Quando Barbara Biasia Gex le chiama una a una e chiede loro di salire sul palco, la cosa più stupefacente sono gli sguardi delle persone che, sedute loro accanto, mai avrebbero pensato di trovarsi vicino a una protagonista del nuovo libro dell’autrice valdostana. Si alzano con fare timido, ma con la determinazione di chi ha combattuto o sta combattendo contro il cancro, con una forza che viene dall’io più profondo.
Il libro “Vivere e battersi per una giusta causa, per sé e per gli altri“, presentato mercoledì 8 marzo nel salone Maria Ida Viglino di palazzo regionale, è una raccolta di 30 storie, ma per rendergli giustizia sarebbe più corretto dire che è un inno alla vita, alla forza e alla determinazione delle protagoniste e dei protagonisti di questo viaggio corale che Barbara Biasia Gex ha poi condensato in un unico volume il cui ricavato servirà all’oncologia dell’ospedale di Aosta per acquisire il Dignicap, un caschetto che, attraverso l’ipotermia, contrasta la caduta dei capelli nelle pazienti in chemioterapia costrette, proprio dalle cure, a confrontarsi con un problema dai pesanti riflessi psicologici. E sono anche questi aspetti più psicologici della malattia che i protagonisti del libro raccontano mettendosi a nudo di fronte al mondo e portando la loro storia e la loro esperienza.
Se la malattia e il suo decorso corrispondono a un’interruzione della vita e a una sospensione della quotidianità per molte delle voci del libro, le parole che ritornano più sovente nei racconti sono la fiducia, la speranza, l’esistenza e la vita, qualcosa a cui tendere sempre senza pensare di essere soli, ma costruendo nella solitudine un ulteriore punto di partenza per battersi. Per sé stessi e per gli altri, esattamente come dice il titolo dell’opera.
Il volume, da oggi presente nelle librerie aostane e valdostane, vuole porre l’accento sulla necessità di umanizzare le cure oncologiche e rendere il percorso il più vicino possibile al paziente, cercando di sottolineare come il contatto con le persone e la vicinanza siano già un passo importante della terapia, come spiega l’autrice al suo terzo libro: “Bisogna chiamarli per nome i malati, ci vuole umanità“. Ed è lei stessa a chiamarli per nome, chiedendo loro di mettere in avanti la loro storia e la loro testimonianza perché tutti possano rendersi conto che battersi è una giusta causa e che aiutare questa causa è un gesto di estremo altruismo. Nelle storie delle donne che raggiungono Barbara sulla tribuna del salone regionale si mescolano attimi di profonda commozione e parole di delicata serenità, dove l’importanza di coltivare le relazioni e non dare nulla per scontato o il non voler mai più rimandare nulla diventano un inno alla vita e alla speranza di poter sconfiggere il male solo se uniti e coesi.