“Questi sono tre numeri che forse molti di noi non conoscono e che dovrebbero farci riflettere: 250 milioni di bambini nel mondo non frequentano la scuola; 400 milioni non raggiungono i livelli minimi d’istruzione, cioè non sanno né leggere né scrivere; 1,5 miliardi di studenti sono inseriti in sistemi educativi “mediocri”, cioè fuori dalla top 20 mondiale dei paesi con le scuole migliori”.
E’ partita da questi dati, diffusi recentemente dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), la lunga analisi sullo stato di salute dell’istruzione nel mondo presentata ieri sera al Teatro Splendor di Aosta – tutto esaurito per l’occasione – da Nicolò Govoni, scrittore, giornalista e attivista per i diritti umani CEO dell’organizzazione non-profit Still I Rise che opera in otto Paesi, dando lavoro a circa cento persone nel mondo.
Alla sua prima volta in Valle d’Aosta, Govoni è stato accolto con un grande applauso dal pubblico presente in sala, composto in buona parte anche da studenti e insegnanti, e nella prima parte del suo lungo intervento, moderato dalla pedagogista, formatrice e counsellor Licia Coppo, ha subito affrontato di petto la questione dell’emergenza scolastica italiana: “Indovinate un po’ quale paese è fuori da questa top 20 di eccellenza delle scuole nel mondo?”
Anche in questo caso, i numeri parlano da soli. “In Italia uno studente su sette non arriva al diploma – spiega Govoni riprendendo i dati più recenti pubblicati dai principali quotidiani nazionali – mentre il 50% dei maturandi non raggiunge le competenze matematiche e linguistiche minime. Il livello di soddisfazione generale, rispetto alla scuola, è sotto il 50% per quanto riguarda tutti gli attori in gioco, dagli alunni agli insegnanti, per arrivare fino ai genitori”. Un primato poco invidiabile, però, lo conserviamo. “Siamo tra i primi al mondo per quanto riguarda il livello di ansia provato dai nostri studenti”, aggiunge Govoni.
“La nostra scuola è lacrime e sangue, paura e fatica, un luogo di passaggio freddo e ostile, estraneo alla nostra vita quotidiana, dal quale fuggire il prima possibile: come possiamo pensare che questo sistema faccia crescere, caratterialmente e culturalmente, dei bambini?”
Govoni con la sua associazione Still I Rise propone un nuovo modello, adottato e testato sul campo, è proprio il caso di dirlo, nei paesi del mondo in cui sta operando, che ribalta completamente alcuni dei cardini dell’istruzione attuale, in Italia come nel mondo.
Il modello Still I Rise e il progetto Rivoluzione 2030
La Scuola è Casa. Lo studente al Centro. L’insegnante è Mentore. Il Pensiero Globale. Sono questi quattro assi sui quali si sviluppa il modello di Still I Rise.
“Costruendo scuole curate nei minimi dettagli, usando materiali accoglienti, valorizzando gli spazi tramite l’uso della luce, disseminando cultura e orizzontalità in ogni angolo della struttura – ha continuato Govoni – abbiamo scoperto che, in una Scuola bella, lo studente va più volentieri, si sente visto, apprezzato, accolto, e impara più velocemente, con meno fatica. Non solo: di una Scuola bella, lo studente si fa anche carico. Sentendosi curato, cura a sua volta, e curando diventa proprietario. E così la scuola non è più semplice “scuola”. È la “sua” scuola. È casa. Questa filosofia si sostanzia nello spazio pedagogico della Sala Comune, il cuore pulsante di ogni nostra Scuola, un ambiente caratterizzato dal legno, dal vetro, dalle superfici morbide e accoglienti, dall’abbondante luce naturale, in cui ritrovarsi – studenti e insegnanti – durante il tempo libero, e trasformare l’esperienza scolastica dalla catena di montaggio dell’istruzione tradizionale alla realtà agricola della filosofia Still I Rise”.
Nel metodo Still I Rise, la lezione non è mai frontale. “L’insegnante è laterale, un facilitatore, uno strumento, un faro”, spiega Govoni. “Quella tra insegnante e studente è una dinamica equa in quanto entrambi hanno conoscenze pregresse da contribuire all’apprendimento. L’insegnante entra in classe con un obiettivo in mente e una domanda fondamentale per gli studenti. Ma nessuna risposta. Saranno gli studenti a usare le risorse disponibili – i libri, la tecnologia, gli uni gli altri e l’insegnante stesso – per trovare una risposta a quella domanda, ognuno forgiando un percorso differente, secondo la propria esperienza, cultura e sensibilità individuale. Alla fine, gli studenti condividono le proprie scoperte, arrivando a rispondere collettivamente al quesito posto, ognuno portando alla comunità informazioni e prospettive uniche, dando vita a un apprendimento policromo, ricco e individualizzato. Questa è una lezione costruttivista. È creatività, pensiero critico e democrazia – l’opposto dell’omologazione”.
Secondo Govoni, poi, per realizzare un apprendimento davvero innovativo, la tecnologia e le infrastrutture sono irrilevanti. “La chiave di volta è sempre l’insegnante. Nelle Scuole Still I Rise, l’insegnante è un membro della famiglia, e la scuola un luogo di protezione, di ascolto, di vera accoglienza. L’insegnante ha la flessibilità mentale e la capacità umana di porsi come figura autorevole (mai autoritaria) in classe ma anche come confidente e mentore al di fuori. Ogni studente, soprattutto in età adolescenziale, ha bisogno di adulti di riferimento che fungano da guide nel labirinto della vita. Spesso i genitori non possono svolgere questo ruolo perché allontanati, quasi rifiutati, seppur in modo temporaneo, dal ragazzo come parte del naturale processo di affrancamento e definizione del sé. Chi, quindi, si qualificherà come modello di riferimento, nella vita di un giovane?”
