presidente del Parco Naturale Mont Avic, ha richiamato come “mettersi al servizio della comunità valdostana è un dovere e un onore, una restitution al mio paese natale che devo alla mia famiglia”. Infine, Gianfranco Trevisan, presidente della Fondazione Regionale Sistema Ollignan Onlus a favore dei disabili: “La Fondazione è diventata un fiore all’occhiello della sanità valdostana. Bisogna educare il nostro cuore al volontariato, la solidarietà è un antidoto all’indifferenza”.
Dopo gli Chevaliers è toccato ai nuovi Amis de la Vallée d’Aoste, che hanno mostrato quanto profondamente portino nel cuore la nostra regione. Patrick-Alain Bertoni, giornalista, ha saputo innalzare l’applauso più caloroso quando, parlando del Monte Bianco, ha esclamato: “Il Monte Bianco non è di Parigi o di Roma, è nostro, valdostani e savoiardi” per poi salutare in italiano, francese e patois: “Sono un valdostano! Je suis valdôtain! Me si valdotèn!”. Don Stefano Cerri ha esaltato “l’ambiente semplice e naturale di una piccola ma grande valle che poteva offrire ai ragazzi uno stimolo di ascensione prezioso”, mentre lo svizzero Christophe Darbellay ha concluso il suo discorso dicendo che “le frontiere sono le cicatrici della storia, bisogna fare più cose che uniscano anziché separano”. Unico assente Kilian Jornet I Burgada, campione di scialpinismo ed ultratrail, che ha però inviato un video in cui racconta di come “in Valle d’Aosta mi sento a casa. La cultura ed il rapporto tra la gente e le montagne più belle del mondo è una cosa unica”.