In Valle d’Aosta gli accessi al Pronto soccorso per morsi delle zecche sono stabili

In caso di puntura è bene prestare attenzione a rimuovere correttamente corpo e testa dell’artropode dalla cute, utilizzando le apposite pinzette oppure rivolgendosi direttamente al proprio medico curante o alla guardia medica.
La zecca
Sanità

Si pronosticano sostanzialmente stabili su di una media di circa 70 ogni anno gli accessi al pronto soccorso aostano per morsi di zecca. Nonostante gli esperti sostengano sia prematuro comparare la stagione attuale a quella passata, non paiono essere state osservate oscillazioni significative.

Artropode che si lascia cadere sulla cute umana durante escursioni nei boschi o passeggiate tra l’erba alta, esso è composto da un corpo e da una testa dotata di rostro che penetra la pelle e vi resta ancorata.

“I casi seguono una certa stagionalità e si verificano principalmente tra il mese di aprile e il mese di novembre – spiega la dottoressa Ilaria Prosperi -. Ovviamente, cambiamenti climatici e riscaldamento globale influiscono sul ciclo di vita del parassita anticipandone la nascita e prolungandone dunque il periodo di attività”.

I rischi del morso

Le zecche possono divenire per loro natura veicoli di alcune malattie più o meno gravi tra le quali la meningite virale, tipica esclusivamente delle zone del nord-est italiano e prevenuta grazie ad appositi vaccini.

“Gli artropodi più giovani trasmettono attraverso la loro saliva il morbo di Lyme, ma ciò può non accadere in tutti i casi o essere contrastato dal nostro sistema immunitario – prosegue Prosperi -. La decisione da parte del durante di somministrare o meno l’antibiotico è legata al tempo di permanenza sulla cute, che rende più o meno probabile contrarre infezioni”.

Come comportarsi in caso di puntura

Vista la peculiarità della forma corporea della zecca, è bene prestare attenzione a rimuoverla da sé poiché limitandosi a tirarla si rischia di separare la testa dal copro lasciando la prima sotto pelle.

“Se si vuole procedere in autonomia è consigliato utilizzare pinzette apposite per l’estrazione, mentre se si desidera procedere in un ambiente protetto è possibile rivolgersi alla guardia medica o al pronto soccorso – consiglia Prosperi -. La manovra prevede una rotazione e una trazione che permettono un’asportazione completa, ma se il rostro dovesse restare sulla cute sotto forma di piccolo puntino nero allora bisognerà procedere con una piccola incisione”.

Inoltre, avverte ancora la dottoressa, in caso di comparsa di febbre o dolori articolari nelle tre settimane successive al morso “bisogna ricordarsi di avvisare il proprio medico di famiglia poiché potrebbe trattarsi del morbo di Lyme e dovrebbe essere curato di conseguenza”.

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