La Valle d’Aosta è la regione d’Italia con il numero maggiore di edifici scolastici dotati di mense scolastiche, pari al 72 per cento. Il dato emerge dall’ottava Indagine condotta da Cittadinanzattiva sulle refezioni. Secondo l’Anagrafe nazionale – spiega una nota dell’Associazione –, più di un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.865 su 40.133, è dotato di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea.
Infatti, nelle regioni del Sud, stando al report, poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (22 per cento nel meridione, 21 per cento nelle Isole) e la quota scende al 15,6 per cento in Campania e al 13,7 per cento in Sicilia.
“La differenza con le regioni del Centro (Umbria, Marche, Toscana, Lazio) e del Nord (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Veneto) è molto evidente – dice ancora Cittadinanzattiva –: 41,2 per cento e 43,1 per cento rispettivamente sono gli edifici dotati di mensa scolastica in quelle aree”.
Come detto, la regione con un numero maggiore di mense è la Valle d’Aosta seguita dal Piemonte (62,4 per cento), Toscana (59,6 pere cento) e Liguria (59,1 per cento).
La spesa media per le mense
La spesa media annua a famiglia in Valle d’Aosta – stando sempre all’indagine di Cittadinanzattiva – è di 80 euro al mese per figlio, sia per la scuola dell’infanzia sia per la primaria. La spesa media nazionale, invece, è di 85 euro per un figlio iscritto alla scuola primaria e 86 per uno che frequenta l’infanzia.
La regione mediamente più costosa è l’Emilia-Romagna con 108 euro mensili (lo scorso anno era la Basilicata) mentre quella più economica è, come nell’anno scolastico precedente, la Sardegna con 61 euro nell’infanzia e 64 euro per la primaria.
“Anche quest’anno – spiega l’Associazione – si registra un incremento delle tariffe seppur poco rilevante (circa l’1 per cento), con importanti variazioni però a livello regionale: la Sicilia registra un’importante crescita del costo a carico delle famiglie sia nella scuola dell’infanzia (+13 per cento circa) che in quella primaria (oltre l’8 per cento), mentre la Basilicata si segnala una riduzione significativa di circa il 6 per cento sia nell’infanzia che nella primaria”.
A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’infanzia sia per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro).
Fra le città metropolitane, si conferma il dato positivo di Roma che rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,60 euro in entrambi gradi scolastici.