A quasi un anno dall’invasione russa in Ucraina sono 437 i cittadini ucraini, secondo le stime della struttura Affari di prefettura della Regione, che hanno deciso di rimanere nella nostra Regione, perlopiù collocati presso amici o residenti all’interno di appartamenti messi a disposizione da privati o associazioni. Ammontano invece a 53 i cittadini a oggi ospitati all’interno dei vari Centri di accoglienza straordinaria, accanto ai 7 che aderiscono al Servizio di accoglienza e integrazione.
Spese quotidiane e filantropia
Risale alla primavera scorsa il tavolo esteso regionale dedicato a coordinare l’improvvisa ondata migratoria ucraina sotto la direzione della protezione civile e con il supporto di attori politici e sociali ed enti del terzo settore. Csv, Caritas e Fondazione comunitaria hanno dunque scelto di occuparsi della promozione e della raccolta del fondo dedicato “VdA per l’Ucraina” interamente derivante da donazioni private.
“Siamo tuttora impegnati nel gestire tale somma di denaro agendo in maniera coordinata e concordata tra versante pubblico e associazionistico – resoconta Patrik Vesan di Fondazione comunitaria -. A cadenza più o meno regolare, provvediamo a riunire il nostro comitato di gestione formato dai rappresentanti nostri e del Csv nonché da due rappresentanti di Celva e Giunta al fine di deliberare gli orientamenti di massima dei finanziamenti”.
Tra le prime misure così attuate figurano il contributo simbolico di solidarietà di 150 euro destinato, previ controlli preliminari, a coloro che hanno messo gratuitamente a disposizione le proprie case per ospitarvi i rifugiati.
“Abbiamo deciso di innalzare tale cifra a 200 euro al mese per un massimo di 5 mesi dalla data di pubblicazione del relativo avviso, a patto che venga rispettata la clausola di mantenimento di ospitalità almeno nel periodo invernale, nonostante i rincari di luce e riscaldamento – illustra ancora Vesan -. Durante l’estate abbiamo anche pensato a coprire i costi di iscrizione ai centri estivi dei bambini ucraini e quelli delle giornate di socializzazione e svago organizzate dalla Cittadella dei giovani”.
Associazionismo e territorio
Ad oggi sono 12 le associazioni locali impegnate in forme di monitoraggio e tutoraggio delle famiglie ucraine ospiti della Valle d’Aosta, gruppo cui di recente è andato ad aggiungersi anche l’oratorio di Donnas: esse hanno l’opportunità di fruire di un budget di 1000 euro a testa – rilanciato e rafforzato per il prossimo inverno a 2 mila euro – derivanti dal fondo “VdA per l’Ucraina” da utilizzare per soddisfare esigenze concrete e coprire costi immediati anche minimi.
I 2 volontari dell’associazione Opera omnia onlus si occupano, ad esempio, della consegna a cadenza quindicinale di viveri e beni di prima necessità e dell’assistenza alla salute fisica e psicologica. In un clima di incontro e amicizia e grazie a un contributo filantropico che sfiora i 3 mila euro, l’ente ha potuto seguire nei loro percorsi di orientamento 7 nuclei per un totale di 17 persone compresi 8 minori. A seguito di trasferimenti vari, al momento a essere affiancata dall’Associazione è soltanto una famiglia composta da nonna, madre e figlio, cui di recente sono andati ad aggiungersi alcuni interventi sporadici di prima accoglienza sotto incarico dei servizi sociali.
Dopo essersi attivata immediatamente predisponendo giornate per la raccolta di beni da spedire al confine sede del conflitto bellico con la Russia, dal 21 marzo del 2022 anche l’associazione Life Share si è dedicata ai cittadini ucraini accolti nella nostra regione. Nel concreto, le azioni dell’ente si sono tradotte in un accompagnamento nelle iscrizioni scolastiche dei bambini, nella adesione al servizio sanitario e nel graduale inserimento all’interno della comunità valdostana. Una volta agevolati trasferimenti e ricerche di impiego e divenuta oramai punto di riferimento per le famiglie ospiti, essa attualmente supporta con passaggi quindicinali di spesa varia e alimenti freschi 2 nuclei a Introd formati da 8 persone tra cui 4 minori; inoltre e di concerto con il Csv, essa fornisce agli ulteriori 4 nuclei seguiti tra Brissogne e Charvensod materiale di cancelleria vario per la frequentazione scolastica dei più piccoli.
Le 4 volontarie di Refugees Welcome hanno supportato invece in chiave relazionale nel corso dell’estate 3 nuclei migranti per un totale di 8 persone tra cui 3 minori, provvedendo peraltro all’acquisto di casalinghi, materiale scolastico e abbigliamento vario.
