Elisabetta Tillier, classe 1995 di Sarre, inizia il suo percorso al Liceo Linguistico di Aosta. Nella vita è sua abitudine prendere le decisioni importanti per esclusione, perché spesso non è certa di sapere cosa vuole ma ha le idee chiare su ciò che sicuramente non vuole. Già durante il terzo e quarto anno Elisabetta pensa a cosa fare una volta diplomata e la scelta di iscriversi a Giurisprudenza parrebbe chiara.
Conseguito il diploma e valutando, però, la mole di impegno necessario per quel tipo di percorso, opta per proseguire sulla strada tracciata dal Liceo e si iscrive a Lingue all’Università di Torino. Dopo qualche mese, tuttavia, si rende conto che questa scelta non è quella giusta e così decide di tornare sui suoi passi e si trasferisce alla facoltà di Giurisprudenza. Al terzo anno, Elisabetta coglie l’opportunità di trascorrere un anno all’estero, in modo da fare esperienza e ottenere la doppia laurea.
Inizia così la sua avventura a Nizza: “Ho trascorso un anno bellissimo, ho avuto modo di confrontarmi con un approccio allo studio molto diverso da quello a cui ero abituata, più pratico. Basti pensare al fatto che si studiava sugli appunti presi in classe durante l’analisi di casi concreti, piuttosto che sui libri”.
Quest’esperienza non sarà che la prima lontana dall’Italia. L’anno successivo, infatti, partecipa alla European Law Moot Court Competition, un progetto a cui aderisce l’Università di Torino e durante il quale si svolge una simulazione processuale, dalla scrittura delle memorie sino alla discussione del caso davanti alla giuria, composta da esperti del mondo del diritto. A questo progetto Elisabetta, insieme alla sua squadra, lavora per sei mesi e approda a Leiden, nei Paesi Bassi, per la fase finale.
L’anno successivo, il quinto e ultimo, Elisabetta decide di partecipare a un altro progetto, che la porterà a trascorrere un periodo a Cipro, il cui focus è sul waste management relativo alla gestione dei rifiuti elettronici.
Nel 2020 Elisabetta si laurea, purtroppo durante il periodo di pandemia, ma gli amici, tutti collegati su teams, non le fanno certo mancare il calore di una festa, seppur online. Giunta l’ora di tuffarsi a capofitto nel mondo del lavoro, Elisabetta ha nuovamente le idee chiare su cosa non fare e questo è la pratica forense, che la costringerebbe a lavorare gratis per ancora parecchio tempo dopo gli studi.
Dovendosi muovere tra le restrizioni legate alla pandemia, approfitta per fare qualche supplenza di Diritto in sostituzione di quella che era stata la sua insegnante al Liceo. Non appena possibile, però, Elisabetta, sostenuta da François, il ragazzo conosciuto a Nizza divenuto poi suo fidanzato, decide di partire per il Belgio, candidandosi per una posizione offerta dal programma Eurodyssée: “Il Belgio mi è sembrato da subito un buon compromesso, mi trovavo a metà strada tra la mia famiglia e il mio fidanzato. Ho lavorato per sei mesi presso Inter – Environnement Wallonie, un’organizzazione nella quale mi occupavo di ricerca in diritto ambientale. Durante questa esperienza ho capito che volevo diventare una lobbista. All’estero le lobbies non sono viste in maniera negativa come in Italia, bensì si occupano di influenzare le decisioni della politica nell’ottica di un determinato interesse”.
Per specializzarsi maggiormente, Elisabetta si iscrive a un Master in Comunicazione e Lobbying nelle relazioni europee e internazionali presso la SIOI – Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale.
Al termine di queste esperienze, per Elisabetta si aprono diverse prospettive lavorative, come quella presso il Comitato europeo delle regioni, ma accetta una nuova avventura in qualità di Policy Analyst – Ocean and Climate Specialist presso Europe Jacques Delors, l’organizzazione di colui che fu uno dei padri fondatori dell’Unione Europea, nonché Ministro e Presidente della Commissione Europea.
