La chiusura del Monte Bianco pesa meno del previsto: lo studio ridimensiona le stime

Danni sovrastimati nello studio. "Le massime ricadute negative corrispondono a circa lo 0,25% del prodotto interno lordo valdostano". Riduzione del 65% del biossido di azoto (NO₂) e del 50% delle polveri sottili PM10 a Courmayeur durante il periodo di chiusura.
Traforo Monte Bianco chiuso
Società

I 12 milioni di euro annui di danni economici patiti dal sistema economico locale a seguito delle chiusure del Monte Bianco? Sono sovrastimati e rappresentano il “potenziale massimo impatto negativo“. A dirlo è nelle premesse lo studio condotto dai docenti dell’Università della Valle d’Aosta Marco Alderighi e Giancarlo Bertalero e presentato ieri agli stakeholders locali.

“Complessivamente, le massime ricadute negative possono essere quantificate in 11,84 milioni di euro.  – si legge nelle studio – E’ da notare che non è corretto presumere che queste ricadute negative incidano in modo proporzionale sui profitti o sul valore aggiunto delle imprese e, di conseguenza, sul prodotto interno lordo. Parte dei costi aggiuntivi viene solitamente trasferita ai clienti finali, mentre la riduzione dei ricavi è spesso accompagnata da una riduzione dei costi variabili. Fatte queste precisazioni è a mero fine di offrire un ordine di grandezza, si osserva che le massime ricadute negative corrispondono a circa lo 0,25% del prodotto interno lordo valdostano”.

Turismo e commercio: cali limitati

Il Tunnel del Monte Bianco è una via cruciale per merci e passeggeri, con 600.000 mezzi pesanti e 1,2 milioni di mezzi leggeri annui. La chiusura impone deviazioni su alternative come il Traforo del Frejus, preferito dai mezzi pesanti, o il Gran San Bernardo, scelto da quelli leggeri, allungando le percorrenze di 100-150 km e aumentando i tempi di viaggio.

L’impatto più significativo si registra nel settore turistico, con una riduzione stimata di 50.383 presenze nei 3,5 mesi di chiusura, pari all’1,44% delle presenze annuali. La perdita economica stimata è di circa 6,8 milioni di euro, calcolata considerando una spesa media di 135 euro a persona.

Nel commercio, si registra un calo di 11.664 visitatori giornalieri stranieri, con una perdita stimata di 2,39 milioni di euro tra ristorazione, piccoli acquisti e grande distribuzione. Complessivamente, l’impatto stimato sul settore commerciale è dello 0,4% del PIL valdostano.

Effetti minimi sull’industria e il trasporto merci

Per l’industria, i sovraccosti sui trasporti sono stati contenuti e pari a 2,65 milioni di euro, corrispondenti allo 0,17% delle esportazioni e allo 0,43% delle importazioni. Secondo lo studio, “non vi sono particolari rischi per le imprese valdostane”, anche se alcune aziende con logistica complessa potrebbero subire un impatto più significativo.

Meno traffico, aria più pulita

La chiusura temporanea del Tunnel del Monte Bianco – lo studio di Arpa fa riferimento al 2023 –   ha evidenziato l’impatto positivo di una riduzione del traffico sulla qualità dell’aria, soprattutto a Courmayeur. L’analisi delle concentrazioni di inquinanti ha rivelato un miglioramento significativo, con una riduzione delle emissioni di biossido di azoto (NO₂) del 65% rispetto alla media degli anni 2018-2022. A Chamonix, la riduzione è stata più contenuta (-28%), probabilmente a causa di altre fonti locali di inquinamento, come impianti di riscaldamento. Per quanto riguarda le polveri sottili PM10, la riduzione a Courmayeur è stata del 50%, mentre a Chamonix si è attestata al 27%. La diminuzione dei livelli di PM10 è stata favorita anche dalle abbondanti precipitazioni invernali, che hanno contribuito a disperdere gli inquinanti.

