Israele e Palestina, una pace ancora lontana: il dialogo tra Anna Foa e Davide Lerner all’UniVdA

Nel primo appuntamento dei “Grands Débats”, la storica Anna Foa e il giornalista Davide Lerner hanno discusso dello scenario politico israeliano e del peso delle parole, come sionismo e antisemitismo, fino al ruolo dei media nel racconto del conflitto.
Incotro con Anna Foa e Davide Lerner
Società

Due mesi dopo l’inizio del cessate il fuoco tra Israele e Hamas del 10 ottobre, la possibilità di parlare concretamente di “pace” resta di fatto lontana. Mentre il numero delle vittime continua a salire, l’attenzione mediatica sul conflitto è progressivamente calata. In questo scenario l’Università della Valle d’Aosta, in collaborazione con la rassegna “Longitudes” di abnormal aps, ha scelto di inaugurare il ciclo “Les Grands Débats / I Grandi Dibattiti” con un confronto dedicato proprio a Israele e Palestina. Ospiti dell’appuntamento, moderato dai professori di Scienze politiche Francesco Marone e Patrik Vesan, la storica Anna Foa, autrice del libro “Il suicidio di Israele”, e il giornalista Davide Lerner.

Il 7 ottobre 2023 è rimasto al centro della discussione, come cesura e come chiave di lettura anche del presente. “Il 7 ottobre resterà un cambiamento enorme nella società israeliana e a Gaza, dal momento che lì non resta più nulla”, ha detto Foa. “Prima c’era quasi un’abitudine all’occupazione, ma nessuna occupazione si verifica senza violenza. E quel giorno viene usato da Netanyahu per dire ‘dobbiamo combattere’, ‘dobbiamo difendere gli ebrei da una seconda Shoah’ e per giustificare l’attacco a Gaza e i detenuti senza processo nelle carceri israeliane”.

Secondo Lerner, il 7 ottobre ha rappresentato anche “la fine dell’illusione di poter spazzare il problema palestinese sotto il tappeto”. Fino ad allora, ha ricordato Lerner, “il conflitto era pressoché sparito dal dibattito mediatico ed era un successo per Netanyahu”. Un’attenzione che, però, dopo il cessate il fuoco, è tornata rapidamente a calare. “Le dinamiche mediatiche ci segnalano i cambiamenti – ha spiegato Lerner – quando una situazione si cronicizza, anche se tragica e abnorme, si normalizza e smette di essere notizia. Ed è quello che è avvenuto” ha sottolineato Lerner.

Il dialogo si è poi spostato sul linguaggio e sul peso delle parole, parole come “sionismo”, “antisionismo” e “antisemitismo” sono diventate terreni scivolosi, oggetto di appropriazioni politiche e fraintendimenti. “Non credo che la parola sionismo vada declinata al singolare”, ha detto Foa. “Oggi sembra una parolaccia, ma esistono tanti sionismi. Antisionismo è una parola assurda: cosa vuol dire davvero? Per come viene declinata da destre europee e americane, vuol dire opporsi alla politica dei governi israeliani”. Per Lerner, parlare di sionismo e antisionismo oggi è “anacronistico”: molto più sensato, sostiene, è discutere delle critiche alle politiche di Israele, mentre “il concetto di antisemitismo viene banalizzato da Netanyahu”.

Sul futuro, nessuna previsione rassicurante. “La soluzione democratica per tutti è la sola soluzione possibile, anche se la vedo lontana”, ha detto Foa. Lerner ha osservato che “la fase più acuta e sanguinosa della guerra è finita circa due mesi fa”, ma questo non avvicina un percorso di pace: “Di pace non si parla da quasi vent’anni, che guarda caso coincidono più o meno con il periodo del governo Netanyahu”.

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