Ghiaccio e fuoco, come gli agricoltori proteggono i frutti dalle gelate

09 Aprile 2021

Da qualche giorno stanno comparendo sui social alcune immagini suggestive dei fiori di melo ghiacciati durante le scorse notti. Non si tratta di un fenomeno totalmente naturale ma è una tecnica agraria che prende il nome di irrigazione antibrina.

Il caldo della settimana passata ha accelerato il processo di sviluppo delle gemme da frutto che in quasi tutte le località della Valle d’Aosta sono arrivate allo stadio della prefioritura, quando la gemma, detta in gergo tecnico bottone rosa, raggiunge lo stadio più sensibile e delicato.

Per fare in modo che le basse temperature non danneggino il fiore, alcuni agricoltori sono ricorsi all’irrigazione antibrina.
“Questo sistema – spiega l’Agronomo della Cofruits Mathieu Carlin – che può sembrare un’assurdità, sfrutta il fatto che l’acqua, passando dallo stato liquido a quello solido, sprigiona calore.” Quindi una volta che la temperatura scende sotto zero si attivano gli irrigatori che permettono la creazione di una sorta di guscio di ghiaccio intorno al fiore. Una volta che lo strato di ghiaccio si è formato, l’irrigazione continua a rimanere accesa per fare in modo che il calore dell’acqua corrente, che si aggira intorno ai tre gradi, mantenga il fiore ad una temperatura che oscilla tra i meno uno e gli zero gradi.
Considerando che la temperatura critica, sotto la quale non è più possibile impollinare il fiore, si aggira intorno ai meno due gradi, questo meccanismo si rivela particolarmente efficace. Nonostante questo, il sistema antibrina non è particolarmente diffuso nella nostra regione sia perché sbalzi termici di questa portata non sono molto frequenti e sia perché i canali di irrigazione si stanno attivando proprio in questo periodo e quindi, racconta Mathieu Carlin, “l’acqua non è sufficiente per irrigare in contemporanea tutti gli ettari di frutteto che servirebbero.”

“I danni – continua Carlin – ci saranno sicuramente ma ora è troppo presto per poterli quantificare. Anche l’anno scorso è avvenuto un episodio simile ma ha avuto una portata meno consistente poiché la gelata non è stata preceduta da un’ondata di caldo che ha comportato la fioritura.” Inoltre, uno degli effetti che più preoccupa gli agricoltori è che il freddo e il vento di questi giorni non permettono alle api di volare e quindi di impollinare i fiori che si sono dalle basse temperature notturne.

L’azienda Grosjean invece, se non si è dovuta preoccupare per i vigneti che in questa fase non risentono delle basse temperature, si è dovuta comunque attivare per quel 15% di terreno agricolo dedicato alla coltura di alberi da frutto. “Abbiamo utilizzato una candela antigelo – riporta Hervé Grosjean– che posizionata ogni venticinque metri quadrati garantisce un microclima più caldo rispetto all’esterno. Le candele sono state accese verso le 3.30 del mattino, quando la temperatura era più bassa e sono state poi spente alle 8.30 quando il sole ha riscaldato l’aria di qualche grado.”

Tirando le somme, Grosjean dice che “Certamente così facendo abbiamo salvato parte della produzione ma il costo di quest’ultima è aumentato notevolmente, quasi più del 10%. Anche per noi i danni sono difficili da calcolare adesso”, anche perché, fa intendere Grosjean, non si esclude che durante questa primavera possano ripresentarsi eventi di questo tipo.

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