Contrariamente alle attese, il raddoppio del traffico pesante al Traforo del Fréjus non ha portato a un significativo peggioramento della qualità dell’aria. Infatti, a Saint-Jean-de-Maurienne le concentrazioni di NO₂ sono aumentate solo del 6%, mentre a Oulx si è registrata addirittura una riduzione del 17%. Questo dato suggerisce che i moderni mezzi pesanti, dotati di motori Euro 6, abbiano contribuito a contenere le emissioni inquinanti.

Il confronto con i dati storici dal 2005 al 2023 mostra un trend positivo nella riduzione dell’inquinamento atmosferico nella zona del TMB. Il rinnovo del parco mezzi pesanti ha avuto un ruolo fondamentale: nel 2023, oltre il 95% dei camion in transito era di classe Euro 6, con emissioni molto inferiori rispetto ai veicoli di generazioni precedenti.

Il commento di Chiara Minelli di Pcp

“I dati e le informazioni che oggi abbiamo ci dicono quindi che le chiusure del TMB hanno effetto positivo sulla qualità dell’aria, ed hanno ricadute negative molto limitate sotto l’aspetto economico. Se a questo quadro di dati aggiungiamo il fatto che la richiesta di raddoppio del TMB cozza con la ferma opposizione della comunità della Valle dell’Arve e del Governo francese, allora sarebbe opportuno trarre qualche conseguenza logica.” evidenzia Chiara Minelli di Pcp, dopo la presentazione di ieri dei primi dati sulle chiusure del Tunnel del Monte Bianco, criticando la nota del Governo regionale di resoconto.

Per aumentare la sicurezza del Traforo del Monte Bianco secondo Minelli bisogna “contenere il traffico, in particolare quello pesante. Non è affatto una utopia. La Svizzera da tempo cerca di rallentare il traffico di transito”.

Presentati i primi studi sulle conseguenze delle chiusure del Tunnel Monte Bianco

19 febbraio

A pochi giorni dal nuovo “no” francese alla realizzazione della seconda canna del Traforo del Monte Bianco, la Regione Valle d’Aosta torna a chiedere un confronto “senza pregiudizi” per migliorare la sicurezza del collegamento transfrontaliero.

La richiesta è stata avanzata dal presidente della Regione a margine della presentazione, avvenuta questa mattina, dei primi dati sugli impatti della chiusura del tunnel tra settembre e dicembre per i lavori di risanamento della volta. Due gli studi condotti: il primo, affidato ad Arpa Valle d’Aosta, sugli effetti ambientali; il secondo, a cura dell’Università della Valle d’Aosta, sugli impatti economici.

Presentazione analisi chiusure Monte Bianco © Ufficio Stampa Regione Autonoma Valle d'Aosta
Presentazione analisi chiusure Monte Bianco © Ufficio Stampa Regione Autonoma Valle d’Aosta

Inquinamento: il traffico incide meno del riscaldamento

Secondo l’analisi illustrata da Tiziana Magri, fisico e collaboratrice tecnica della Sezione aria e atmosfera di Arpa, il traffico veicolare non rappresenta la principale fonte di inquinamento nella zona del Monte Bianco, soprattutto sul versante francese. L’elemento più impattante sulla qualità dell’aria risulta invece il riscaldamento degli edifici.

In base a quanto diffuso in una nota dalla Regione i dati raccolti dalla centralina di Courmayeur non hanno registrato variazioni significative rispetto ai periodi in cui il traforo era operativo. Se da un lato si è rilevata una riduzione delle emissioni nella zona di Entrèves durante la chiusura del tunnel, nel centro di Courmayeur le concentrazioni di inquinanti sono rimaste pressoché invariate. Inoltre, grazie ai progressi tecnologici, negli ultimi anni il parco veicoli circolante ha visto un netto miglioramento, con una riduzione delle emissioni pari a circa il 50%, nonostante l’aumento del traffico.

L’impatto economico: 12 milioni di euro di perdite annue

L’Università della Valle d’Aosta ha stimato un danno economico complessivo di circa 12 milioni di euro annui per la chiusura di 15 settimane del Traforo. Il settore più colpito è stato il turismo, che ha subito un calo delle presenze e una riduzione della spesa pari a 6,8 milioni di euro. L’industria ha registrato una perdita di 2,65 milioni di euro a causa dell’aumento dei costi logistici e di trasporto, mentre il commercio e la ristorazione hanno subito un impatto negativo per 2,39 milioni di euro. L’analisi non ha incluso le ripercussioni sulle infrastrutture autostradali e sulla società di gestione del Traforo.

