Tempi duri, questi, per chi è nato – ed è sbocciato – proprio all’insegna di quell’assembramento ormai diventato parola “tabù”, quindi prima che il “ciclone Covid-19” irrompesse nelle vite di tutti.
Emergenza sanitaria che ha monopolizzato il dibattito, lasciando sullo sfondo il problema impellente – che forse un po’ distrattamente sta facendo capolino sul serio anche sui tavoli che contano – dei cambiamenti climatici.
Se ne ricordano, invece, le ragazze ed i ragazzi di Fridays for Future, che dopo oltre un anno e mezzo di attività e iniziative, sono tornati questa mattina dove tutto è cominciato: in piazza, scioperando dalla scuola per chiedere attenzione sul clima, sì, ma risposte e soprattutto decisioni politiche.
Pochi, circa una cinquantina, ma agguerriti. Con gli slogan ed i cori di sempre e con altri nuovi, che puntano il dito contro una televisione – e per estensione i media in generale – troppo spesso disattenti sulla questione climatica o concentrati maggiormente su altro.
E una sicurezza, gridata anche se il “fiume umano” degli anni passati sembra lontano, figlia di un fattore tempo che si fa sempre più risicato per salvare il salvabile “Non esiste un pianeta b”.