Autonomia e Statuto, una “festa mesta” con la voglia di riscatto

Sulla Festa dell'Autonomia pesano l’attuale situazione politica e lo scioglimento di Saint-Pierre. Manes: “Rivedere il ruolo dei sindaci”.
Festa Valle d'Aosta ph Paolo Rey
Politica

“Una ferita dolorosa”, “una spina nel cuore”, “una situazione difficile”. Le parole usate da Franco Manes, presidente del CPEL, da Emily Rini, presidente del Consiglio, e da Renzo Testolin, presidente della Regione, non danno l’idea di assistere ad una festa. La Festa della Valle d’Aosta, tenutasi ieri, domenica 23 febbraio, per celebrare il 74° Anniversario dell’Autonomia ed il 72° dello Statuto Speciale, è stata pesantemente segnata dall’attuale situazione politica valdostana.

Con il Consiglio Valle sciolto anticipatamente per la prima volta nella storia ed il primo comune – Saint-Pierre – commissariato per infiltrazioni della ‘ndrangheta, la Valle d’Aosta ha più bisogno di riscattarsi e di riflettere che di festeggiare: “Quando si parla di festa si vorrebbe gioire, ma non sempre è così, a volte servono momenti di riflessione”, dice Testolin.

Manes: “Bisogna avere la possibilità concreta di amministrare”

Riflessioni importanti sul ruolo dei sindaci in un territorio difficile come quello di montagna sono state portate avanti da Manes ed hanno ottenuto gli applausi e l’approvazione di tutti i presenti, citate poi anche da Rini e Testolin. “Sui fatti dell’ultimo anno, tutti noi dobbiamo assumerci una precisa responsabilità politica. Qualcosa nella dialettica democratica non ha funzionato”, ha esordito Manes, richiamando poi alla necessità di ascoltare la volontà popolare e lottare contro il rischio di disaffezione verso la politica in vista delle prossime elezioni comunali. E proprio a questo proposito il presidente del CPEL affonda: “Bisogna avere la possibilità concreta di amministrare. Il legislatore deve rivedere il nostro ruolo, darci la garanzia di poter lavorare e riformare le regole quando non funzionano. Oggi le norme non tengono conto della specificità dei territori di montagna, che hanno bisogno di una legge ordinaria e di stabilità. Nell’ultimo decennio abbiamo dimenticato di ribadire e rivendicare la nostra competenza di legiferare su specifiche materie per paura della Corte Costituzionale”. Poi l’invito a “resistere e guardare avanti”, con l’orgoglio “di far parte di questa comunità”.

Rini: “Ci vuole il coraggio di metterci la faccia”

Per il presidente del Consiglio Emily Rini, l’attuale situazione rappresenta uno scacco della politica tutta, perché ci vuole “il coraggio di metterci la faccia, quel coraggio che hanno avuto i nostri padri fondatori”. Invece, “oggi celebriamo un’Autonomia speciale con una spina nel cuore” perché gli eletti non sono stati capaci “di mettere da parte i personalismi e le singole aspirazioni di potere” essendo “chiamati alla responsabilità”. Bisogna quindi “creare una nuova cultura dell’autonomia e della responsabilità” ripartendo da “persone che si impegnano, che sognano, che aiutano gli altri” come lo sono gli Chevaliers dell’Autonomie e gli Amis de la Vallée d’Aoste insigniti proprio ieri.

Testolin: “Lo Stato riporti l’attenzione sul nostro particolarismo”

“Lo scioglimento di Saint-Pierre è una ferita, non è motivo di vanto, ma come valdostani dobbiamo essere fieri della nostra voglia di rivincita, delle persone che hanno lavorato per rendere la Valle d’Aosta un motivo d’orgoglio. Dobbiamo prendere esempio dal passato per costruire un nuovo progresso”. Anche il presidente della Regione Renzo Testolin insiste sul riscatto e sulla voglia di ripartire da parte di un popolo ferito. E vuole farlo cercando di cambiare i rapporti con lo Stato Italiano: “Nel percorso dell’autonomia c’è stato un costante dialogo con lo Stato, che però non sempre ci ha accompagnati ma spesso ci ha rallentati e frenati, chiedendoci indietro anche molti soldi. È necessario ripartire con leggi a misura della Valle d’Aosta e soluzioni a favore della nostra popolazione, come ad esempio una commissione sul futuro di CVA. Il nostro Statuto è un esempio da esportare in Europa, bisogna ripartire con un dialogo serio e far fronte alle sfide europee per il 2021-2027. Lo Stato deve riportare l’attenzione sul nostro particolarismo”.

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