Rispetto al reclutamento degli insegnanti-mentori, Govoni svela di aver rivoluzionato il processo di selezione delle risorse umane: “Abbiamo messo a punto un nuovo sistema di reclutamento che, attraverso domande, test e prove pratiche, riesce a rivelare il fuoco, la fame, la passione del candidato, così da assumere non chi si sveglia e pensa: ‘Oggi vado a scuola’. Ma chi si sveglia e pensa: ‘Oggi vado a cambiare il mondo’.
Rispetto al Pensiero Globale, o la rivoluzione della Libertà, Govoni entra a gamba tesa sulla scuola ‘tradizionale’. “Seguire programmi ministeriali, offrire solo uno scorcio del mondo, in tutte le scuole del Paese, generazione dopo generazione – spiega – è fare politica. Ogni volta che forniamo alle giovani menti lo stesso pacchetto di informazioni predefinite per decifrare la realtà, noi non le stiamo liberando, lo stiamo controllando, e nel farlo, stiamo preservando lo status quo. A Still I Rise, noi insegniamo concetti, non contenuti. Non insegniamo le capitali del mondo, insegniamo il concetto di capitale. Non insegniamo Giulio Cesare, Carlo Magno e Hitler. Insegniamo il concetto di impero. Sarà poi lo studente a scegliere come acquisire quel concetto, attraverso gli esempi storici e geografici che più lo interessano, costruendosi un percorso individualizzato ed efficace. E se questo ti sembra impossibile, utopico, ripensaci: è già il metodo più diffuso nelle scuole più costose ed elitarie del globo, quelle in cui la classe dirigente forma sé stessa. Ed è qui che noi completiamo la nostra Rivoluzione: siamo i primi al mondo a offrire il percorso educativo più riconosciuto del Pianeta, il Baccalaureato Internazionale, ai bambini profughi e vulnerabili, gratuitamente. Per una scuola che liberi, anziché imprigionare”.
L’obiettivo di Govoni, dunque, è di esportare il modello Still I Rise nel mondo, entro il 2030, in linea con L’Obiettivo 4 l’Agenda delle Nazioni Unite, di “fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti.” “Per farlo – conclude – è necessario lavorare a livello globale, fornire pari opportunità di accesso all’istruzione, assicurare a studenti e studentesse la possibilità di imparare, giocare, crescere insieme, sentendosi al sicuro, coinvolti e partecipi”.
Chi è Nicolò Govoni
“Avevo 24 anni quando ho guardato l’ingiustizia negli occhi per la prima volta. Davanti a me, una scelta: stare a guardare o mettermi in gioco. Questa decisione ha cambiato la mia vita per sempre”. Sono passati dieci anni dal momento in cui Nicolò Govoni, giovane cremonese in cerca della propria strada, inizia la sua prima missione di volontariato nell’orfanotrofio di un piccolo villaggio dell’India. Un’esperienza di quattro mesi che poi diventano quattro anni, durante i quali si laurea in Giornalismo alla Symbiosis International University nella città di Pune e in cui autopubblica l’e-book “Bianco come Dio” per sponsorizzare l’istruzione dei bambini dell’orfanotrofio. Il libro diventa un caso editoriale e viene inserito da Rizzoli nelle proprie edizioni.
Poi Nicolò lascia l’India e si sposta a Samos, in Grecia, dove opera in un campo profughi. Qui nel 2018, insieme ad altre due volontarie sul campo, Giulia Cicoli e Sarah Ruzek, e a sette soci fondatori in Italia, fonda la l’organizzazione umanitaria Still I Rise e apre Mazì, la prima Scuola di Emergenza e Riabilitazione per bambini e adolescenti profughi dell’isola. Le condizioni disumane dell’hotspot portano Nicolò a scrivere il suo secondo libro, “Se fosse tuo figlio” (Rizzoli, 2019), una denuncia contro i soprusi perpetrati dalle autorità greche sui profughi. I proventi vengono destinati dall’autore a finanziare la costruzione di una nuova scuola in Turchia.
Sul finire del 2019 e per tutto il corso del 2020 e 2021, inizia il piano di espansione di Still I Rise sotto la direzione di Nicolò: aprono Scuole di Emergenza e Riabilitazione e Scuole Internazionali tra Turchia, Siria, Kenya e Repubblica Democratica del Congo. Still I Rise è la prima organizzazione al mondo a offrire, gratis, il Baccalaureato Internazionale ai profughi.
Nel 2020 Nicolò viene nominato per il Premio Nobel per la Pace 2020 da Sara Conti, membro del Consiglio Grande e Generale della Repubblica di San Marino, per il suo impegno a favore dell’educazione e della protezione dei bambini rifugiati. A giugno dello stesso anno, gli viene conferito il Premio CIDU per i Diritti Umani dal Ministero Italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per le sue attività di sensibilizzazione in tema di rifugiati e migranti.
Oggi Nicolò è scrittore, giornalista e attivista per i diritti umani CEO dell’organizzazione non-profit Still I Rise che opera in otto Paesi, dando lavoro a circa cento persone nel mondo.