Davide Aterini, nato nel 1991 ad Aosta e vissuto tra Nus e Quart, è cresciuto fin da piccolo con lo sguardo rivolto oltre la Valle d’Aosta, verso la lontana Australia dove nonni e zii si erano trasferiti tempo prima. Così, ottenuto il diploma all’ISITP Manzetti, ha rimandato l’iscrizione all’università, preferendo lavorare in un supermercato e mettere da parte i soldi per quella che sarebbe stata solo la prima di una serie di esperienze all’estero. “Volevo imparare meglio la lingua inglese e anziché andare in Inghilterra o negli Stati Uniti, ho deciso di andare in Australia, visto che avevo lì molti parenti. All’inizio volevo stare solo tre mesi, poi sono stato più di un anno, lavorando e frequentando un corso di lingua”.
Nasce così la passione per le lingue e per la comunicazione, che lo spinge a iscriversi l’anno seguente al corso di laurea triennale in Lingue e comunicazione per l’impresa e il turismo all’Università della Valle d’Aosta. “Era perfetto per me grazie al focus sull’internazionalizzazione, visto che prevedeva la doppia laurea in Francia e la possibilità di fare uno stage al terzo anno. Nel corso c’erano ragazzi che venivano da tutta Italia, i valdostani costituivano solo il 10% degli studenti. L’ho trovato un corso completo e a tutto tondo, che mi ha dato una solida base per la magistrale”.
Durante la triennale, Aterini accumula così altre due esperienze all’estero: un anno in Francia e uno stage di sei mesi in Nuova Zelanda. Finita la triennale, però, si ripropone la stessa indecisione che lo aveva colto dopo la maturità. Così, la scelta è di nuovo quella di prendersi un anno di tempo per lavorare, questa volta in un negozio di articoli sportivi, e mettere da parte i soldi per la specialistica all’estero. Prima di iniziarla, presso la Copenhagen Business School, Davide ha ancora qualche mese di tempo per un altro breve periodo all’estero: “Prima di trasferirmi in Danimarca, ho lavorato per 3/4 mesi in Spagna nell’ambito degli eventi e della comunicazione. Poi finalmente ho iniziato la magistrale a Copenhagen, dove mi sono specializzato in International business”. In Danimarca, Aterini sperimenta fin da subito il livello elevato di welfare che permette di frequentare l’università gratuitamente: “Lavorando 12 ore la settimana, si accede a un sussidio universitario di 800 euro netti al mese per sostenere gli studi, che integra lo stipendio vero e proprio”.
Al termine della magistrale si pone il quesito che determinerà le sue scelte future: tornare in Italia o restare all’estero? A decidere per lui è stata la pandemia di Covid: “Stavo cercando lavoro anche in Italia, poi è scoppiata la pandemia e, visto che in Italia la situazione sembrava più problematica, ho deciso di aspettare a tornare. Ho trovato lavoro nel 2020 in un’azienda farmaceutica e, dopo aver cambiato diverse aziende, ora lavoro nella trasformazione digitale”.

In Danimarca, Davide sperimenta condizioni di lavoro vantaggiose che confermano ogni giorno l’accortezza di quella scelta fatta anni prima. “Al di là del lato economico, qui il mondo del lavoro è molto più flessibile e dà più fiducia anche a chi non ha ancora esperienza. In Italia devi fare tanta gavetta, con contratti che vacillano, tra stage e precariato. Ho amici in Italia che sono andati avanti così per due o tre anni, mentre in Danimarca sei subito assunto con contratto regolare, contributi pensionistici e molti benefit”.
Il primo di questi è la flessibilità nella gestione del lavoro: “Non ho un capo che mi dice cosa fare, ma sono trattato da pari e se voglio lavorare da remoto o prendermi ferie posso farlo avvisando anche con poco anticipo. Posso quindi gestire il lavoro per conto mio: l’importante è raggiungere gli obiettivi richiesti”. Il lavoro da remoto, in un settore come il suo, era già diffuso prima della pandemia: “Le aziende di grandi dimensioni lasciano molta libertà ai dipendenti. Trovo molto rigido il sistema per cui gli impiegati debbano sempre lavorare in ufficio anche quando potrebbero farlo da casa, quasi come se dovessero essere controllati e non fossero considerati degli adulti responsabili”.
Anche nella sua carriera lavorativa, Aterini continua a viaggiare, visto che si occupa della parte Italia, Francia e Spagna per la sua azienda. Ma il trentaquattrenne si sposta spesso anche per motivi personali, trascorrendo intere settimane di lavoro da remoto in Valle d’Aosta o in Spagna, dove vive suo fratello e dove in inverno si trasferiscono i suoi genitori: “Per questi brevi periodi non ho bisogno di richiedere le ferie, che così conservo per le vacanze vere e proprie, quando voglio staccare dal lavoro”.
Quando non è in giro per l’Europa, Aterini vive a Copenhagen a mezz’ora dall’ufficio in bicicletta, mezzo di trasporto che ha ormai sostituito l’automobile. Qui ha comprato un appartamento e vuole acquistare casa con la sua ragazza, contando di non spostarsi ancora per molti anni. “Mi piacerebbe tornare in Italia, ma, viste le gerarchie ancora forti, penso sia un posto dove lavorare quando si ha molta esperienza, in modo da essere trattati meglio. Penso che potrei tornare sul finire della mia carriera, oppure spostarmi definitivamente per la pensione, ma al momento non trovo una grande attrattività nel tornare”.
Certo, la vita in Danimarca non esclude lati negativi: “Come è risaputo, è un posto molto freddo con temperature basse, ma per me non è così deleterio e in fondo l’estate arriva per tutti. Poi mancano la cultura italiana e la lingua, quindi uno non si sente mai a casa o a proprio agio, ma secondo me c’è di peggio”.
