I 4000 di Carlo Gobbi: alpinista a soli 10 anni

Carlo Gobbi ha la montagna nel cuore e anche nella storia della famiglia, ma a 10 anni è riuscito a conquistare già diverse cime che rendono ogni impresa qualcosa di davvero particolare.
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Società

Solo 10 anni e un palmares che fa invidia a molti amanti della montagna. Carlo Gobbi ha la montagna nel cuore e anche nella storia della famiglia, ma a 10 anni è riuscito a conquistare già diverse cime che rendono ogni impresa qualcosa di davvero particolare.

A 9 anni, nel 2018, un primo 4000 davvero importante: la Piramide Vincent, quota 4215 m sul livello del mare. Qualcosa di impegnativo per gli amanti della montagna che la praticano da tempo e un’avventura incredibile per Carlo: “Ero un po’ preoccupato prima della partenza e durante la salita, ma ero molto felice di avvicinarmi all’obiettivo che avevo”.

La storia della famiglia di Carlo è da sempre intrecciata con l’alpinismo e la montagna intesa come sfida tra l’uomo e la natura, parliamo della famiglia Gobbi che da decenni è a capo dell’azienda Grivel di Courmayeur: “La montagna è una storia di famiglia – spiega Oliviero Gobbi, padre di Carlo -, (il bisnonno e trisnonno di Carlo erano guide a Courmayeur, il nonno prima e ora il papà gestiscono la Grivel, che produce materiale da montagna n.d.r.). Vorremo quindi che Carlo capisse cosa è la montagna e la cultura ad essa collegata, in tutte le sue forme. Spesso facciamo attività in montagna e all’aria aperta anche tutti insieme, dall’arrampicata al trekking: pochi giorni fa, ad esempio, siamo andati tutti insieme a salire la via Laurent Grivel al Petit Flambeau, vicino a Punta Helbronner”.

La scalata ai 4000, è proprio il caso di dirlo, del piccolo Gobbi non si ferma a una cima, infatti nell’estate del 2019 accompagnato dalla guida Ezio Marlier, sale al Breitorn: “L’8 settembre è stato il mio secondo e la mia paura più grande era il tempo: quando siamo usciti dalla funivia, infatti, faceva molto freddo e c’era molto vento! Durante la salita invece si alternava il sole alle nuvole, ma quando sono arrivato in cima ero affaticato, anche se molto soddisfatto perché nonostante le condizioni ce l’avevamo fatta! Avevo anche molta fame e sete”.

La passione per la montagna e quindi per la fatica non è comune tra i ragazzi dell’età di Carlo, che conferma il poco interesse dei suoi coetanei per le salite: “Di solito ai miei compagni e amici non  racconto delle mie scalate perché non mostrano tanto interesse, ma l’alpinismo è parte del mio mondo perché vivo in montagna e per il lavoro di mio papà. Vedo l’alpinismo come un modo per scoprire le montagne e per provare emozioni”.

L’importante per la famiglia Gobbi, è che Carlo capisca l’importanza di rispettare la montagna e chi di montagna vive: “Cerchiamo di organizzare le sue salite con la guida perché è importante che impari dai professionisti a vivere e gestire le situazioni. L’anno scorso alla Piramide Vincent è salito con la guida Thomas Scalise, quest’anno invece al Breithorn è andato con la guida Ezio Marlier; non facciamo una preparazione specifica o particolare, ma gli facciamo praticare tanto sport per sviluppare il fisico e tenersi in forma, dal nuoto allo sci, dall’arrampicata alla bici”.

Se la montagna dimostra spesso di essere dura e sinonimo di fatica, non è questo che spaventa Carlo, erede di una dinastia che della montagna ha fatto la sua fortuna e il suo stile di vita, come dimostrano le parole di Oliviero: “Da diversi anni lo avviciniamo al mondo della montagna, iniziando con lo sci e l’arrampicata. L’estate scorsa, quando aveva 9 anni, abbiamo ritenuto fosse pronto e abbiamo organizzato la salita alla Piramide Vincent, con pernottamento al Rifugio Mantova, insieme ad una guida. La montagna lo affascina, sicuramente, perché ne respira l’aria, ma la forma mentale su come affrontare le salite si impara con l’esperienza, ed è una cosa che impara man mano. Per il futuro però non abbiamo ancora piani specifici: ci piace molto viaggiare tutti insieme e quindi qualcosa prima o poi faremo, sempre con spirito di avventura a Natale dell’anno scorso siamo andati in Patagonia. Nessuna scalata ma tanto trekking!”.

A smentire papà Oliviero però c’è un forte desiderio di Carlo che, nel suo futuro vede un’altra cima, ma non il mestiere di alpinista: “No, credo di non voler diventare alpinista, anche se mi piacerebbe continuare a praticarlo comunque, mentre per la prossima avventura vorrei provare il Dente del Gigante”.

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