Coronavirus, l’Usl raddoppia le infusioni di anticorpi monoclonali

Nei prossimi giorni la disponibilità di trattamenti aumenterà fino a 24 alla settimana, ovvero il doppio rispetto alla capacità attuale. Ad oggi sono state somministrate, complessivamente, 213 terapie da marzo 2021, di cui 18 a novembre.
Specialista in malattie infettive Silvia Magnani
Sanità

La Valle d’Aosta, prima regione in termini percentuali per l’utilizzo degli anticorpi monoclonali sui pazienti Covid positivi affetti da polmonite, punta a raddoppiare le infusioni.
L’annuncio arriva dall’azienda Usl che spiega di aver attivato le procedure cliniche e logistiche finalizzate ad implementare la somministrazione. Una decisione presa per rispondere all’aumento del fabbisogno dovuto all’incidenza della malattia. Nei prossimi giorni la disponibilità di trattamenti aumenterà fino a 24 alla settimana, il doppio rispetto alla capacità attuale.

“Con il primo paziente, il 25 marzo scorso, siamo stati tra i primi Centri in Italia a somministrare gli anticorpi monoclonali anti-Covid19 – spiega il Direttore del Dipartimento delle Discipline mediche e della struttura di Medicina interna, Giulio Doveri – ed abbiamo avuto subito evidenza dell’efficacia sui nostri pazienti”.

A curare gli aspetti sia logistici che di movimentazione dei pazienti è la Direzione di presidio ospedaliero ed il118, mentre la presa in carico dei pazienti è del reparto di Malattie infettive supportato da clinici della Medicina interna.

“Gli anticorpi monoclonali sono in grado di riconoscere gli antigeni del Coronavirus, chiamati “spike”, che il virus usa per “attaccare” le cellule – spiega la responsabile del reparto di Malattie infettive, Silvia Magnani – e l’infusione in pazienti Covid positivi che presentano determinate condizioni cliniche impedisce lo sviluppo di patologie come la polmonite a rischio di complicanze anche molto serie. Al fine implementare la possibilità di effettuare il trattamento precoce è importante che le persone affette da COVID 19 contattino il proprio medico di famiglia o il personale USCA.”

L’azienda Usl ribadisce, comunque, “che il vaccino rimane la soluzione principale per ottenere l’immunizzazione delle persone”.

 

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