Presentazione analisi chiusure Monte Bianco
Presentazione analisi chiusure Monte Bianco © Ufficio Stampa Regione Autonoma Valle d’Aosta

Il futuro del traforo: la Regione chiede un confronto

Il dibattito sulla seconda canna del Monte Bianco resta aperto. Il presidente della Regione ha sottolineato come la chiusura del tunnel generi inevitabilmente incertezze sul collegamento transfrontaliero, limitando le possibilità di collaborazione con l’Alta Savoia e penalizzando l’economia locale.

Per questo, ha ribadito la necessità di un confronto su più livelli – locale, transfrontaliero e binazionale – per valutare le soluzioni migliori per la sicurezza della circolazione e la sostenibilità ambientale.

Tra le ipotesi da considerare c’è anche la realizzazione di una seconda canna, come già avvenuto per il Fréjus. “Questa soluzione – ha spiegato il presidente Renzo Testolin – garantirebbe maggiore sicurezza e un impatto ambientale ridotto, a patto che non comporti un aumento significativo dei flussi di mezzi pesanti e che si continui a investire nel trasporto ferroviario e nell’intermodalità”.

Nel frattempo, la società di gestione del traforo si prepara a definire il calendario delle nuove chiusure previste per il 2025. Il periodo di stop potrebbe essere analogo a quello del 2024 e sarà oggetto di confronto con la Prefettura dell’Alta Savoia nell’ambito della Commissione intergovernativa per il traforo del Monte Bianco.

Il Governo francese conferma il NO al raddoppio del Tunnel del Monte Bianco

16 febbraio 2025 di Massimiliano Riccio

In una risposta ufficiale indirizzata al deputato dell’Alta Savoia, Xavier Roseren, il ministro dei Trasporti Philippe Tabarot ha confermato che la posizione della Francia rimane invariata. In pratica, il Governo ribadisce il proprio NO al raddoppio del Tunnel del Monte Bianco.

“Le autorità italiane esprimono regolarmente il desiderio che venga esaminata la possibilità di realizzare il raddoppio del tunnel per il traforo del Monte Bianco – scrive Philippe Tabarot – in particolare nell’ambito della commissione intergovernativa (CIG) del traforo del Monte Bianco. Questa posizione dell’Italia è stata ribadita durante l’ultimo comitato franco-italiano tenutosi a Nizza. La posizione della Francia però, espressa in modo costante nell’ambito della stessa CIG, non è cambiata”.

Il « comitato tecnico »  è un gruppo di lavoro posto sotto l’egida di due esperti, uno francese e uno italiano. “Il suo mandato – spiega inoltre Philippe Tabarot – non è quello di studiare esclusivamente l’opportunità e la fattibilità di un secondo tunnel per il traforo del Monte Bianco, ma di lavorare a una riflessione più ampia sulla rete di collegamenti alpini, sulla resilienza delle infrastrutture e sulla decarbonizzazione del trasporto stradale”.

Questa chiarificazione arriva dopo le ricorrenti discussioni sollevate dalle autorità italiane sulla fattibilità del raddoppio del tunnel. Per Xavier Roseren, questa risposta pone fine a ogni ambiguità e conferma l’opposizione storica della parte francese a qualsiasi aumento delle capacità di transito internazionale in questo corridoio alpino.

Non si è fatta attendere la risposta dell’amministrazione regionale. “Dalle parole del Ministro Philippe Tabarot, riferite in una nota dal deputato Xavier Roseren – scrive in una nota il Presidente della Regione, Renzo Testolin  – non emergono sostanziali novità rispetto a quanto già noto. Da parte nostra ribadiamo che solo l’approfondimento dei temi può dare delle indicazioni utili a prendere delle decisioni, non viziate da preconcetti e da posizioni meramente ideologiche. Solo se si hanno dei dati in termini di sicurezza, di flussi di traffico, di impatto ambientale e di efficienza e di efficacia nel contesto del trasporto turistico e commerciale internazionale si possono fare delle valutazioni sull’opportunità o meno di un raddoppio del tunnel del Monte Bianco. Questo il senso di procedere con un confronto tecnico, economico e ambientale sulla doppia canna così come emerso nel confronto di Nizza”.

