“Si dice che noi valdostani siamo un po’ testoni, anch’io sono così, devo sempre andare fino in fondo ad ogni mia scelta, a costo di sbagliare, non mollo”. Arianna Follis deve sicuramente molto al proprio carattere determinato, che le ha consentito, gradino dopo gradino, di arrivare in cima. Ringraziando tutti gli amici, parenti, familiari, colleghi, vicini e autorità accorsi a Gressoney Saint Jean per renderle omaggio e festeggiare con lei l’addio alla carriera, l’azzurra dello sci alpino ha utilizzato molte volte la metafora della scala su cui occorre avanzare lentamente e a fatica per raggiungere i propri obiettivi. Il fondo non è uno sport per velocisti incontenibili e impulsivi di talento, ma per atleti robusti sul piano anche mentale, capaci di resistenza e affidabilità. Niente colpi di testa per Arianna: anche il suo addio allo sport, ben ponderato, lo dimostra. Ha abbandonato di propria iniziativa la carriera proprio nel momento di massimo fulgore. Così l’impronta del suo passaggio è più marcata, la memoria dei successi e dei risultati è più viva che mai.
Gli amici hanno realizzato per lei un video riassuntivo della sua parabola sportiva, che non ha conosciuto una fase discendente. Brindisi, anzi, prosit, applausi e un vero e proprio tifo sfegatato hanno accompagnato la proiezione, che si è svolta durante la festa allo Sport Haus di Gressoney Saint Jean. I giovani sciatori hanno accolto il suo arrivo con un picchetto d’onore fatto con gli sci, le autorità e le società sportive l’hanno premiata ripetutamente, ringraziandola. Ma soprattutto, tantissime persone l’hanno abbracciata, salutata, dimostrandole un affetto che non è mai venuto meno, anche se l’atleta di casa oramai ha messo radici in provincia di Modena, dove vive con il marito.
Intanto cresce una nuova generazione di sciatori, promesse che in qualche caso sono già state almeno in parte mantenute. Tra questi, Francesco De Fabiani, Greta Laurent, ma soprattutto Federico Pellegrino, bronzo ai Mondiali junior nel 2010, nello sprint a tecnica libera, sul podio in Coppa del Mondo, e secondo nello sprint di Liberec lo scorso gennaio. Durante la festa per Arianna Follis, il ventenne valdostano, gran raccontatore di aneddoti, tirato per la giacchetta, ha preferito prudentemente rifiutare l’ideale passaggio di testimone. “Calma, non corriamo, è un peso, una responsabilità troppo grande” ha esclamato. “Ho ottenuto dei buoni risultati, e spero di riuscirci ancora, e di crescere. Ho avuto la fortuna di gareggiare con Arianna per una stagione, e l’ho osservata il più possibile, prima e dopo le gare, per imparare il più possibile. Il suo esempio è e rimane fondamentale”.