Vini, succhi, marmellate e mieli, insaccati, dolci e molto altro ancora: ci sarà molta più Valle d’Aosta in Eataly, il marchio italiano che in poco più di quattro anni si è imposto sul mercato italiano e internazionale portando l’eccellenza delle produzioni enogastronomiche regionali ad una vasta platea di consumatori. Sono infatti 40 i produttori locali, sei dei quali già presenti da diverso tempo, che sono entrati a far parte della rete Eataly, grazie ad un accordo di collaborazione siglato tra il marchio e la Camera di Commercio valdostana, con la collaborazione dell’Amministrazione regionale.
L’operazione, del costo di 350mila euro per il 2012, permetterà alle produzioni locali di essere promosse e vendute sui ripiani dei tanti centri Eataly sparsi a macchia di leopardo in Italia e nel mondo. La recente apertura a New York, alla quale erano presenti anche le produzioni valdostane di 16 aziende locali, “è stata un successo – ha affermato Luca Baffigo, AD Eataly – basti dire che abbiamo una media di 20mila passaggi al giorno”. “Oggi il cibo di qualità è consumato dal 10% delle persone – ha spiegato ancora Baffigo – noi vogliamo portare il cibo di qualità al restante 90% della popolazione”. Eataly nasce infatti con l’intento di smentire l’assunto secondo il quale i prodotti di qualità possono essere a disposizione solo di una ristretta cerchia di privilegiati, poiché spesso cari o difficilmente reperibili. Il marchio nato nel 2008, riunisce un gruppo di piccole aziende che operano nei diversi comparti del settore enogastronomico proponendo il meglio delle produzioni artigianali a prezzi avvicinabili, riducendo all’osso la catena distributiva dei prodotti e creando un rapporto di contatto diretto tra il produttore e il distributore finale, saltando i vari anelli intermedi della catena. Il successo del marchio è testimoniato dai centri aperti: Torino, 2 Asti, 2 Bologna, 2 Genova, 3 Milano, Monticello, New York, Pinerolo, 8 a Tokyo e molte altre in previsione entro il 2013.
“Eataly esprime qualità e la Valle d’Aosta per questo motivo non poteva mancare – ha esordito Nicola Rosset, Presidente della Camera di Commercio valdostana – non abbiamo l’abito per esportare ma abbiamo prodotti di sostanza e il gioco di squadra funziona, come testimonia questa operazione in cui crediamo molto”. “Oggi siamo di fronte ad un turismo molto preparato – ha aggiunto l’Assessore regionale al Turismo, Aurelio Marguerettaz – che vuole qualità. Un partner come Eataly potrà valorizzarele produzioni valdostane ma non solo. Questa è solo una partenza, non è l’arrivo, ora ognuno dovrà sostenere il proprio fardello, portando avanti con impegno e professionalità il proprio compito. Mettersi insieme è un valore aggiunto”.
L’operazione siglata con Eataly ha infatti anche un riscontro turistico: oltre ai prodotti enogastronomici presso i punti vendita di Torino, Genova e Bologna la Valle d’Aosta si presenterà con le proprie proposte vacanza e di breve soggiorno, con lo slogan “Preferisci lo sci o la tavola? Noi abbiamo tutti e due”. Inoltre in base ad un accordo tra Assessorato al Turimo e l’Agenzia Liberi tutti, che si trova all’interno di Eataly Lingotto, e dal mese di aprile anche a Roma, saranno proposti pacchetti vacanza in Valle alla clientela.
La filosofia che Eataly adotta è duplice: da un lato si trova l’offerta dei prodotti, sia sotto forma di distribuzione che sotto forma di opportunità di ristorazione, mentre dall’altro esiste un discorso impostato sulla didattica. Quest’ultimo aspetto riassume la vera originalità di Eataly e costituisce il punto di partenza per instillare nel consumatore una corretta percezione della qualità. Proprio su questo punto Costantino Charrère, in rappresentanza dei produttori locali, che hanno promosso con soddisfazione l’operazione della Chambre, ha evidenziato prendendo parola tra il pubblico: “Bisogna far passare anche il concetto di “fatica” legato alle produzioni enogastronomiche locali: in Valle sono necessarie ad esempio per la filiera del vino 1200 ore/ettaro, in Australia 40 ore. Questo giustifica costi più alti ma a fronte di una qualità alta delle nostre produzioni. Il lavoro agroalimentare inoltre è anche gestione e architettura del territorio, il prodotto crea dunque un valore aggiunto che se messo in rete con la cultura e il senso di ospitalità può diventare una rete formidabile”.