Ha preso il via oggi all’Ospedale regionale Umberto Parini di Aosta la sperimentazione del farmaco antivirale Remdesivir della Gilead Science, già utilizzato contro le infezioni da Ebola, ma anche contro altri coronavirus, come Sarse Mers.
“Pare sia di buona efficacia – sottolinea il Direttore del Reparto Covid-19 Giulio Doveri – ma anche qui entriamo in un territorio poco esplorato, perché gli studi sono limitati nel tempo”. Oltre al Remdesivir, a due pazienti risultati positivi sono state date anche alcune dosi di Tocilizumab, il farmaco della Roche utilizzato per la cura dell’artrite reumatoide. “Ne abbiamo ordinate altre, ma devono ancora arrivare. Stiamo andando quindi avanti con la terapia standard che si fa in tutti gli ospedali”.
Al momento sono circa una ottantina i posti letti occupati da pazienti Covid-19 dei 108 disponibili. “Potremmo arrivare ad aggiungerne ancora altri 25”. Ieri si era inizialmente ipotizzato di aprire il settimo reparto Covid-19 “poi abbiamo fatto bene a non attivarlo, perché è servito più per altri pazienti non Covid”. Fra i ricoverati tanti anziani, ma anche “giovani sotto i 30 anni e senza patologie pregresse” racconta Doveri. Diversi i degenti che necessitano dei caschi respiratori. “Mai come ora stiamo utilizzando così tanti litri di ossigeno”.
La riorganizzazione dell’Ospedale Parini è costante “anche perché la soluzione immaginata oggi non è detto che vada bene anche dopodomani”.
Al momento sono stati organizzati tre percorsi, uno per i pazienti che non sembrano avere il virus, uno per i pazienti che hanno il virus e un altro per i pazienti negativi al virus. “Bisogna sperare che le ondate si stabilizzino, anche perché le risorse che abbiamo sono definite e non possiamo inventarci altro. Sopratutto speriamo che il sistema entri in equilibrio e che le persone nuove da ricoverare prendano il posto di quelle che dimettiamo”. Uno sforzo in tal senso è chiesto anche alle famiglie dei degenti. “Sappiamo che c’è un certo timore nell’accogliere di nuovo in casa pazienti positivi, ma questo è il momento in cui tutti dobbiamo fare uno sforzo. La comunità deve far squadra e adattarsi, come lo stanno facendo molto professionalmente tanti medici e infermieri, che si sono adattati in questa situazione, lavorando, soprattutto chi deve indossare le tute protettive, in condizioni molto stressanti. “