“È stato emozionante ricominciare dopo due anni senza fiera, stanotte ho dormito poco per l’agitazione, per l’adrenalina!” esclama Cristina Costalaia, allieva della scuola d’intaglio di Pont-Saint-Martin. “È bello essere tornati” asserisce Andrea Guglielmetti, artigiano di Verrayes che lavora il rame. “Per essere la prima fiera dopo il Covid sta andando bene” dice Guido Gradizzi di Saint-Christophe. “Bisogna dare degli input per iniziare e secondo me questo è l’ideale” afferma Piergiuseppe Paoloni “Se qui è andata bene ad Aosta andrà meglio ancora!”
Donnas ce l’ha fatta: la Fiera di Sant’Orso ha avuto luogo, a marzo invece che a gennaio, ottenendo successo. Gli espositori si rivelano contenti di ritrovare l’atmosfera di condivisione e incontro alla quale erano fedeli, sorpresi dall’affluenza di persone che è stata maggiore di quella che si aspettavano ma non stupiti dalle poche vendite.
La felicità del ritorno della Petite Foire
“Non venire alla Fiera l’anno scorso non è stato bello” dice Claudio Ferrari, che lavora la pietra ollare. “Spesso delle idee ci vengono proprio parlando con chi viene a vedere”. Saltare Sant’Orso è stato un peccato anche per Gradizzi, che è da 35 anni che espone: “Ci tenevo a fare una continuità il più longeva possibile”. “Tutto ci era mancato!” dichiara Ornella Cretaz, insegnante di una scuola d’intaglio: “Siamo ben felici di essere qua. Per me e per i miei 24 allievi è fondamentale esserci”.
Per Ettore Merlet di Châtillon è stato riprendere a fare “una cosa che aspettavamo da tanto tempo, rivedere le vecchie conoscenze, clienti, amici…”. “La fiera è un momento di riscontro col pubblico, io faccio delle cose che a qualcuno possono non interessare mentre altri ne vanno matti” sostiene Piergiuseppe.
“È anche un’occasione per farsi vedere” aggiunge Ettore. “Prima un signore si è fermato per chiedermi se potevo fare un pezzo come voleva lui, se fossimo stati a casa, al massimo, per chiedermi qualcosa mi telefonava un conoscente”. “Sono felice di essere qua, mi tornano molti ricordi. Riuscire a partecipare di nuovo alla fiera è bello” dice Laura Bosonin della cooperativa Lou Dzeut di Champorcher.
“Oltre al meno freddo, non trovo altre differenze!” osserva Vilma, moglie dell’artigiano Paolo Paris, specializzato in giocattoli in legno. Armando Blanc di Fénis dice: “Sta andando bene, c’è tanta gente, fa caldo, si sta bene, qualcosina si vendicchia”. “La cosa bella di farla in primavera è la luce, la gente secondo me apprezza, di solito alle 5 si smontava tutto ma quest’anno secondo me restiamo di più” pensa Cristina. Gli artigiani si complimentano con l’organizzazione: “Sono stati dei grandi, si sono presi tante responsabilità”.
Affluenza minore del solito ma maggiore delle aspettative
“Non è la fiera degli altri anni però per iniziare va bene” riconosce Guido Gradizzi, riferendosi al flusso di persone minore: “Ci metteremo un po’ di tempo a tornare alla fiere di due anni fa. Si vede che la gente ha ancora paura, passano abbastanza veloci, hanno la mascherina…”.
Vilma ammette che “è più percorribile”. Piergiuseppe descrive: “Non è come due anni fa ma sta andando bene, la gente c’è, stamattina il borgo era quasi pieno, io trovo che sia stato un bel risultato”. “Di solito ci sono 15 giorni di stacco dalla fiera di Aosta, questa volta solo una settimana, quindi molti aspetteranno direttamente Aosta” riflette Ferrari.
Tuttavia, molti artigiani testimoniano di vedere le persone interessate e che molte si sono fermate a chiedere informazioni e fare complimenti. “Anche se pochi comprano è bello partecipare, comunque la gente è interessata, chiede, si informa” dice Laura Bosonin. Dietro un banco, si sente commentare: “È un dono, poi lo migliori ma è un dono…”. I complimenti fioccano. “C’è meno gente” ripete anche Sebastiano Yon; intanto due persone nell’arco di tre minuti chiedono il prezzo di una sua opera. “Non pensavamo ci fosse così tanta gente, ho sentito parlare anche dei francesi” dice Ornella.
E dal punto di vista economico?
“Io qualcosa ho venduto, non molto, ma tra la guerra, la paura, il Covid e l’aumento dei costi la gente spende meno. In più io sono specializzato in grolle e con la storia della pandemia questo non è un pezzo interessante!” nota Piergiuseppe. “Secondo me tutto sommato per l’ambiente che c’è va bene, e chi reclama si sbaglia”.
“La situazione non permette alle persone di comprare cose non necessarie”, ammette anche Ettore Merlet: “Si vendono le cose piccoline, quelle di valore è difficile che si vendano. Siamo tutti con le mani legate, la gente comprerebbe se non ci fossero problemi economici”.
“Si vende meno, ma qualcosina si vende. Immaginavamo già potesse essere su questa linea” dice Ferrari. “Adesso nessuno ha niente in mano: una volta vedevi passare tanti fiori, cestini…la gente non ha più le stesse possibilità”, osserva Laura Bosonin. Andrea Guglielmetti, invece, svela: “Per il momento sono andate bene le vendite”, mentre Ornella Cretaz: “Nessuna vendita. Guardano e apprezzano”. Carla, in visita alla fiera, rivela che “compreremo sicuramente un galletto e forse un tatà”.
“Le ere sono sempre state così: si va giù e poi si torna su. O almeno, io ci credo. Se no finirebbe tutto!” ragiona Guido.