Il Collettivo studentesco d’alternativa in piazza per bloccare l’alternanza scuola-lavoro

La morte di Lorenzo Parelli, 18enne di Udine colpito da una trave mentre stava svolgendo uno stage aziendale gratuito previsto dall’alternanza scuola-lavoro, è stata “la goccia che ha fatto traboccare il vaso – spiegano dal Collettivo –. Chiediamo che quanto avvenuto sia occasione di riflessione perché gli studenti non sono lavoratori”.
Il Collettivo studentesco d'alternativa
Scuola

Anche dalla Valle d’Aosta si alza la protesta contro l’alternanza scuola-lavoro, le cui ombre sono recentemente tornate al centro del dibattito dopo la tragica morte di Lorenzo, a 18 anni, durante l’ultimo giorno di stage a Lauzacco, frazione di Pavia di Udine.

Oggi – 24 gennaio –, in piazza Chanoux, i cartelli lanciavano messaggi inequivocabili: “Conoscenze, non competenze”. “Scuola, non sfruttamento”. “Vogliamo studiare, non produrre”. A scriverli di proprio pugno è il Collettivo studentesco d’alternativa, che in una nota spiegava la ratio della protesta: “La scuola deve essere il luogo della cultura, non dello sfruttamento e del lavoro”.

La morte di Lorenzo Parelli, schiacciato da una trave mentre stava svolgendo uno stage aziendale gratuito previsto dall’alternanza scuola-lavoro, è stata “la goccia che ha fatto traboccare il vaso – spiegano Marta Canuto, Niccolò Maschio e Massimo Pacucci del Collettivo –. Chiediamo il blocco dell’alternanza-scuola lavoro, chiediamo che quanto avvenuto sia occasione di riflessione perché gli studenti non sono lavoratori”.

La riforma dellaBuona Scuola” – voluta nel 2015 dal Governo Renzi – “ha deciso che il ruolo della scuola non è quello di educarci e di aprirci alla conoscenza ma quello di insegnarci ad essere produttivi e appetibili per il mercato del lavoro”, spiega il Collettivo. Il che l’ha inserita in un sistema che dà valore alle persone solo se producono”, creando una “oppressione sistemica dove lo sfruttamento è legittimato, dove i salari sono bassi o inesistenti, dove la precarietà è normalizzata”.

“Siamo chiamati a produrre un curriculum – spiegano –, che farà media e concorrerà al voto dell’Esame di Stato. Già dal nome si capisce che veniamo trattati come lavoratori, delle ‘macchine di produzionedi voti. Contestiamo le modalità dell’alternanza scuola-lavoro, non si tratta di stage ma di sfruttamento per raggiungere i crediti necessari. L’attenzione si sposta dall’apprendere al produrre. Spesso non c’è una supervisione, non si parla più di studenti ma di lavoratori”.

“Chiediamo il blocco dell’alternanza scuola lavoro e del pcto (i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, ndr.) perché non vogliamo vivere una scuola che ci assuefà allo sfruttamento e che ci insegna che lavorare e produrre è più importante di essere e sapere”, si leggeva nella nota del Collettivo. Un effetto domino che fa sì che “le morti sul lavoro non sono tragiche fatalità ma sono morti strutturali e deliberatamente accettate dovute a un sistema che non si cura della sicurezza”.

Sistema che – dicono invece i ragazzi in piazza – “Non tiene conto della situazione di profondo disagio che vede la situazione peggiorare e che ha acuito le disuguaglianze. Invece, è fondamentale che la cultura sia alla portata di tutti”.

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