Prosegue la riforma dell’assistenza territoriale: con l’estate gli ambulatori ad accesso diretto nelle Case di comunità

Ambulatori ad accesso diretto, medici del ruolo unico, due ospedali di comunità e nuove figure come l’infermiere di famiglia. Le novità della riforma sanitaria territoriale in Valle d’Aosta illustrate nel pomeriggio di oggi ai sindaci dai vertici della sanità valdostana.
medico di famiglia
Sanità

Prosegue la riorganizzazione dell’assistenza territoriale in Valle d’Aosta, prevista dal nuovo piano salute regionale, in attuazione delle normative nazionali. Con l’estate saranno attivati, nelle quattro Case di comunità (gli ex poliambulatori di Aosta, Morgex, Châtillon e Donnas), degli ambulatori ad accesso diretto, aperti dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, e il sabato dalle 8 alle 12. Potranno essere utilizzati da chi, in quel momento, non riesce a contattare il proprio medico di base o ne è sprovvisto.

Saranno proprio i medici di famiglia a garantire l’apertura di questi ambulatori, secondo quanto previsto dalla riforma nazionale, che li inserisce nel cosiddetto “ruolo unico”, ovvero un modello che unisce l’attività di medicina generale alla continuità assistenziale (ex guardia medica). La misura prevede l’introduzione dell’obbligo di un numero minimo di ore settimanali da prestare nelle case di comunità in base al numero di assistiti.

Ad annunciare le novità è stato il direttore generale dell’Azienda Usl, Massimo Uberti, intervenuto oggi pomeriggio all’Assemblea del Celva insieme all’assessore alla Sanità Carlo Marzi, al direttore sanitario Mauro Occhi e al dirigente Claudio Perratone.

Riforma medici di famiglia
Riforma medici di famiglia

“I nuovi medici di base sono a tutti gli effetti già medici del ruolo unico – spiega Claudio Perratone – e hanno un obbligo di debito orario proporzionale agli assistiti. I medici già in servizio potranno scegliere invece se aderire o meno.” A titolo di esempio, un medico con 1.200-1.500 pazienti dovrà garantire almeno 6 ore settimanali di presenza nella Casa di comunità, 12 se gli assistiti sono fra i 1000 e i 1200.

“La vera novità della riforma – aggiunge Uberti – è che, progressivamente, i medici di famiglia dovranno smettere di operare come liberi professionisti e iniziare a collaborare in équipe. Oggi abbiamo con questa riforma e l’introduzione delle aggregazioni funzionali territoriali quattro referenti dei medici di medicina generale con cui possiamo dialogare per migliorare il servizio sulla base delle risorse disponibili.”

L’obiettivo è duplice: migliorare l’assistenza sul territorio e ridurre il ricorso improprio al pronto soccorso.
Tra gli interventi già avviati della riforma rientrano il potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata, passata da 200 a oltre 3.000 pazienti in tre anni, e delle cure palliative. È stato inoltre siglato un accordo con i sindacati dei medici di medicina generale per incentivare l’apertura di ambulatori anche nei comuni più periferici e una convenzione con il Celva per l’utilizzo di spazi pubblici. Ad oggi sono 12 gli ambulatori attivati in zone “marginali” precedentemente sprovviste.

Altro tassello fondamentale della riforma è l’ospedale di comunità, “che non è un ospedale, ma una struttura territoriale e intermedia” ricordano i vertici della sanità valdostana. Il servizio prevede una degenza intorno ai 20 giorni, per chi esce dall’ospedale e ha esigenze sanitarie importanti per cui non gli è consentito il rientro al proprio domicilio o in struttura residenziale. In Valle d’Aosta ne era previsto uno, quello di Aosta, finanziato da fondi Pnrr, ma ne sarà realizzato un secondo, con fondi regionali, a Verrès.

Oltre alle Case e agli Ospedali di comunità, la riforma prevede: la centrale operativa territoriale (COT), già attiva dal 1° luglio 2024, per il coordinamento della presa in carico del paziente, il numero europeo armonizzato 116117, servizio gratuito per le cure non urgenti, che sarà attivato entro la fine del 2025, l’infermiere di famiglia e comunità, figura di riferimento sul territorio che opera in integrazione con i servizi sociali e sanitari, la rete delle cure palliative, per la presa in carico globale dei pazienti con patologie croniche o terminali e la telemedicina, per prestazioni a distanza e supporto tra pazienti e operatori sanitari tramite tecnologie digitali.

“Abbiamo una normativa nazionale di riferimento, ma la stiamo declinando in chiave valdostana, cercando di essere il più vicini possibile al territorio” ricorda l’assessore Marzi.

Nonostante il quadro organizzativo in evoluzione, permangono le difficoltà legate alla carenza di personale di medici e infermieri.
“Rispetto al panorama nazionale sui medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta siamo un’eccezione – ha concluso Uberti –. Abbiamo oggi circa 300 assistiti senza medico di famiglia, ma già da metà luglio riusciremo a coprire anche questi casi. Tuttavia, l’obiettivo resta garantire la libera scelta del medico, e non una soluzione obbligata.”

2 risposte

  1. A me sembra una serie di cose che ci sono già, altre che non ci sono ancora e alcune non ci saranno. Aspettiamo il taglio del nastro degli Ospedali di Comunità …

  2. Ottima riforma, assolutamente necessario iniziare a riformare la giungla della medicina territoriale, bravo il direttore Uberti a spingere in questa direzione.
    Peccato non possa vincolare maggiormente i medici di famiglia a doveri più stringenti e precisi, ma è comunque un inizio.
    Se la maggioranza dei medici di famiglia inizierà a lavorare con standard comparabili a quelli dei loro colleghi ospedalieri, la medicina sul territorio migliorerà e il pronto soccorso non sarà più sotto una pressione insostenibile.

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