Anestesista valdostano: “Abbiamo lavorato in un clima insopportabile, tra scosse e spari di pistola”

La testimonianza di Marco Sarboraria, medico anestesista all’ospedale Parini di Aosta, appena ritornato da Haiti. Era partito il 17 gennaio, cinque giorni dopo il sisma assieme ai Medici senza frontiere.
L'ospedale dove ha lavorato Marco Sarboraria
Società

Marco Sarboraria, medico anestesista all’ospedale Parini di Aosta è appena ritornato da Haiti. Era partito il 17 gennaio, cinque giorni dopo il sisma assieme ai Medici senza frontiere.

“Stavamo 14 ore al giorno in sala operatoria, dopodiché si faceva la riunione giornaliera, per organizzare il lavoro del giorno successivo. Le ore che avanzavano dormivo”. Era questo il ritmo delle giornate di Marco Sarboraria ad Haiti. Sarboraria è medico anestesista al Parini di Aosta, da 7 anni fa parte dell’organizzazione Medici senza frontiere. Il 17 gennaio, cinque giorni dopo il sisma, aveva già fatto le valigie per andare a portare la sua professionalità ai terremotati. “Lavoravo nell’ospedale Choscal, dove ero già stato nel 2007. L’ospedale si trova nel centro di una bidonville di Port au Prince, l’abbiamo messo in piedi noi, e in un secondo tempo, quando abbiamo visto che era già ben avviato l’abbiamo affidato al locale Ministero della Salute, dopo il sisma siamo tornati lì ad operare e abbiamo ripreso il controllo della struttura”.

In tutto nell’ospedale Choscal ci sono 4 équipes mediche che facendo i turni riescono a garantire la massima efficienza possibile.
“Ci siamo trovati di fronte soprattutto a persone con fratture di diverso tipo, fratture aperte e esposte, molte infette. Nei casi più gravi la priorità è la vita del paziente, e spesso l’unica via è l’amputazione”. La squadra di Medici senza frontiere, accanto al Choscal, ha messo in piedi un altro piccolo ospedale di supporto, rivolto soprattutto alle donne incinte, in cui si offrono servizi di ostetricia.

Lavorare, e soprattutto operare, ad Haiti in queste settimane non è semplice. “In primis per le continue scosse, che certo non aiutavano a tranquillizzare le persone e poi per la violenza. C’è stata un’enorme escalation violenta che ha interessato Haiti. Dopo il terremoto molti criminali sono usciti dalle carceri, e si sono riformate band criminali. Più delle scosse davano fastidio i continui spari, anche a livello psicologico. E accanto alle fratture abbiamo dovuto fare i conti, sempre più, con feriti di arma da fuoco. Ad essere colpiti sono spesso dei bambini, che si sono trovati nella traiettoria del proiettile. Quando l’emergenza terremoto sarà passata rimarrà quella della criminalità, che continua a fare vittime”.

Ieri, il 3 gennaio, Marco Sarboraria è rientrato ad Aosta. In sette anni ha preso parte a più di 10 missioni, “la maggior parte in Africa”.

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