“E’ un ricco antipasto, in attesa di nuovi dossier ancora più corposi. L’ospedale regionale è una miniera d’oro, basta avere pazienza e scavare un po’”. Stefano Ferrero, uno dei portavoce dell’associazione Libero Pensiero, lo ha promesso: a settembre e ottobre ne vedremo delle belle. Per il momento, nell’ultimo dossier, “Un coup de chaleur en Vallée d’Aoste” si parla di caldo e di incendi, temi più che mai d’attualità in questo torrido agosto. Ieri sera si è svolto un incontro pubblico sul tema. Nessuno scoop, purtroppo, per i giornalisti presenti: il contenuto del dossier era già stato consegnato in anteprima a La Stampa, che l’ha pubblicato sabato. Intanto l’Alp ha inviato una lettera al prefetto, affinché prenda in esame la situazione e decida se e come intervenire. Sono due essenzialmente i punti chiave del documento: il primo riguarda l’assenza di impianti di condizionamento in molti reparti dell’ospedale regionale, e il funzionamento apparentemente inadeguato di alcuni degli impianti nuovi. Nell’agosto del 2009 un turista milanese denunciò, dopo la morte della madre, le condizioni del reparto di geriatria, definito una pericolosa fornace. In un anno la situazione è migliorata, e al Beauregard sono stati installati degli impianti in geriatria e gastroenterologia, mentre ginecologia, ostetricia e pediatria ancora aspettano. La situazione è simile nella sede di Viale Ginevra, con alcuni reparti, come terapia intensiva, climatizzati, e altri, come le aree chirurgiche, ancora no. “Come mai i lavori vanno così a rilento?” chiede l’Alp a gran voce. “Anche ammesso che i lavori si concludano, una volta tanto, nei tempi previsti, ovvero entro il 2012-2013, non possiamo lasciare lavoratori e malati in questa situazione” ha commentato Ferrero. “Noi non ci inseriamo nella polemica legata alla scelta di ampliare l’ospedale esistente invece che costruirne uno nuovo” ha voluto precisare Giovanni Battista De Gattis, altro esponente dell’Alp. “E’già stata fatta una scelta, i lavori sono iniziati, ed è inutile discuterne ancora, per noi. Semplicemente, da cittadini, vogliamo un ospedale sicuro per tutti”.
La seconda parte del documento è dedicata alle misure di sicurezza anti-incendio. Le normative parlano chiaro: il decreto legislativo 81/2008 prevede che venga svolta un’esercitazione antincendio almeno una volta l’anno. L’ospedale regionale non ne effettua una da dieci anni. I rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), individuati per legge tra i dipendenti sindacalisti, denunciano la situazione dal 2007, chiedendo a gran voce al direttore generale Riccardi di dare il via alle esercitazioni. Stefania Riccardi, nel 2009, ha inviato una richiesta ai vigili del fuoco, chiedendo di effettuare esercitazioni in tutti i presidi ospedalieri regionali. Dopodiché non si sa più niente. La palla passa da un campo all’altro, senza che nessuno si assuma veramente la responsabilità dell’inadempienza. “Decidere come e quando fare le esercitazione spetta all’azienda” sostengono i VVFF. Certo, come ha spiegato Anita Monbelloni, responsabile della struttura Prevenzione e protezioni Usl, un’evacuazione totale dell’ospedale non sarebbe possibile, dal momento che molti pazienti non possono muoversi. Nel frattempo, intanto, è stato aumentato il personale destinato a formare una squadra di emergenza, che a breve sarà formata per intervenire in caso di incendio.
Restano comunque molti interrogativi senza risposta: eseguire un’esercitazione antincendio in un ospedale non sembra un’impresa difficile a tal punto da costituire una limitazione, dal momento che le strutture di tutta Italia ne effettuano normalmente una tutti gli anni, se non addirittura due, per scrupolo. I pazienti allettati vengono spostati di reparto in reparto, seguendo una logica precisa, studiata a tavolino dal piano elaborato dai vigili del fuoco. Infatti mai come in caso di incendio contano la rapidità, l’organizzazione, l’esperienza, la formazione. Il sistema di intervento deve funzionare come un orologio, un meccanismo ben oliato dove tutti sanno cosa fare, chi ascoltare, dove andare. L’ospedale regionale è ben lontano dal potere fornire questo tipo di garanzie ai valdostani. Invochiamo il dio della pioggia, e chiediamogli di tenere le fiamme sempre lontane dai reparti.