Il ritorno anticipato di Margherita, exchange student in Brasile

Come la maggior parte degli exchange students italiani, anche la diciottenne valdostana Margherita Collé, in Brasile per un anno con Intercultura, dovrà fare un ritorno anticipato a causa dell'emergenza sanitaria nel mondo.
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“Quando mi hanno avvisata che probabilmente sarei dovuta tornare, non mi sembrava che avesse senso perché in Italia la situazione è più grave. Quando poi ho ricevuto la conferma, ero disperata: mi sono seduta in braccio a mia mamma ospitante e ho pianto per ore. Poi però ho parlato con i miei genitori in Italia e ho capito che è per il bene mio e di tutti: se l’emergenza diventa grave anche in Brasile, non sarà gestita così bene come in Italia” racconta Margherita Collé. Come la maggior parte degli exchange students italiani, disseminati in tutto il mondo per il loro anno all’estero, anche la diciottenne valdostana dovrà fare un ritorno anticipato.

Margherita è partita per il Brasile ad agosto, dopo aver lavorato tutto lo scorso inverno per pagare il suo anno all’estero. Arrivata a Dourados, una città di circa 200 000 abitanti nel sud-ovest del Brasile, la ragazza è stata catapultata in un’altra realtà: “Ho frequentato una scuola pubblica dove la maggior parte degli studenti sono di fascia medio-bassa, molto poveri rispetto ai nostri standard di vita. Anche il metodo scolastico è diverso: l’alunno è al centro e i professori si fermano ad aiutarti e ascoltarti se hai problemi. Sono amici con cui esci a prendere un gelato o una pizza”.

Questi mesi trascorsi nel Mato Grosso do Sul, una delle regioni più povere del Brasile, hanno avuto un forte impatto su Margherita e sulle sue scelte: “Sono iscritta all’IPRA di Châtillon ma ho capito che il mio lavoro si allontanerà molto dal mio percorso di studi: mi piacerebbe occuparmi delle relazioni internazionali tra Italia e Brasile, ma prima vorrei fare un anno di volontariato, magari per Save the children o per l’Unicef”. La ragazza ha infatti cercato fin dall’inizio della sua permanenza in Brasile di dare il suo piccolo contributo attraverso opere di volontariato: “Visitavo un orfanotrofio due o tre volte alla settimana: i bambini erano soprattutto indigeni e col tempo mi sono accorta di non sapere assolutamente nulla di come fosse il Brasile prima dell’arrivo dei Portoghesi. Allora, grazie al mio maestro di capoeira, sono riuscita ad entrare in una delle molte riserve, dove gli indigeni vivono fuori dalla società, senza elettricità né acqua corrente. Abbiamo fatto giochi, balli e attività per distrarli e portare un po’ di novità. Quando riuscivo poi regalavo dei miei vestiti, pagavo il pranzo o la tessera del pullman alle persone in difficoltà”.

Nella foto, Margherita sorride circondata dai bambini di una comunità quilombola, costituita da discendenti di schiavi africani scappati dai loro padroni. “È stata un’esperienza intensa, come è stato molto bello fare da ‘elfo di Babbo Natale’ per dei bambini che non potevano ricevere regali dalle loro famiglie: un mio professore stava raccogliendo le loro letterine e io ho deciso di chiedere ai miei amici e parenti italiani di fare un’offerta. Sono riuscita a raccogliere quattrocento euro e ho comprato regali per tutti e venti bambini!”.

Ora però Margherita dovrà rinunciare per un po’ al volontariato: un lungo viaggio attraverso aeroporti quasi deserti e un periodo di autoisolamento la aspettano. “Già tornare dopo un anno all’estero è di per sé è uno shock, ma non poter vedere i miei amici renderà tutto più difficile. Per quindici giorni starò a casa di mio fratello, anche perché mio papà è tra i soggetti a rischio. Quello che mi spaventa di più è trovare un’Italia che non è più la mia Italia“. I timori di Margherita sono giustificati, anche perché in Brasile, a differenza del nostro Paese, l’emergenza Covid-19 non ha ancora avuto un forte impatto sulla vita quotidiana della popolazione: “Da una settimana le scuole sono chiuse, ma c’è molta confusione perché il presidente Bolsonaro ha dichiarato che non bisogna preoccuparsi perché ‘è solo un raffreddore’. Si cerca di stare in casa, ma molti non possono rinunciare al loro salario, anche se minimo. Ci sono state addirittura feste in spiaggia per divertirsi insieme un’ultima volta prima dell’isolamento: il motivo è l’ignoranza diffusa tra i molti Brasiliani che non hanno internet o la televisione”.

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