La Venere degli Stracci di Pistoletto al Courmayeur Climate Hub

Dal 20 dicembre al 10 gennaio la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, eccezionalmente ospitata nella sala dipinti dell’Ange del Courmayeur Climate Hub. 
venere con sfondo
Società

Un invito a fermarsi, osservare il mondo con occhi diversi e chiedersi che cosa, oggi, abbia davvero valore. È questo il messaggio che la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto  proporrà a turisti e residenti dal 20 dicembre al 10 gennaio, eccezionalmente ospitata nella sala dipinti dell’Ange del Courmayeur Climate Hub.

Ogni giorno, dalle 15 alle 19.30, sarà possibile ammirare una delle opere più iconiche e riconoscibili dell’arte contemporanea, realizzata dall’artista nel 1967. Una creazione nata dall’idea di accostare una figura ispirata alla bellezza classica – la Venere – a un grande cumulo di vestiti usati e colorati. Un’opera che ci ricorda come ogni gesto quotidiano lasci una traccia, che ciò che scartiamo non scompare ma si accumula, e che la bellezza, intesa come valore e responsabilità, può ancora rigenerare e dare senso a ciò che sembra perduto.

Concepita oltre cinquant’anni fa, la Venere degli Stracci rimane straordinariamente attuale nel suo messaggio, soprattutto alla luce di temi come lo spreco, la moda “usa e getta” e il consumismo, ma anche per la capacità di suggerire nuove prospettive di significato e bellezza in ciò che solitamente ignoriamo.

Non è l’unica opera di Pistoletto presente a Courmayeur: nei pressi delle Maisons de Judith, in Val Ferret, si trova infatti il Terzo Paradiso, una creazione che amplia e rilancia lo stesso messaggio su scala planetaria. Sebbene diverse per forma e materiali, le due installazioni condividono un comune filo conduttore: l’invito a riconsiderare il nostro rapporto con l’ambiente, con la società e con il mondo che abitiamo.

“Portare la Venere degli Stracci ai piedi del Monte Bianco significa inserire l’opera in un percorso coerente con la visione di Pistoletto: un percorso che da Courmayeur si apre a un discorso globale sulla sostenibilità, sulla responsabilità collettiva e sulla necessità di ripensare il nostro modo di vivere il pianeta – sottolinea una nota –. Così, dalla forza evocativa degli stracci ai prati innevati della Val Ferret attraversati dal simbolo del Terzo Paradiso, le due opere costruiscono un unico racconto: un invito a immaginare un futuro in cui bellezza, rispetto per l’ambiente e consapevolezza trovino finalmente equilibrio”.

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