Giornata internazionale dell’ostetrica: come è cambiata la professione in Valle d’Aosta

Istituita nel 1987 dalla Confederazione Internazionale delle Ostetriche, la Giornata internazionale dell'ostetrica si festeggia ogni anno il 5 maggio. Molte sono le sfide che questa professione deve affrontare, dalla denatalità, alla carenza di personale e alle difficoltà legate alla pandemia.
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Istituita nel 1987 dalla Confederazione Internazionale delle Ostetriche, la Giornata internazionale dell’ostetrica si festeggia ogni anno il 5 maggio. Molte sono le sfide che questa professione deve affrontare, dalla denatalità, alla carenza di personale e alle difficoltà legate alla pandemia. Cambiamenti che stanno modificando anche il lavoro delle ostetriche e degli ostetrici valdostani, in una regione dove le nascite sono ai minimi storici. 

“L’anno scorso abbiamo avuto 800 parti scarsi, mentre dieci anni fa ne registravamo 1000/1200. Dopo l’incremento maggiore dovuto alla chiusura del punto nascita di Ivrea, abbiamo assistito a un progressivo decremento fino a una quota stabile di 700/800 parti l’anno”, informa Christine Vicquéry, coordinatrice ostetrica della Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia. Sebbene il calo di nascite sia evidente, in questi primi mesi del 2022 è stato registrato un lieve aumento di una trentina di parti rispetto ai dati corrispettivi del 2020 e 2021. Ma potrebbe trattarsi di una variazione casuale, destinata a non mantenersi costante nei prossimi mesi.
Altre, però, sono le problematiche maggiori, a cominciare dalle nuove modalità di lavoro territoriale stabilite a seguito della pandemia. Le spiega Stefania Fazari, Coordinatrice Ostetrica infermieristica dell’Ausl Valle d’Aosta: “Dal 2019 si è deciso che per continuità assistenziale il neonato deve essere preso in carico da noi ostetriche nel post nascita. Non in tutte le realtà italiane le ostetriche seguono i neonati sul territorio, noi invece accogliamo la diede mamma-bambino che viene dimessa precocemente dall’ospedale, dopo 48 ore anziché 60, a causa del covid. Così iniziamo fin da subito, in alternanza col pediatra, i controlli in consultorio, uno a settimana per le prime 6 settimane e poi uno al mese fino ad un anno di vita, offrendo sostegno all’allattamento, valutazione e cura del neonato”.

Si tratta di un cambiamento che ha portato ad una riorganizzazione del lavoro e che ha fatto emergere ancora di più la storica carenza del personale ostetrico valdostano. Proprio per la forte riduzione del personale, fenomeno comune a tutte le professioni sanitarie, molte attività un tempo affidate alle ostetriche ora hanno subito delle limitazioni. “Non riusciamo più a svolgere l’educazione sessuale nelle scuole”, spiega Fazari, “e, laddove non abbiamo ridotto le attività, le abbiamo modificate, come è avvenuto ai corsi pre-parto, che ora si fanno online. Una modalità che ovviamente non può soddisfare il bisogno delle mamme di incontrarsi e di vivere insieme l’esperienza della gravidanza”. 

Ad intrecciarsi con la forte carenza di personale è stato il covid, che è stato però affrontato con resilienza e volontà di garantire dei parti il più possibile “normali”, nonostante le restrizioni. Così, dopo un periodo di chiusura iniziale, si è consentito nuovamente l’accesso in sala parto al padre del neonato, per salvaguardare quel momento fondamentale della vita a cui questa professione si dedica con passione. 

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