Ice Memory: leggere la storia del clima attraverso i ghiacciai
Studiare la storia attraverso il ghiaccio. Di questo si occupa il progetto Ice Memory presentato ieri, sabato 26 ottobre, nella sala conferenze della Biblioteca regionale Bruno Salvadori. Ideato dal professor Carlo Barbante dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’iniziativa vede fra i membri del team di ricerca il valdostano François Burgay.
Il programma, sviluppato in collaborazione con Federico Dallo del CNR di Venezia, prevede la salvaguardia ed il mantenimento delle carote, veri e propri “libri di ghiaccio, ottenute durante le spedizioni su diversi ghiacciai alpini. Lo scopo primario dell’equipe di ricercatori è di permettere il proseguimento della ricerca sulle stratificazioni glaciali anche in futuro , quando gli effetti del cambiamento climatico, quali fusione e rimescolamento degli strati campione, ne comprometteranno la validità scientifica.
In particolare con l’istituzione di “Ice Memory” si effettueranno carotaggi multipli di uno stesso sito, come ad esempio il ghiacciaio del Grand Combin, ed i reperti verranno inviati, in un primo momento, all’università di Venezia che si occupa delle prime, approfondite, analisi per poi essere trasportati fino in Antartide presso Dome C, la stazione di ricerca internazionale gestita da italiani e francesi. Qui le temperature proibitive ed i macchinari all’avanguardia faranno da biblioteca alle carote estratte in tutto il mondo, permettendo il mantenimento dei campioni per la ricerca scientifica.
François Burgay ha fornito inoltre uno spaccato di quelli che sono effettivamente stati i cambiamenti climatici avvenuti fino ad oggi, denunciandone la pericolosità non solo in termini di ecosistema, ma anche di perdita di una verità scientifica e storica da cui si potrebbe capire molto della storia dell’essere umano: “Le carote andrebbero considerate come dei veri e propri manuali di storia, chiaramente scritti in alfabeto chimico, da cui si possono reperire numerose informazioni relative al nostro passato, al nostro futuro e anche all’intima connessione che esiste fra clima e società”