“Si tratta di un’azienda prestigiosa, faccio parte di un ‘think tank’, un gruppo di esperti che si occupa di analizzare e trovare delle soluzioni per una determinata tematica o problematica. Nello specifico, facciamo dei monitoraggi legislativi sul tema dell’ambiente, agro alimentare, del commercio verde e degli oceani, collaboriamo, tra gli altri, con l’Unione Europea e produciamo delle pubblicazioni che, visti i titolari della nostra organizzazione, sono molto seguite e tenute in considerazione da chi deve poi portare avanti delle politiche sul tema. Le nostre sono raccomandazioni e hanno l’obiettivo di riuscire a influenzare le decisioni“.
La tematica ambientale rappresenta da sempre un interesse molto forte per Elisabetta, come si poteva già evincere dalla sua tesi di laurea in Diritto ambientale e internazionale. Un ambito, quello ambientale, in cui Elisabetta vorrebbe rimanere anche nelle sfide future: “Le tematiche energetiche e ambientali mi interessano molto anche al di fuori del lavoro. Spero di riuscire ad occuparmi anche in futuro di questo settore, magari all’interno di un’organizzazione lobbista”.
Elisabetta lascia comunque le porte aperte alle prossime opportunità: “Non so ancora se mi fermerò a Bruxelles. Mi piacerebbe costruire una famiglia e avere dei figli, che vorrei crescere in un luogo bello come quello in cui sono cresciuta io, quindi come la Valle d’Aosta. Purtroppo, per continuare a fare quello che faccio, in Italia sarei costretta a trasferirmi in una grande città e oltretutto dovrei accontentarmi, sia a livello di opportunità di crescita che in termini di remunerazione. In ogni caso, non escludo prima o poi un rientro. Sono un’orgogliosa patriota e tengo sempre un tricolore appeso all’armadio in casa, ma in ogni caso vedo questa possibilità ancora lontana”.
12 risposte
Io invece trovo questo tipo di articoli di un provincialismo assoluto, che poi non fanno nemmeno più notizia perché la regione e il Paese intero sono pieni di coetanei della ragazza che sono andati a studiare/lavorare/ vivere all’estero, la loro è la generazione degli expat!
Lobby:
‹lòbi› s. ingl. [dal lat. tardo laubia (lo stesso etimo dell’ital. loggia); propr. «loggia, tribuna», e quindi «tribuna del pubblico (in aule parlamentari)»] (pl. lobbies ‹lòbi∫›), usato in ital. al femm. (e comunem. pronunciato ‹lòbbi›). – 1. Termine usato negli Stati Uniti d’America, e poi diffuso anche altrove, per definire quei gruppi di persone che, senza appartenere a un corpo legislativo e senza incarichi di governo, si propongono di esercitare la loro influenza su chi ha facoltà di decisioni politiche, per ottenere l’emanazione di provvedimenti normativi, in proprio favore o dei loro clienti, riguardo a determinati problemi o interessi: le lobby degli ordini professionali, del petrolio. (…) https://www.treccani.it/vocabolario/lobby/
Diceva Albert Einstein a proposito del successo:
“Cerca di diventare non un uomo di successo ma piuttosto un uomo di valore.”
Ciao Anti-Lobbista, sono la protagonista dell’articolo.
Grazie del tuo commento, che trovo tuttavia un po’ troppo critico nei confronti dei miei valori personali, che tu non conosci.
Una cosa che ho imparato nella mia (brevissima per il momento) esperienza lavorativa è che chiunque per sopravvivere dinnanzi ad un’istituzione, ha bisogno di persone che si interfaccino con quell’istituzione, che portino le loro idee cercando di influenzare l’adozione di determinate decisioni politiche.
È vero anche che, come hai ripreso tu nella citazione della Treccani, la maggior parte delle Lobby conosciute sono legate al petrolio, alle armi, al tabacco.
Tutte cose non proprio vicinissime ai miei valori personali, e quindi lobby per le quali preferirei non lavorare e per le quali al momento non ho mai lavorato.