Il Cas di Donnas
Creati nel tempo per rispondere in maniera semplificata alle esigenze di accoglienza dei migranti, i Cas (centro di accoglienza straordinaria) ospitano esclusivamente i cosiddetti richiedenti asilo. Tra le varie strutture valdostane, quella di Donnas, gestita dalla cooperativa Liberi tutti di Torino in associazione con la cooperativa valdostana La sorgente, spicca per la sua particolarità di essere destinata ai soli residenti ucraini.
“Nel febbraio scorso queste persone sono state costrette a fuggire in massa dal proprio Paese andando a rifugiarsi all’interno di paesi di cultura e lingua per loro sconosciute, ciò che rende irrinunciabile la figura di un professionista incaricato della mediazione culturale – commenta Riccardo Jacquemod della cooperativa “La sorgente”, incaricata di fornire assistenza legale ed educazione linguistica ai propri ospiti -. Abbiamo predisposto corsi di italiano che hanno riscontrato in questi mesi grandi partecipazione e interesse probabilmente finalizzate a creare relazioni e a favorire l’integrazione nella regione”.
L’attività di Leone rosso
Leone rosso si occupa invece della gestione dei Cas di Châtillon e Villeneuve, per un totale di 50 ospiti equamente ripartiti; a essi vanno poi a sommarsi i 2 nuclei famigliari accolti in Valle d’Aosta nell’aprile del 2021 e composti rispettivamente da 4 e 3 membri.
“I cittadini, a quali potrebbe presto ricongiungersi una donna costretta a rientrare in Ucraina per motivi di lavoro, sono totalmente autonomi e separati dal resto del gruppo – racconta Giorgio Miramonti -. Qui, oltre a un operatore di struttura presente per larga parte della giornata, essi possono fruire di corsi di italiano, supporto psicologico, assistenti sociali per interfacciarsi con i servizi del territorio e mediazione culturale”.
Oltre alla totale copertura dei costi di vitto, alloggio e spese varie, Leone rosso si occupa di facilitare l’inclusione educativa e sociale dei bambini e dei ragazzi giunti dall’Ucraina attraverso iniziative mirate tra le quali, per esempio, un progetto estivo di conoscenza del territorio valdostano dedicato ai giovani e un percorso di collocamento lavorativo destinato invece agli adulti.
“Mentre le due ragazze sono attualmente iscritte l’una alla classe 5ª della scuola primaria e l’altra alla classe 1ª della scuola secondaria di primo grado, i due ragazzi frequentano rispettivamente l’istituto superiore Manzetti e l’altro le lezioni a distanza di una scuola ucraina – continua Miramonti -. Se inizialmente entrambi i nuclei avevano espresso chiaramente la propria intenzione di rientrare in patria, ora l’uno ha definitivamente scelto di restare in Valle d’Aosta anche dopo l’anno di soggiorno previsto dalla norma vigente e l’altra ha ammesso la propria propensione al trasferimento definitivo”.
Il Sai di Aosta
Servizio di natura non emergenziale, il Sai (sistema accoglienza integrazione) si avvale della collaborazione tra enti locali ed enti del terzo settore e accoglie tanto i richiedenti asilo quanto coloro in possesso di status di protezione internazionale o sussidiaria.
“L’attività del Sai coinvolgeva anzitutto soltanto i Comuni di Saint-Rhemy-En-Bosses, Champorcher e Saint-Vincent per un totale di 25 posti, ma, viste le richieste di ampliamento nazionali, il Comune di Aosta ha messo a disposizione ulteriori 12 posti – precisa Arnela Pepelar del consorzio Trait d’union gestore del progetto -. A fruire del servizio sono attualmente 3 nuclei famigliari comprendenti un totale di 7 persone tra donne e uomini, adulti e bambini”.
Anche il Sai punta, come d’altronde fanno i Cas, all’inserimento lavorativo e socio-abitativo dei cittadini attraverso corsi di italiano interni ed esterni e attività specifiche quali la stesura di un curriculum e la presa di coscienza di aspettative e progetti personali.
“Predisponiamo periodi di tirocinio formativo per mansioni qualificate, alle quali spesse volte vengono affiancate esperienze di mansioni stagionali nei campi di edilizia e allevamento – conclude Pepelar -. Contiamo in totale una donna impiegata, una mamma impegnata nel suo stage, una ragazza e giocatrice di hockey sedicenne che frequenta il liceo e una bambina di due anni in attesa di iscrizione all’asilo nido”.
Una risposta
Nel lungo articolo non una parola è stata spesa per raccontare quanto la scuola valdostana abbia fatto e stia facendo per accompagnare didatticamente e umanamente i bambini e i ragazzi ucraini arrivati nella nostra regione.