La chiusura di alcune agende o le lunghe liste d’attesa hanno portato dopo la Pandemia sempre più valdostani a rivolgersi fuori Valle per farsi curare.
Nel 2022, il 17% dei pazienti valdostani ha fatto ricorso a strutture fuori dalla regione, un dato in aumento rispetto al 14,83% dell’anno precedente.
Questo flusso di pazienti verso il Piemonte e la Lombardia – le due regioni principali di riferimento – ha comportato un costo netto (Nda saldo fra quanto la Regione spende per chi va a farsi curare fuori Valle e quanto guadagna da chi arriva da altre regioni) di 8,67 milioni di euro, con un incremento del 23% rispetto al 2021 e del 113% rispetto al 2017 (4 milioni circa).
In base agli ultimi dati Agenas, dei 3.241 interventi o cure erogate fuori regione del 2022 una quota rilevante (53,4%) riguarda casi di media e bassa complessità – “che dovrebbero essere garantiti dalla regione” – mentre il 14% è legato a trattamenti di alta complessità, e il restante 25,7% è considerato potenzialmente inappropriato.
Le cure oncologiche, in particolare, rappresentano uno dei settori più critici: l’indice di fuga per questa categoria è cresciuto del 45,68% nel 2022, con costi aumentati del 60% dal 2018. Il fabbisogno regionale cresciuto del 7% rispetto al 2019 si è trovato di fronte ad una produzione regionale che si è ridotta di quasi il 30%, “con evidenti conseguenze sulla capacità di ricovero dei residenti (-22%), sulla fuga (+94% nel 2022) e sul netto calo dell’attrazione (-61%)”.
Nel periodo dal 2019 al 2022, i costi complessivi della mobilità passiva per ricoveri ospedalieri hanno registrato un incremento del 30%, con un costo passato dai 15,4 milioni del 2019 ai 17,3 del 2022. Il Piemonte e la Lombardia, che accolgono l’84,4% dei pazienti valdostani, assorbono quasi il 90% dei costi totali sostenuti dal sistema sanitario regionale.
Se una parte della mobilità sanitaria è fisiologica per una regione con un unico ospedale e 123mila abitanti, l’Amministrazione regionale in accordo con l’Usl punta a recuperare ora quei casi di media e bassa intensità o potenzialmente inappropriati. Si tratta ad esempio nel 2023 di 64 interventi al ginocchio eseguiti fuori Valle, delle 58 ernie inguinali e femorali, 34 interventi su mano o polso o ancora dei 23 interventi sulle strutture intraoculari (eccetto retina, iride e cristallino).
Lunedì scorso la Giunta regionale ha approvato il programma operativo regionale 2025/2026 per il miglioramento dei processi della mobilità sanitaria interregionale per i ricoveri ospedalieri. Fra le azioni previste c’è il potenziamento della capacità produttiva interna, con una particolare attenzione agli interventi chirurgici di media e bassa complessità, la riorganizzazione dei blocchi operatori per migliorare l’efficienza dei ricoveri programmati ma anche l’introduzione di nuove procedure ad alta complessità e la creazione di percorsi specializzati per le cure oncologiche fino al rafforzamento delle convenzioni con centri di eccellenza per garantire un accesso equo e di qualità alle cure. Nel maggio scorso ad esempio l’Usl ha proposto alla Regione la creazione di un Centro Cardiopatie Valvolari Interaziendale sulla base di una convenzione tra l’Ospedale Regionale U. Parini di Aosta e l’Azienda Ospedaliera dell’Ordine Mauriziano di Torino con l’obiettivo di diminuire i costi della mobilità per queste procedure, aumentando contemporaneamente l’attrattività della Cardiologia.
3 risposte
Adesso l’assessore di turno ci spiegherà che sono stati male interpretati i dati.
I politici si nascondono dietro un dito dopo decenni di “amici degli amici…”. Il risultato è che premiando questi e non i medici e i direttori sanitari meritevoli, molti medici validi se ne sono andati dalla Valle. I pazienti, che non sono fessi, se ne vanno pure loro, a cercare chi li sa curare.
Ma lei di che s’ impiccia che dalla Valle se n’è andato?
Questo articolo, preciso e puntuale, fotografa la sanità valdostana a pezzi. Grazie a quanti hanno contribuito a demolirla.