Cento anni tondi, uno spirito vivace e curioso e una passione divorante per la lettura (senza alcun bisogno di occhiali): nata a Parigi nel 1912, da una famiglia originaria di Perloz, trasferitasi in Valle a quattro anni, per non lasciarla più, Yvonne Costaz è un po’ il simbolo di una generazione di valdostani che ha attraversato le turbolenze novecento, la custode di una memoria legata al territorio e alla sua storia. E’ la più anziana ospite della microcomunità di Gaby, che proprio ieri ha festeggiato la fine dei lavori di ampliamento e adeguamento della struttura. Le massime autorità politiche, civili e militari della regione, ma soprattutto molti abitanti di Gaby e dei paesi circostanti hanno voluto assistere di persona a questo momento, allietato dalle note della Società Filarmonica Regina Margherita di Gaby.
L’ex albergo Regina, già da molti anni trasformato nella Maison Regina, che è uno dei fiori all’occhiello del sistema di servizi che si occupano degli anziani. La capienza è passata da 15 a 25 posti letto, grazie all’ammodernamento della struttura preesistente ed alla realizzazione di una nuova ala. La struttura è quindi stata classificata, sulla base degli standard regionali, come struttura di terzo livello sanitarizzata, per cui rappresenterà, a livello distrettuale, il punto di riferimento per l’assistenza di anziani non autosufficienti.
I lavori, realizzati con fondi regionali, sono inseriti in un più vasto piano di trasformazione delle strutture socio assistenziali che, nate negli anni ’80, sono progressivamente diventate delle strutture sanitarie più complesse e adatte all’utenza non autosufficiente. Entro il 2015, tra l’altro, è previsto l’aumento dell’offerta complessiva di posti letto disponibili, che arriveranno ad essere 1182.
Il principio di fondo è quello di accudire l’anziano nel suo contesto di vita originario, senza sradicarlo dalla comunità di appartenenza. Per questo motivo esistono molte strutture disseminate in un territorio caratterizzato da paesi di piccole dimensioni. “All’inizio degli anni ’80 – ha ricordato Rollandin durante l’inaugurazione – era stato ipotizzato un altro scenario, ovvero il trasferimento di tutti gli anziani in un’unica struttura, il Beauregard, concepito come un servizio di geriatria. La scelta finale è stata un’altra, meno economica, ma decisamente più rispettosa e adatta alle esigenze di tutti”.