Il sole ritorna. Lo cantavano i Beatles nella loro celebre Here comes the sun e lo celebra Cogne, in questo 27 luglio, nel corso di una torrida giornata estiva che, per la località ai piedi del maestoso Gran Paradiso, diventerà presto storia. Perché la storia è fatta dalle persone, dagli individui, dai singoli, ed è quello che ha dimostrato questo paese alla Valle d’Aosta e più in generale all’Italia in una manciata di settimane dalla tragica alluvione che in una notte ha spazzato via una porzione di comune e le aspettative di una stagione estiva.
Quello che però non ha spazzato via l’evento alluvionale è la caparbietà dei cogneins che, sin da subito, si sono ritrovati, più compatti di prima, per ripartire. Il motto #Cognenonsiferma è realtà: nel Comune, con la riapertura della strada, Cogne si mostra più unita e coesa di prima e forte di una comunità che, di fronte al disastro, ne esce ancora più accogliente e autentica.
La strada, riassestata in maniera importante fino a Cogne Veulla, ma con un paesaggio riconoscibile dai più, cambia radicalmente in Valnontey, certamente una delle zone più colpite, sul quale si stanno concentrando i grandi sforzi in questi giorni e che sembra irriconoscibile anche ai residenti. Nella località proprio ai piedi dell’unico 4000 italiano della Valle d’Aosta la devastazione prende forma, ma è proprio qui che lo spirito dei cogneins si fa sentire maggiormente, come traspare dalle parole di Fabrizio Cherubini, gestore del ristorante Valnontey: “Certo, è stata dura. Vedere un paesaggio completamente spazzato via nel giro di una notte non è stato semplice, ma i lavori e gli sforzi che sono stati messi in atto hanno salvato le attività e le persone. Noi fortunatamente avevamo già messo in campo dei lavori importanti per la nostra struttura e questi hanno pagato perché in quei giorni non abbiamo subìto nessun danno. Dopo alcuni giorni ci siamo spostati verso Cogne paese anche per nostra figlia che comunque aveva bisogno di socialità e di normalità, ma a parte questo possiamo dirci fortunati nella sfortuna”. La bimba ha 4 anni e la prima cosa che ha chiesto ai genitori è di poter tornare alla fontana di Leutta, uno dei luoghi di incontro dei bambini della Valnontey, ma che, purtroppo, non esiste più se non nei ricordi. Così come il parco giochi in prossimità delle piste da fondo e di gran parte della meravigliosa natura del luogo.
Non per questo la Valnontey cessa di esistere, anzi: “Appena è stato possibile tornare, grazie alla messa in sicurezza del ponte sulle piste da fondo e del territorio – spiega Fabrizio -, siamo tornati qui e le prenotazioni ci sono. Sono fiducioso, abbiamo clienti che vengono a Cogne e da noi da tantissimo tempo e so che, nonostante alcune disdette, torneremo a lavorare a regime”.
In centro a Cogne la situazione sembra essere tornata alla normalità. I turisti che passeggiano nelle vie principali, i tanti escursionisti e i bikers lo dimostrano: il turismo cognein, il cui zoccolo duro è composto da ospiti affezionati che tornano da decenni, non sta scomparendo, ma sembra rinascere ancora più forte, come spiega Laura Roullet, proprietaria dello storico Bellevue: “Sicuramente questo è un momento che ci dà serenità dopo 3 settimane molto impegnative. Abbiamo ricevuto tantissime testimonianze di affetto da parte di tutti e quindi siamo felici di poter ripartire e avere un inizio di estate più serena. Dopo lo shock iniziale per la ferita di vedere questa natura che tutti noi amiamo così danneggiata, come i veri montanari sanno fare ci siamo rimboccati le maniche e tutti abbiamo contribuito ai lavori; oggi posso dire di essere molto fiera di far parte di questa comunità perché ognuno ha dato quello che poteva, chi il tempo, chi il savoir faire, chi i mezzi e devo dire che nessuno si è mai lamentato o arrabbiato. Tutti abbiamo lavorato a testa bassa per poter riaprire”.
Diversi i turisti che hanno raggiunto Cogne molto presto in mattinata (tra di loro anche chi non se n’è mai andato), e per questi la risposta è una sola: Cogne è talmente bella che non venire è un peccato, ma soprattutto è una questione di cuore e di appartenenza. In molti si sentono di dire che non si aspettavano nulla di diverso da una comunità caparbia e tenace come quella dei Cogneins, gente abituata al lavoro e che pronta a far fronte anche alle situazioni più dure. Tra chi ha scelto la località anche due neo sposi, Flavio Serra e Raffaella Zurzolo, che non hanno minimamente preso in considerazione l’opzione di disdire o posticipare la loro festa riponendo fiducia totale nella riapertura della strada. Oltre ai tanti ospiti italiani non sono mancati i mercati principali del turismo ai piedi del “Granpa”: belgi, svizzeri e francesi hanno finalmente ripercorso la strada che da Aymavilles li ha ricondotti a Cogne per le vacanze estive.
Cogne è finalmente ripartita e lo ha fatto mettendoci tutte le forze di una comunità che sa unirsi quando l’obiettivo è grande e comune, con la consapevolezza che anche se la strada potrebbe essere in salita arrendersi non è un’opzione.
Una risposta
se mettessero la stessa velocità a fare i lavori anche quaggiù tra i comuni mortali avremmo le strade d’oro.