Aspettare il rientro a Pechino per aiutare la “sua” Cina

La studentessa valdostana attende il rientro in Cina per proseguire gli studi e immaginare un progetto di aiuto ai più colpiti dalla crisi post covid-19
Lilia Dakhlaoui
Società

Lilia Dakhlaoui è una studentessa aostana in Cina, rientrata per le vacanze del Nuovo Anno cinese a gennaio, attende ancora il rientro a Pechino, ma il suo cuore e la sua testa sono sempre in Asia ed è per questo che sta immaginando, grazie anche ai suoi studi, un progetto in aiuto di chi verrà colpito più duramente dalla crisi post emergenza. La sua storia parte però dalla quarta superiore e dall’avventura che le ha cambiato la vita: “Ho partecipato durante l’anno scolastico 2016/2017 a un programma di scambio con Intercultura e da lì è iniziato il mio piccolo amore con la Cina. Sono poi tornata ad Aosta per la quinta superiore, ma avendo dovuto affrontare un paio di difficoltà nel reinserimento si è poi rafforzato ancora di più il mio rapporto con la Cina e ho deciso quindi di frequentare l’università in là. Ho migliorato man mano le mie competenze nella lingua e sono riuscita così a ottenere una borsa di studio all’università che sto frequentando ora, l’Alibaba Business School, dove studio commercio digitale con un focus molto sociale, cioè, tra le altre cose, come utilizzare il commercio digitale per diminuire la povertà”.

L’esperienza di Lilia è anche un’avventura umana e culturale in un paese che in questi giorni è sotto i riflettori per via della pandemia Covid-19, situazione che al momento impedisce il rientro nel paese adottivo alla giovane studentessa: “Sono tornata ad Aosta i primi di gennaio, quando ancora non si sentiva troppo parlare del Covid-19, o, almeno, non era tanto discusso quanto adesso. Sarei dovuta rientrare agli inizi di febbraio, ma a causa della situazione sono dovuta rimanere qui. Ora stiamo frequentando le lezioni online e non appena ci verrà comunicato di poter tornare tornerò in Cina a proseguire i miei studi”.

In Cina Lilia ha diversi contatti locali e amici rimasti nel paese della Grande Muraglia che la aggiornano sull’evoluzione della situazione e sullo stato dell’epidemia, ma la sua voglia di tornare non è mai stata messa in discussione, nemmeno nei momenti peggiori che la sua terra adottiva ha attraversato da gennaio a oggi: “Molti dei miei compagni di classe non sono rientrati nei loro paesi, molti amici e tutti gli insegnanti ovviamente sono cinesi e sono rimasti in Cina. Ero rientrata in Italia per le vacanze del nuovo anno Cinese, inizialmente ci era stato comunicato un rientro posticipato di una settimana, ma al momento si tratta di un rinvio a tempo indeterminato, quindi non so ancora quando potrò rientrare”.

Lilia Dakhlaoui
Lilia Dakhlaoui

La voglia di rientrare a Pechino non è minimamente in discussione per Lilia, che attende solo disposizioni ufficiali a riguardo e si informa continuamente sullo stato dell’emergenza: “La situazione in Cina si è stabilizzata quasi completamente, e la vita sta già tornando alla normalità. I negozi stanno riaprendo, e la gente sta tornando a lavorare. Si può forse addirittura dire che la situazione al momento sia più critica in Italia, rispetto che in Cina. La ragione per cui noi studenti internazionali non abbiamo ancora potuto fare ritorno è la minaccia dei contagi di ritorno, non la presunta instabilità della Cina”.

Nessuna paura per la propria salute, ma un forte senso di incertezza per quel che sarà e per come la società cinese e mondiale si troveranno ad affrontare il post pandemia è comunque nei pensieri della studentessa aostana: “Personalmente al momento ho la fortuna di non dover temere troppo per la mia salute, sono più preoccupata per il possibile prossimo collasso della società e dei servizi sanitari, mi preoccupa il tasso di disoccupazione che cresce e crescerà a dismisura dopo questa crisi e mi preoccupano tutte le piccole attività commerciali che non riusciranno a riprendersi”. Affrontando questi pensieri Lilia, che studia principalmente soluzioni per limitare il divario dell’ineguaglianza sociale dal punto di vista economico, ha cercato di iniziare a lavorare a questo: “Per questo ho iniziato questa ricerca su come individuare risoluzioni a problemi post emergenza; vorrei cercare di capire di che cosa ha bisogno veramente la gente e provare a proporre una soluzione tangibile dal basso, da un cittadino all’altro. Forse è un po’ troppo ambizioso, ma penso sia positivo cercare di oltrepassare i propri limiti, soprattutto in queste circostanze dove c’è davvero bisogno di un aiuto”.

Nell’ottica di aiutare il paese che la ospita in maniera tangibile, Lilia fa ovviamente determinate riflessioni su come l’emergenza e la quarantena siano state affrontate in Asia rispetto all’Italia: “Secondo me è abbastanza chiaro a tutti come i cinesi siano generalmente, e siano stati in questa situazione più in particolare, molto più disciplinati degli italiani. Come è stato detto dall’équipe cinese a Roma, c’è ancora tanta gente in giro che pensa di essere più furba, ma in realtà mette in serio pericolo se stessa e le persone più a rischio, come per esempio gli anziani e gli immunodepressi. Allo stesso tempo, però, quest’esperienza ci sta insegnando a riscoprire i valori e la forza della comunità e credo sia fondamentale per la nostra società”.

 

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