Percorsi abilitanti per l’insegnamento del francese, l’Univda propone di attivarli in Valle d’Aosta

Se il Ministero darà il via libera, i docenti potranno formarsi in regione senza spostarsi. Previsti 30 posti per il percorso in presenza ad Aosta.
La rettrice Manuela Ceretta e Teresa Grange
Scuola

Per ora è una proposta. Se il Ministero dell’Università e della Ricerca la approverà potranno essere attivati anche all’Università della Valle d’Aosta, per l’anno accademico 2025-2026, i percorsi di abilitazione all’insegnamento del francese per i docenti delle medie e delle superiori. Un passaggio obbligato per chi vuole iscriversi al concorso per passare di ruolo che la scorsa primavera – tra ritardi ministeriali, tempi stretti e impossibilità di organizzare i corsi in Valle – aveva creato malumore tra gli insegnanti valdostani, costretti a formarsi fuori regione.

La richiesta di attivare i percorsi per il francese arriva dal senato accademico, riunito nel pomeriggio di ieri, venerdì 24 ottobre. “Siamo ancora in una fase preliminare –  spiegano la rettrice Manuela Ceretta e la professoressa Teresa Grange, delegata per la formazione degli insegnanti -. Abbiamo adottato un decreto d’urgenza da sottoporre all’approvazione del Ministero con cui ci impegniamo ad attivare interamente nel nostro ateneo i percorsi abilitanti relativi al francese nell’ambito del Cifis, il Centro interregionale per la formazione degli insegnanti secondari, il consorzio nato appositamente per erogare questo tipo di percorsi a cui abbiamo aderito due anni fa insieme ad altri atenei, come l’Università di Torino e del Piemonte Orientale”.

Non sono noti i tempi di risposta del Ministero ma se la proposta verrà approvata l’ateneo potrà ospitare nella sua sede di Aosta le lezioni in presenza del percorso, con 30 posti disponibili, mentre quelle online potranno essere seguite da casa. Per chi vorrà insegnare francese e diventare di ruolo non sarà più necessario spostarsi fuori regione per seguire i corsi. Chi, invece, è residente in Valle e deve frequentare altri percorsi abilitanti organizzati dal Cifis relativi a classi di concorso per cui la sovrintendenza ha rilevato un fabbisogno troverà dei posti riservati negli atenei piemontesi. Oltre alle lezioni in presenza e online, i percorsi di abilitazione prevedono anche dei tirocini che continueranno ad essere svolti nella regione.

“Nessuna università, nemmeno quelle più grandi, è in grado di offrire i percorsi di abilitazioni per tutti gli insegnamenti – spiegano Ceretta e Grange -. Per questo si sono sempre fatti degli accordi tra atenei ed è nato il Cifis. Proporsi per attivare nel nostro ateneo i percorsi abilitanti di francese è una scelta politica che è identitaria, perché valorizza il francese che ci caratterizza, e può essere attrattiva per chi è di fuori Valle. È un servizio che proponiamo volentieri ma per noi è uno sforzo organizzativo in più in termini di personale amministrativo, di docenti e di spazi e di risorse”.

È proprio per la carenza di personale amministrativo e di insegnanti che i corsi non si sono potuti attivare già lo scorso anno. “Gli uffici erano sotto organico per via di alcuni pensionamenti e ci mancavano i docenti. Non avevamo ulteriori risorse umane per garantire altre attività al di là dei corsi di laurea, che sono la nostra missione principale. Ora abbiamo reclutato e stiamo reclutando nuove persone”. A una situazione già complessa si sono aggiunti i ritardi ministeriali. I corsi sarebbero dovuti partire a gennaio ma i decreti attuativi sono arrivati tra fine febbraio e marzo, con il via alla formazione – da concludere entro agosto – soltanto ad aprile. “In certi casi gli insegnanti hanno dovuto frequentare le lezioni di sabato e domenica per finire in tempo“, aggiungono Ceretta e Grange, sottolineando come, dietro all’organizzazione dei percorsi abilitanti ci sia un sistema di norme da rispettare e procedure che non dipendono dai singoli atenei. Su questo aspetto, la scorsa primavera, i sindacati avevano accusato l’università e la Regione di “inerzia”.

“Con la Regione, l’assessorato e il Cifis c’è sempre stata la massima disponibilità per attivare i percorsi – dicono la rettrice e la delegata per la formazione degli insegnanti -. Spiace che ci sia stata difficoltà da parte degli altri interlocutori a comprendere questi vincoli normativi”.

Accanto ai percorsi abilitanti per il francese, anche quest’anno sarà possibile frequentare interamente in Valle – sempre in collaborazione con l’ateneo piemontese – anche il percorso di abilitazione su sostegno. A fronte di 30 posti disponibili sono in totale 13 gli iscritti, di cui 3 per le medie e 10 per le superiori. Lo scorso anno erano stati formati 52 nuovi insegnanti di sostegno. “Si tratta di studenti che sono formalmente iscritti a Torino ma che frequentano qui da noi per cui è l’ateneo piemontese che incassa le tasse e che ci autorizza a duplicare la formazione qui a nostre spese”. Il costo per l’ateneo valdostano è di circa 60.000 euro, ovvero “il costo di un ricercatore per un anno”. Al di là della spesa, in futuro sarà difficile per l’Università della Valle d’Aosta ampliare l’offerta dei percorsi di abilitazione all’insegnamento. “L’organico di cui disponiamo non è ad oggi sufficiente – conclude la rettrice -, se cresceremo perché no”.

3 risposte

  1. Vorrei sconfessare Ceretta e Grange, che raccontano quello che vogliono raccontare. Io mi sono abilitato a Milano e un mio amico a Torino e possiamo garantire che,oltre alle nostre Università, anche altre hanno attivato i percorsi abilitanti per quasi tutte le classi di concorso, comprese quelle dei laboratori per diplomati. Una realtà piccola come la Univda potrebbe proporre i percorsi almeno per le CDC più numerose rappresentate in Valle, limitarli solo al francese è davvero ridicolo e dimostra una visione priva di coraggio e di lungimiranza

  2. Concordo. Perché il francese si e le altre materie no? Pollice verso per l’Univda, che ragiona e opera in maniera asfittica e discriminante

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