18 risposte

  1. Son percentuali enormi, altro che scostamento poco significativo inquinamento come diceva arpa!

  2. Ma se dallo studio dell’Università della Valle d’Aosta emerge che l’apertura del Traforo del Monte Bianco sarebbe del tutto marginale per l’economia, perché tenerlo ancora aperto ? Chiudiamolo, no? Tra l’altro fa ridere il fatto che si siano scervellati in stime su turismo, commercio e industria basandosi su dati del tutto ipotetici e volatili, mentre non abbiano in alcun modo preso in considerazione i dati dei danni economici patiti dalle due società concessionarie autostradali valdostane e dalla società italiana di gestione del tunnel, che tutte e tre hanno partecipazione regionale e che avrebbero potuto fornire dati precisi alla virgola. Mi sembra uno studio fatto tanto per fare. O forse per orientare l’opinione pubblica verso una certa idea di inutilità del Traforo.

  3. Però… che la seconda canna non porti maggiore traffico e con questo inquinamento mi pare una barzelletta. Primo, perché è l’unico motivo per il quale nel mondo fanno strade a 2, 3,4,5,6 ecc. corsie, tanto per stare terra terra. Secondo perché se si fa un investimento dai costi altissimi deve essere previsto un rientro, che non può essere altro che… un aumento del traffico.
    Caro Marquis, se non è d’accordo con quanto sopra esposto tragga lei le conclusioni.

  4. Chiedi all’UniVdA: che senso ha metterci un anno a compiere questa ricerca e poi non comprendere tra i danni economici causati dalla chiusura del tunnel anche i mancati incassi autostradali e del Traforo in fatto di pedaggi? Tenuto conto che sia la Sav, sia la Rav e la Sitmb sono società partecipate dalla Regione. Quando si dice fare le cose senza capo né coda…

  5. Elettrificate e raddoppiate la ferrovia fino a Pré-St-Didier e collegatela alla Francia. Questa è l’unica cosa sensata da fare: spostare tutto il traffico pesante dall’autostrada alle rotaie.

  6. Credo che sul Traforo del Monte Bianco e sull’ipotesi di realizzazione di una seconda canna in molti parlino senza conoscere nel dettaglio l’argomento.
    Nessuno reputo si sia mai sognato di dire che i francesi sono diventati per magia favorevoli a questa nuova opera, anche perché sarebbe affermare il falso, ma al Comitato frontaliero franco-italiano di Nizza del 7 febbraio scorso qualcosa effettivamente si è mosso: per la prima volta il governo francese ha accettato di sedersi attorno al tavolo – nell’ambito di un comitato tecnico sotto l’egida sia dell’Italia che della Francia – per analizzare anche l’eventuale realizzazione di una seconda canna al Traforo del Monte Bianco. Il fatto che dall’Alta Savoia si siano subito attivati per chiedere spiegazioni a Parigi è proprio perché, rispetto a prima, anche in Francia hanno avvertito una qualche evoluzione nelle interlocuzioni sul tema.
    Ciò premesso, ed è questo che più mi lascia più perplesso riguardo a chi ‘tifa’ affinché nulla si faccia per lasciare tutto com’è in questo momento, è che – come Comunità Europea – si sa già che tra qualche anno verrà emessa una direttiva che imporrà la separazione dei flussi di traffico nei tunnel autostradali, categoria nella quale rientra il Traforo del Monte Bianco. E’ solo questione di tempo. E per le infrastrutture che non si adegueranno a tale previsione, saranno problemi seri nel rispetto degli standard di sicurezza necessari per continuare a tenere in esercizio l’opera, in particolare a fronte dell’introduzione attesa nei prossimi anni sul mercato dei motori a trazione elettrica e a idrogeno anche per i mezzi pesanti.
    Chi non vede questa enorme problematica all’orizzonte è perché non la vuole vedere. Dopodiché si può anche dichiarare che in futuro si potrebbe anche fare a meno del Traforo del Monte Bianco, ma occorre quindi pretendere che lo si dica ufficialmente davanti a tutti. Il presunto aumento del traffico è una foglia di fico utilizzata da coloro che boicottano a prescindere anche soltanto lo studio della fattibilità della seconda canna, poiché basterebbe stabilire un tetto ai passaggi giornalieri dei mezzi – come avviene in altre realtà – per risolvere la questione sul nascere.

