Immigrazione, bufera sulle dichiarazioni di Marco Albarello

Il campione di fondo ha destato scalpore accusando su Facebook e La Stampa gli extracomunitari di essere ingiustamente avvantaggiati. La Cgil insorge, tacciandolo di razzismo. Intanto un testo on-line smonta, dati alla mano, le tesi contro l'immigrazione.
marco albarello
Società

Hanno sollevato un polverone le dichiarazioni del campione olimpionico e mondiale di fondo Marco Albarello, dalla lunga carriera in azzurro. Lo sportivo aostano, uscendo dal terreno battuto dello sci nordico, ha accusato pubblicamente sulla propria bacheca di Facebook gli extracomunitari di prendere ‘i soldi di sussistenza’ mentre ‘‘ci sono milioni di famiglie italiane che non arrivano a fine mese’. Immediata la reazione della rete, divisa sull’argomento.
Intanto l’atleta ha ribadito a caldo gli stessi concetti sulle pagine regionali de La Stampa di ieri. “Hanno più diritti degli italiani e questo è un segno che qualcosa non funziona, che l’equità di cui tutti parlano non c’è. Pare che il valdostano, il veneto, il calabrese, insomma qualsiasi italiano in difficoltà non abbia gli stessi diritti degli extracomunitari”. La responsabilità sarebbe anche della crisi di valori: “non c’è più rispetto per nulla, né per la Chiesa, né per la scuola o la famiglia”.

La Cgil Valle d’Aosta ha definito gravissime le dichiarazioni di Albarello, figura pubblica di spicco nel panorama sportivo e personaggio pubblico. In un comunicato stampa il sindacato ha affermato: “Il signor Albarello, personaggio pubblico, al quale nel 2000 è stato conferito il titolo di Commendatore “Ordine al merito della Repubblica Italiana", che ha rappresentato il nostro Paese alle Olimpiadi – dovrebbe, a nostro avviso, diffondere anche i migliori sentimenti degli italiani legati alla cultura dell’accoglienza e del rispetto reciproco e non, al contrario, lasciarsi andare a gravi dichiarazioni contro chi vive e lavora onestamente nel nostro Paese, da qualunque luogo esso provenga”. L’Italia, si legge nel documento, “è ancora ben lontana dal riconoscere agli extracomunitari pari diritti rispetto ai cittadini italiani. Diritti riconosciuti in tutta Europa e ancora ben lontani dall’essere realmente esigibili da noi”, riprendendo de facto la tesi sostenuta dall’ONU, che da anni condanna apertamente l’atteggiamento del nostro Paese riguardo al tema dell’immigrazione.

La CGIL regionale ha colto l’occasione per dare un segnale, ricordando di avere aderito, assieme ad Acli, Libera, Caritas, Federazione della Chiesa Evangelica Valdese e Arci, alla campagna di raccolta firme "L’Italia sono anch’io" per promuovere due proposte di legge sui nuovi diritti di cittadinanza per i minori stranieri nati in Italia e per il diritto di voto degli immigrati alle elezioni amministrative. Campagna sostenuta anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Al di là delle dichiarazioni a mezzo stampa o a mezzo Facebook, sono sempre le stesse le questioni che animano il dibattito attorno all’immigrazione: E’ vero che gli stranieri sono propensi a delinquere? E’ vero che rubano il lavoro agli italiani? E’ vero che stanno islamizzando il Paese? E’ vero che ottengono benefici, alloggi, mutui, sussidi al posto nostro?

Domande che trovano risposta in un documento a firma di Giuseppe CIvati, pubblicato tempo fa integralmente da L’Espresso, che sottrae il tema all’arbitrio delle opinioni e degli opposti schieramenti, riportando la discussione su un binario fondato su dati oggettivi, in quanto provenienti dall’Istat, dalla Banca d’Italia, dalla Caritas, da vari Ministeri e via dicendo: ( http://www.civati.it/mandiamoliacasa.pdf ). Le parole, infatti, non contano se non sono suffragate da studi e dati certi, ai quali l’opinione pubblica dovrebbe fare riferimento come base di partenza per discussioni future.
E’ l’occasione per scoprire, sfogliando il testo on-line, che essenzialmente, in mancanza di diritti di cittadinanza, gli immigrati contribuiscono alla nostra economia maggiormente di quanto non percepiscano dallo Stato. Sono quasi tutti regolari. Non hanno aumentato, con il loro arrivo, i tassi di criminalità. Pagano le tasse più di noi, facendo lavori che non vogliamo fare nonostante siano due volte più colti. Contribuiscono al Pil al 10%, ma sono ll 7,5% per cento della popolazione. Ci pagano le pensioni. Sono svantaggiati rispetto agli italiani nelle graduatorie per la casa. E così via. 
 

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