Il nome è la combinazione tra young e jungle, a richiamare la complessità emotiva, relazionale e identitaria che caratterizza l’adolescenza. Una “giungla” nella quale – spesso – i giovani stessi riescono, e possono, aiutarsi tra loro meglio di quanto faccia un adulto.
È da queste basi che, anche in Valle d’Aosta, è stato lanciato il progetto Youngle, il primo servizio pubblico di ascolto e counseling dedicato agli adolescenti e da loro stessi interamente gestito, sotto la supervisione di educatori ed esperti di comunicazione.
Progetto che, in undici anni di attività, è già presente con 11 centri attivi in 15 regioni d’Italia e che ha coinvolto, ad oggi, circa 15mila tra ragazze e ragazzi con oltre 20mila conversazioni online.
Sì, perché Youngle parte proprio da dove meno te l’aspetti: l’online. “Una determinate di questo progetto – ha detto in conferenza stampa il dottor Gerardo Di Carlo, direttore del Servizio per le Dipendenze dell’Usl – è proprio la valorizzazione di uno strumento spesso demonizzato, il web. Perché è ambivalente, come tutti gli strumenti, è un luogo in cui è possibile alienarsi e perdersi ma è anche una risorsa, fonte di aggregazione positiva”.
Nel dettaglio, prosegue il Direttore del Ser.D, “viene introdotta una redazione di peer educator, formati e supervisionati da psicologi ed educatori, che aprono pagine social su tematiche di salute, creatività, tempo libero. Da un lato c’è valorizzazione delle abilità del giovane nell’aiutare il coetaneo, dall’altro l’intercettazione precoce di un eventuale disagio ma anche le risposte a temi che mettono in difficoltà gli adolescenti senza arrivare alla patologia, come la sessualità, le relazioni, la scuola, la famiglia”.
Tutto parte da un’app
“È un servizio attivo – dice invece Juri Nervo, presidente della onlus EsseriUmani –. Abbiamo ragazzi che hanno scelto di far parte del team di peer di Youngle, che si sono formati sull’app e sui contenuti che vengono co-costruiti con loro. I giovani che usufruiscono dell’app possono porre ogni tipo di domanda. I peer forniscono le risposte o le chiedono ad un supervisore. È un servizio attivato tendenzialmente due volte a settimana, dalle 20 alle 22, ovvero quando i ragazzi sono generalmente un po’ più ‘soli’.
App – ovviamente – dall’accesso anonimo, libero, senza dati sensibili.
Per questo, si aprono i “reclutamenti” anche in Valle, come spiega ancora Nervo: “Oltre agli incontri nelle scuole (il progetto rientra anche nei Pcto, l’ex alternanza scuola-lavoro, ndr.), è possibile proporsi e partecipare, inquadrando un apposito QR Code, candidandosi come peer. Il 18 ottobre, inoltre, si svolgerà alle 17.30 una call to action negli spazi di Plus (l’ex Cittadella dei Giovani) rivolta ai giovani, con un piccolo infresco per presentare progetto e reclutare i ragazzi”.
“È un progetto al quale teniamo molto che ci è piaciuto anche dal punto di vista metodologico – ha aggiunto l’assessore alla Sanità Carlo marzi –, ovvero trattare i temi mettendo i giovani al centro facendo sì che siano loro a parlarsi alla pari. Credo che questa sia la ‘chiave di volta’ in un momento storico in cui vengono meno, sempre più, i vincoli comunitari. E questo rende le persone sempre più sole, ed i giovani e gli anziani sono quelli che patiscono di più”.
“Il servizio è rivolto a tutti gli adolescenti, non solo quelli con problemi – chiude Di Carlo –, ma anche a quelli vivono la solitudine o che attraversano un momento di difficoltà. Intercettare un adolescente in difficoltà, che ha problemi relazionali, sentimentali, di famiglia, è fondamentale. Ci rivolgiamo a tutti coloro i quali abbiano voglia di raccontarsi ad un coetaneo che può avere risposte utili per lui”.
Il progetto, finanziato con fondi vincolati del Ministero della Salute, vede un investimento in Valle d’Aosta di 99mila euro Iva inclusa.
Qualche numero in Valle
Intercettare i disagi degli adolescenti – in Valle ma non solo – non è semplice. O, per dirla ancora con il dottor Di Carlo, “l’adolescenza è una fase fisiologicamente problematica, di crisi evolutiva, è una fase di passaggio. Al suo interno ci sono situazioni difficili da interpretare, confuse con le fasi dell’adolescenza stessa. È difficile fare una diagnostica corretta e ‘agganciare’ il giovane che ha relazione con l’adulto, a volte, anche fisiologicamente conflittuale”.
A livello valdostano, il direttore del Ser.D spiega che nella struttura “i dati ci dicono che nel primo semestre del 2024 abbiamo avuto 49 utenti della fascia di età tra 0 e 19 anni. Se la allarghiamo a 24 anni diventano 117. L’anno precedente, il 2023, erano 35 nella fascia 0/19 e 94 in quella 0/24. C’è un incremento, non spaventoso ma c’è”.
Nel dettaglio, “la maggior parte degli utenti arriva da noi per l’uso di sostanze, a volte un po’ di abuso. Ad esempio: cannabis più farmaci più ‘abbuffata alcolica’. Ma – ammonisce Di Carlo – usare le categorie di diagnosi di adulti su un giovane non funziona. Non arrivano da noi i ‘tossicodipendenti’. Il ragazzo non ha una franca astinenza, riconosce molto meno di un adulto di avere un problema. E ‘agganciarlo’ diventa difficile”.