I 70 anni della Ninfa di Pont-Saint-Martin festeggiati in una mostra itinerante
“Questa radio è mia, l’avevo comprata nel 1952”. La guarda dietro la vetrina l’ideatrice dell’iniziativa, l’entusiasta Margherita Barsimi, insegnante in pensione, appassionata di storia ed ex ninfa. Nella settimana di carnevale, nelle vetrine dei negozi da Pont-Saint-Martin a Carema si potrà scoprire o rivivere la situazione in cui era maturato il personaggio della Ninfa, introdotto 70 anni fa. Esposti oggetti d’epoca, fotografie, racconti, spiegazioni e disegni dei bambini, che hanno contribuito al progetto.
La mostra itinerante, dal nome “70 anni… ma non li dimostra!”, è stata organizzata dalla Consorteria delle Ninfe del Lys, nata 31 anni fa proprio da Margherita Barsimi. “In questo modo facciamo qualcosa per il carnevale” giustifica l’ex insegnante “Farlo a giugno può funzionare turisticamente ma non è carnevale, il carnevale è adesso. Infatti il diavolo viene bruciato martedì e non a giugno. In più, percepivo un sentimento di depressione tra i negozianti”.
Carnevale di Pont e Carema: una volta erano un tutt’uno
“Abbiamo cercato di produrre un itinerario che congiungesse i due paesi, come all’epoca si congiungevano i carnevali di Carema e di Pont” spiega Barsimi “Per fare in modo che i caremesi vengano a Pont a vedere le vetrine e i ponsammartinesi vadano a vederle a Carema.”
Infatti una volta si trattava di un unico carnevale: il corteo di Pont, proveniente dalla stazione, ai Prati si congiungeva con quello di Carema che veniva dal Cavallo Bianco, poi insieme andavano fino in piazza. I due carnevali si sono uniti proprio il primo anno della Ninfa; questo fatto è stato scelto come “nucleo” della mostra. “Da lì, focalizzandoci sul carnevale del ‘52, ci siamo allargati per far vedere com’era Pont-Saint-Martin e com’era la cultura in quegli anni”.
In più, “se non fosse stato per Carema nel ‘46 e nel ‘47 Ponte non avrebbe fatto niente”, in quanto reduce dal bombardamento e carente di risorse.
Nelle vetrine si ricrea l’atmosfera dei primi anni ‘50
“Per noi anzianotti è un ritorno a quello che abbiamo vissuto, per i ragazzi è tutta una scoperta”. “È bellissimo, ma fa sentire molto vecchi!” riconosce mentre passeggia piano Mariella, che è nata proprio nel 1952 e aveva interpretato la Ninfa.
Gli oggetti esposti vanno da vestiti e borse d’epoca, alle macchine fotografiche e da cucire, a libri, radio, manifesti, fino alla Vespa autentica di quei tempi. Il materiale esposto è coerente con lo stampo del negozio: l’aspetto della moda è andato al negozio di vestiti, le scarpe al negozio di scarpe, la cartoleria alla libreria, e una réclame delle caramelle Dufour alla pasticceria.
“Ci sono i libri che leggevo io a 5 anni” rivela Barsimi. “Alcune cose sono mie, altre di mie amiche e altri oggetti, giornali d’epoca o fotografie ci sono stati messi a disposizione da collezionisti. Ho trovato in particolare una testimonianza bellissima: una filastrocca che parla degli esercizi commerciali. È interessantissimo, saltano fuori dei mestieri che noi ci sogniamo di avere: quello che faceva gli zoccoli, il materassaio, il sarto, quello che saldava…”.
Compaiono su dei cartelloni le spiegazioni e le fotografie, raffiguranti, tra il resto, testimonianze di cantieri di ricostruzione post-bellica, classi di scuola affollatissime, carnevali passati. Ogni cartellone della mostra è contrassegnato da un logo ideato da Michel Bovo, ispirato a Matisse.
Nelle vetrine sono esposti anche i disegni dei bambini delle elementari e delle medie. Essi hanno fatto una ricerca sulla televisione “che per loro è una cosa scontata, ma fino a quegli anni lì non c’era” osserva Barsimi. “Sono esaltata da vedere quante cose belle hanno fatto. Questa è stata per loro un’ottima lezione di storia”.
Prima del 1952 il Carnevale era solo maschile
La prima Ninfa, Elda Gillarduzzi, fece la sua comparsa il 24 febbraio 1952. “Si era fatta lei a mano il vestito perché era sarta” racconta Margherita Barsimi “In più abitava nella cesura tra Carema e Ponte, quindi era ambivalente”, come la mostra. L’idea di introdurre questo personaggio fu dell’avvocato Amerigo Tabasso. “Aveva vissuto l’esperienza della guerra, sua mamma era rimasta ferita sotto le macerie” spiega Barsimi “Uscendo dall’ambiente culturale di Torino, dove le ragazze erano leggermente più emancipate, si è reso conto che il carnevale era declinato al maschile, la figura femminile non c’era”. Da questa osservazione ha ripreso e riadattato una leggenda, che è esposta nei negozi e sulla quale compare la sua firma.
Oltre all’aspetto della presenza femminile, il significato dell’introduzione di questo nuovo personaggio è legato al Lys “che è bello ma fa paura” dice l’ex insegnante “Nel ‘48 c’era stata una terribile alluvione che aveva disastrato mezzo paese”. Si voleva dunque esorcizzare l’acqua attraverso l’immagine bella e gradevole della Ninfa.
All’inizio il personaggio femminile non era visto di buon occhio: la Ninfa non aveva un proprio carro, faceva il corteo in mezzo a San Martino e al Diavolo, figure che risalgono al 1910. Due anni dopo, sarà poi affiancata dalle due ancelle.