Sensibilizzare popolazione e professionisti sul corretto uso degli antibiotici e sui rischi connessi al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, promuovendo la visione One Health che lega assieme – attraverso azioni di interdipendenza e interdisciplinarità – gli ambiti di salute umana, veterinaria e ambientale.
Per questo, in occasione della Giornata europea per l’uso consapevole degli antibiotici del 18 novembre, l’Assessorato alla Sanità – assieme all’Azienda Usl e Arpa valle d’Aosta – ha organizzato una serie di iniziative per informare sul contrasto all’antibiotico-resistenza. Tra queste, progetti che coinvolgono i giovani, diffusione di materiale informativo nei presidi sanitari e negli ambulatori dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta e dei veterinari, la pubblicazione di messaggi tramite canali social ed un corso specifico dedicato agli operatori sanitari.
“Questo appuntamento anticipa la Giornata europea – ha detto l’assessore Carlo marzi –. Il tema importante, è stato realizzato un Piano di contrasto all’Antibiotico-Resistenza con una serie di dati. Tutto è realizzato in una logica di ‘salute unica’. È importante di ragionare in un’ottica circolare, collegando direttamente la salute umana a quella animale. La Giornata vuole rendere evidenti tutte le iniziative, affinché gli antibiotici abbiano sì una posizione centrale per la salute, ma con uso consapevole e non esagerato”.
Un lavoro interdisciplinare
L’approccio, si diceva, è multidisciplinare. Anzi, interdisciplinare. “Le nostre condizioni di salute dipendono dalle condizioni ambientali, diventate ormai un trinomio con il clima – ha spiegato in conferenza stampa Igor Rubbo, direttore generale di Arpa Valle d’Aosta –. Il cambiamento climatico funge da accelerante di alcune dinamiche sia sul contesto ambientale, sia sulla salute umana. Arpa deve portare, dal punto di vista della ricerca ambientale, degli elementi sulla diffusione dell’antimicrobico resistenza. Abbiamo già iniziato la ricerca applicata sulla matrice acqua e cominciato i primi campionamenti sulle acque superficiali, quindi sui torrenti, e sugli acquedotti.
Anche perché, prosegue Rubbo, “il 60 per cento delle malattie infettive che colpiscono l’uomo ha origine animale, da zoonosi o da cibo. 23 milioni di persone all’anno si ammalano per cause correlate al cibo che consuma, ed il primo vettore è l’acqua che beviamo”.
L’acquisto di antibiotici in Valle
Anche a questo si lega un uso consapevole dei farmaci, con un focus sulla cosiddetta “appropriatezza prescrittiva”, contando che, nell’esempio dei dati della Valle d’Aosta, il consumo ospedaliero di antibiotici si ferma al 13 per cento, mentre “cuba” il consumo territoriale che fa segnare invece l’87 per cento. Di questi – scorporando il dato –, il 55 per cento è rappresentato dal passaggio attraverso il Sistema sanitario regionale ed il 30 per cento dall’acquisto privato.
“Siamo tra le regioni che ne consumano di meno, siamo sotto la media – spiega invece Jacopo Luboz, responsabile della Struttura di Farmacia Territoriale dell’Usl –. Nel contesto europeo, invece, siamo nella media, ma la media si fa tra paesi che consumano moltissimi farmaci e altri più parsimoniosi. Per comprimerne il consumo non supportato dall’evidenza bisogna partire dalle infezioni respiratorie stagionali, che quasi sempre virali e che non necessitano di antibiotici. Per un medico di Medicina generale, su cento pazienti che entrano in ambulatorio con un’infezione respiratoria, dai 15 ai 20 escono con una prescrizione di antibiotico quasi mai indicata”.
Come limitarne, quindi, l’uso quando non è indicato? “Bisogna tenere conto della diffusione di strumenti che supportino medico nelle decisioni – ha proseguito Luboz –, come i test rapidi che permettono di riconoscere tra le infezioni delle vie aree virali e quelle batteriche, e mettere in condizione il medico di operare la decisione migliore di fronte al paziente”.
L’uso degli antibiotici in Veterinaria
Discorso simile può essere fatto quando si parla di salute degli animali, sia di allevamento sia d’affezione. “Tutti gli antibiotici, attraverso le deiezioni, si riversano nell’ambiente – ha detto Sandra Ganio, direttrice della Struttura Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche dell’Usl –. L’Italia è stata messa fortemente sotto accusa per l’utilizzo non così razionale degli antibiotici. Nel 2018 eravamo secondi per consumo a livello Europeo. Questo per una tipologia di allevamenti fortemente presente nel nostro Paese, come quello intensivo”.
Questione che cambia per la Valle: “Qui non abbiamo sicuramente allevamenti intensivi – ha aggiunto Ganio –. Da un censimento del dicembre 2023, in Italia ci sono 5 milioni 420mila 547 bovini, noi ne abbiamo 32mila 156, lo 0,94 per cento. Oppure, nel Paese ci sono di 8 milioni 137mila suini e solo 97 in Valle d’Aosta. Gli avicoli, in Italia sono 147 milioni min di avicoli, qui abbiamo tre allevamenti, sicuramente non intensivi”.
Perché allora parlarne qui? “Proprio perché l’antibiotico-resistenza è un tema mondiale – ha detto ancora –, e abbiamo istituito diverse attività di informazione, comunicazione e formazione per allevatori e veterinari, implementando anche la registrazione ed il controllo del latte per fornire più strumenti possibili per prescrivere gli antibiotici in modo più razionale”.
Le infezioni ospedaliere
Il tema è delicato. Stando a Elisa Perri, dirigente biologa dell’Usl, però, il dato non è preoccupante: “Analizziamo i dati annualmente e nello stesso periodo, ad ottobre – ha detto –, e abbiamo sempre avuto un trend abbastanza costante, attorno al 4 per cento. Rispetto ad altre aziende abbiamo un valore molto più basso se si guarda la media nazionale e le altre regioni. L’infezione ospedaliera è il risultato di tante operazioni. Le Azienda sanitarie devono monitorare e raccogliere dati, verificarli e capire dove agire per migliorare”.
“Rispetto ad altre regioni siamo messi molto bene, ma il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza è considerato a livello mondiale come ineliminabile, non c’è il ‘rischio zero’ negli ospedali – ha aggiunto –. L’obiettivo, a livello ospedaliero è sempre cercare di abbattere il rischio per i pazienti. Una di queste attività preventive, individuate nel Piano nazionale, è quella di spingere verso formazione. E anche il Pnrr ha spinto, mentre l’Azienda sta attivando un percorso che coinvolge il 90 per cento dei nostri operatori sanitari sul tema delle infezioni ospedaliere”.