Dopo la celebrazione di una messa commemorativa presso la Cattedrale di Aosta, le autorità politiche e religiose locali, insieme ai rappresentanti della comunità di Sant’Egidio e ad alcuni giornalisti, si sono ritrovati ieri sera in Piazza Chanoux, presso lo spazio conferenze del Festival della Parola – Babel, per un incontro dedicato alla memoria di Giovanni Paolo II.
Un appuntamento ricco di testimonianze, ricordi e aneddoti sulla vita del Santo Padre e in particolare sul legame stretto nel corso degli anni con la nostra regione. Grande protagonista della storia contemporanea, Giovanni Paolo II amava infatti le montagne e il loro silenzio, in un’ottica non soltanto contemplativa ma soprattutto come metafora della vita, dove s’intrecciano la fatica nel raggiungere gli obiettivi, la solidarietà nel superare i momenti difficili, la piccolezza dell’essere umano davanti alla maestosità dell’ambiente.
Il Santo Padre arrivò in Valle per la prima volta in visita ufficiale il 7 settembre 1986, in occasione della festa di San Grato, Patrono della città di Aosta. A riceverlo sulla Piazza centrale del capoluogo fu Augusto Rollandin che allora come oggi ricopriva il ruolo di Presidente della Regione. “In quell’occasione – ha ricordato Rollandin – il Papa dimostrò una particolare sensibilità per le nostre tradizioni e una grande capacità ad entrare in sintonia con la comunità valdostana. Proprio questo ci spinse a creare le premesse per averlo ancora tra noi, anche se non speravamo che ciò potesse tradursi in una permanenza ripetuta negli anni, come invece è poi avvenuto”.
Già, perché tre anni più tardi, il Papa decise di tornare in Valle per trascorrere le sue vacanze estive: la meta prescelta fu il piccolo villaggio di Les Combes, a Introd. “Verso la fine di febbraio del 1989 mi chiamò il vescovo, Monsignor Ovidio Lari – ha raccontato Osvaldo Naudin, il ‘sindaco del Papa’ – per comunicarmi che a luglio avremmo ospitato una persona molto importante: quando capii che si trattava di Giovanni Paolo II, realizzai anche che non avevamo una struttura adeguata per l’occasione. Fu così che decidemmo di ristrutturare la vecchia casa che i forestali utilizzavano per i loro corsi: la scelta si rivelò azzeccata e lui decise di tornare di nuovo”.
In tutto, dal 1989 al 2005, il Papa scelse la Valle d’Aosta per ben dieci volte. Nel corso delle sue visite si dimostrò sempre attento e sensibile alle caratteristiche del territorio e alla gente di montagna, ma anche all’ambiente e al paesaggio delle nostre vette. Una presenza costante che nel corso degli anni ha segnato profondamente la popolazione valdostana. “Oltre ad aver dato una connotazione più spirituale alla montagna stessa – ha spiegato Monsignor Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta – ha permesso a un’intera comunità, già comunque profondamente religiosa, di ritrovarsi e di crescere ulteriormente”.
Il Papa aveva stretto un forte legame con chi lo aveva sempre accolto con rispetto e discrezione, soprattutto durante le sue ultime visite, quando la malattia e la sofferenza divennero palesi. ”Nonostante la fatica e il dolore crescente, usciva il mattino presto e stava fuori tutta la giornata – ha concluso Alessandra Ferraro, giornalista RAI della sede di Aosta che nel 2005 fu inviata a Roma per seguire la malattia del Pontefice – esponendo il suo lungo calvario agli occhi del mondo, senza impedire agli obiettivi di fotografi e telecamere di documentare la sua reale condizione: uno straordinario esempio di forza, nella fragilità della nostra natura umana”.