    1. Dire “fra qualche anno si sa già” e parlare di direttive Ue è ridicolo. Intanto queste al massimo saranno al livello di proposte, poi bisogna vedere se le proposte vengono approvate, poi occorrono le direttive e bisogna vedere se e quando queste vengono rese degli obblighi, si parla di molti anni e si parla di ipotesi sul tavolo. La Ue smentisce se stessa ogni momento e procrastina direttive di decenni. Cambia il regime Usa, cambiano le direttive Ue. Fra qualche anno non si sa se ci sarà ancora Ue, schiacciata sotto le sue stesse contraddizioni e politiche fallimentari contro noi cittadini europei. Io nel crollo Ue spero ardentemente e con me tanti.

  7. Proviamo a tradurre dal linguaggio della diplomazia francese:
    – ne avete bisogno più voi di noi;
    – con la TAV ci avete tirati scemi;
    – iniziate a metterci dei soldi, poi ne discutiamo.
    Tanto prima o poi lo faranno.

    1. Anzichè usare il plurale maiestatico usa il singolare, visto che parli per te stesso e dici oltretutto stupidaggini.

  8. Si alla doppia canna, si al collegamento ferroviario attraverso il Monte Bianco.
    Basta attese eterne per vedere i parenti oltre confine.
    I francesi ci possono snobbare perché loro hanno una vallata che funziona benissimo, un treno che li collega con la Svizzera che funziona praticamente con qualsiasi meteo e passa in posti difficili senza fare una piega quando scende sul fondovalle, mentre noi abbiamo fatto crescere le acacie sulla ferrovia di Pré-Saint-Didier.
    Noi ci invitiamo alla serata di gala col vestito da pagliaccio, per questo non saremo mai credibili.
    E comunque alla faccia dell’area Schengen, signor Tabarot, si faccia vedere da uno bravo.

  9. Buonasera, I Francesi hanno mai detto di essere a favore tout court ma, per la prima volta, si sono dimostrati favorevoli a sedersi al tavolo per analizzare dati e prospettive, tra cui anche la seconda canna.
    La vera sfida sarà far cambiare loro idea con le evidenze tecnico-scientifiche e con i dati alla mano.
    E la prospettiva della seconda canna non aumenta in nessun modo i flussi di traffico, riduce però l’inquinamento dato dalle lunghe code e aumenta gli standard di sicurezza.

    1. Per la sicurezza sono d’accordo tutti sul raddoppio. Il problema però è un altro: la Val d’Arve è una delle zone più inquinate di Francia. La popolazione locale, supportata a livello nazionale e da studi di esperti, hanno trovato una soluzione più efficace per ridurre l’inquinamento al traforo del Bianco, raddoppio o meno: ridurre i transiti dei mezzi pesanti nel traforo!! Altro che riduzione delle code: loro vogliono meno mezzi possibile al tunnel del Bianco!! Per loro 600mila passaggi all’anno al traforo del Bianco sono troppi: la loro proposta già dichiarata e ribadita è quella di ridurre della metà i transiti al traforo. E per la questioni lavori al tunnel, per loro la soluzione alla criticità econmiche e di collegamento dovute alle chiusure di tre mesi annuali per 18 anni è una sola: rifacimento totale della volta con un chiusura unica di 4 anni!! Per Italia e VdA non cambia nulla a livello di danno econmico, per i Francesi vuol dire ridurre di più della meta le perdite. Rassegnamoci che le uniche soluzioni che otterremo dalla Francia per la questione Monte Bianco saranno solo due: seconda canna di 30 Km tra Morgex e Le Fayet, o peggio ancora la creazione del nuovo traforo Bianco a doppia canna tra Morgex e Le Fayet (60 Km)!! E in entrambe le soluzioni metteranno nella proposta defintiva i quattro anni di chiusura del traforo attuale e anche il traforo ferroviario: una bella infrastruttura da 60/90 Km che sarà una bella fregatura per Italia e VdA. E scommetto che i francesi, per annullare le nostra lagne future e farci passare come dei disfattisti, faranno che stanziare tutti i fondi necessari per tutta sta cosa: un pò dal loro bilancio e sicuramente quasi tutto dai fondi UE. Usciranno con la frase “noi abbiamo trovato la soluzione più ottimale per risolvere il problema Traforo del Monte Bianco e abbiamo trovato tutti i fondi necessari: ora cari Italiani e Valdostani non ci sono scuse che tengono!! Nessun ripensamento o cambio idea: o si fa così e si parte con i lavori, o il traforo del Bianco ve lo tenete a singola canna e non ci rompete più le scatole sulla questione!!” Ho già idea che le anticipazioni di questo ministro sarà l’esito della Valutazione di Impatto Ambientale che sta discutendo in questo momento il loro Ministero dell’Ambiente.