Ti assicuro però che ce ne sono molte altre. Nel Registro per la trasparenza (consultabile pubblicamente sul sito dedicato) ce ne sono circa 12.443 solo in Europa, per cui le tematiche difese sono le più diverse, come puoi facilmente immaginare.
Spero di non dovermi mai ritrovare nella posizione di scegliere tra la carriera e i miei valori personali, ma vista l’educazione che ho ricevuto, sono certa che non avrei alcun problema a sacrificare la prima per rispettare i valori in cui credo fermamente.
Aggiungo inoltre che nella mia visione, forse un po’ naïf della democrazia che funziona davvero, i politici dovrebbero fare il bene dei cittadini mentre le lobby dovrebbero fare il bene delle aziende, e in una situazione di questo tipo, ci sarebbe un bilanciamento dato dal fatto che nessun politico dovrebbe rinunciare al bene comune di cui è difensore per fare un favore a qualche lobby.
Buona serata!
Buongiorno Elisabetta,
la frase citata nel mio precedente commento, non voleva essere in alcun modo una critica personale o offensiva nei Suoi riguardi. Ma bensì una esclusiva valutazione sul concetto esistenziale in generale. In quanto tale frase, appunto, rappresenta ampiamente il mio libero pensiero. E quest’ultimo, ovviamente: rimane sempre opinabile.
Peraltro, da vero amante della Democrazia quale sono, ritengo giusto il non criticare mai le scelte individuali altrui. Considerando specificatamente il fatto che, ognuno di noi è libero di fare ciò che meglio crede per se stesso e per la rispettiva vita.
In ultima analisi, colgo l’opportunità per augurarle buona giornata e buona vita.
La prossima domenica vorrei leggere di un’operaio che lavora in fabbrica, grazie.
Ciao Luca, sono la protagonista dell’articolo.
È vero, sarebbe bello leggere anche di un operaio che lavora in fabbrica perché sicuramente valdostani che lavorano in fabbrica in un altro paese esistono e sono certa che anche loro abbiano una storia da raccontare.
Sono convinta che Alex farà un bel lavoro e troverà le persone giuste, anche operai.
Peraltro, nella mia famiglia non ci sono dottori, né avvocati, per cui apprezzo il tuo commento a favore di categorie diverse, ma altrettanto importanti!
cattivamente si potrebbe dire che un patriota che lavora per un organismo europeo e’ come un pellerossa che combatte per i cowboys, ma da che pulpito viene la mia predica…
Dio, patria e lobbismo.
Ri-ciao Luca.
No, non mi sentirei mai di mettere il lobbismo tra le cose più importanti per me.
La famiglia rimane, ed è uno dei pilastri della mia vita.
Buona serata!
Ciao Pierluigi, sono la protagonista dell’articolo.
Ti invito a leggere il commento precedente destinato ad Un Anti-Lobbista perché penso possa essere legato anche al tuo.
Buona serata!
E un’altra grande testa nata in Valle d’Aosta che se ne va…la Valle è la fucina di talenti che fanno la fortuna di altri posti. Il rovescio della medaglia è che leggere notizie del genere spinge i giovani valdostani a scappare …perché qui non hanno futuro.
Ciao Marco, grazie del tuo commento e del tuo complimento!
Purtroppo sono d’accordo con te sulla VdA e la sua incapacità di far fronte a certe problematiche.
Andare a vivere all’estero non è una scelta facile perché comprende una serie di sacrifici che non tutti sono disposti a fare e che chi decide di fare sa quanto siano difficili..Per questo mi auguro che un giorno la classe politica valdostana (e più in generale quella italiana) capisca davvero la gravità di questa situazione e decida di intervenire, non con aiuti o bonus, ma con delle modifiche sostanziali ad un sistema che non è più sostenibile. Non credo esista una soluzione semplice ad un problema complesso, per cui credo davvero che l’unica soluzione debba nascere dal dialogo tra tutte le forze politiche, al di là del colore, perché questo è un problema che riguarda tutti, e soprattutto il futuro di tutti.
Buona serata!