    2. Che la seconda canna non aumenti il del traffico è una storiella che si può raccontare solo a fanciulli sotto gli otto anni.
      In quanto a ridurre l’inquinamento è chiaro che se non aumenta il traffico non aumenta l’inquinamento, ma essendo non vera la prima non è vera nemmeno la seconda.
      Potrebbe scrivere favole.

    3. Marquis, che la seconda canna riduca inquinamento lo può dire solo uno che fa disinformazione. Non è che giriamo tutti con lo scolapasta in testa. Capito mi hai?

  10. I francesi hanno un pò più di sale i zucca dei nostri amministratori amanti delle grandi opere impattanti che vogliono trasformare la petite patrie in un carrefour di tir e non si capisce perchè. L’ottusità al potere.

  11. Buongiorno, la notizia della lettera del Ministro vi è stata inoltrata assieme al relativo comunicato stampa di Valle d’Aosta Aperta. Sarebbe stato corretto citarci. Grazie e buon lavoro.
    Qui di seguito il comunicato: Valle d’Aosta Aperta lo ha detto e ripetuto: il raddoppio del Tunnel del Bianco non si può fare. Perché in contrasto con le nuove politiche di produzione e circolazione delle merci che la crisi climatica ci chiama ad immaginare e perché i francesi sono, giustamente, contrari. La Vallée de l’Arve, per la sua conformazione, non potrebbe tollerare un aumento del traffico pesante.
    Si le Gouvernement Union et PD était vraiment attentif aux territoires, à la solidarité transalpine et au changement climatique, il se serait joint aux représentants de la Savoie. Au lieu, ils sont les serviteurs de Rome et du capitalisme le plus ancien et polluant.

    Dopo la presa di posizione contraria dei Sindaci, per primo quello di Chamonix Mont Blanc, è arrivata, infatti, la richiesta di chiarimenti al Governo francese, da parte del deputato Xavier Roseren. Il ministro dei Trasporti Tabarot è stato tranchant: la posizione della Francia, espressa in maniera costante durante la conferenza della Conferenza Intergovernativa, non è cambiata, “n’a pas évolué”. Il Comitato tecnico – che c’era già… – ha come mandato di riflettere sulla gestione dei flussi di traffico tra i due paesi, secondo la logica dell’adattamento al cambiamento climatico.
    Testolin, Rini e Tajani se ne facciano una ragione. Ora vediamo di stralciare questo sciocco spot elettorale dal Piano Regionale Trasporti e di non perdere più tempo. Piuttosto, impegniamoci per migliorare la gestione dei lavori di manutenzione dell’attuale galleria e ridurre il traffico pesante, spostandolo anche su rotaia.

    1. Monsieur Glarey, quel soulagement de lire quelque chose de sensé, résonnable et d’informé sur ce qui ce passe de ce côté-ci du Mont-Blanc. Je suis tout à fait d’accord avec vous, merci
      J’invite les citoyens du Val d’Aoste à lire également les médias d’outre-Alpes afin d’y voir un peu plus clair.

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